Afghanistan: il presidente Karzai pretende rispetto dagli USA

Il ritiro militare annunciato rilancia le ostilità co il Pakistan

22 / 12 / 2013

Molto stesso ci è stato presentato il presidente Karzai come un burattino nelle mani degli Usa e della Nato, in verità anche la decisiva tutela atlantica sulla sfera politica interna dell'Afghanistan ha dovuto tener conto degli equilibri e dei rapporti di forza economici, politici ed etnici che strutturano la vita sociale del Paese.

La soluzione negoziata del ritiro militare della Nato, con il riconoscimento della guerriglia talebana è la via d'uscita sostenuta da tempo ma che mal si concilia con l'eliminazione continua, attraverso l'uso dei droni, di personaggi scomodi della società afghana di cui lo stesso Karzai si era fatto garante mentre viene lasciata libertà di movimento agli estremisti islamici insediati stabilmente in Pakistan.

Qui di seguito un interssante articolo di I. Wallestein, grande studioso della globalizzazione.

Il presidente dell’Afghanistan Hamid Karzai non è preso molto sul serio negli Stati Uniti, né dal governo, né dai media, né dal pubblico in generale. Un buon elemento di prova: il 10 dicembre ha concesso una lunga intervista a Le Mondeche il giornale ha pubblicato per intero, sia nell’originale in inglese sia in traduzione in francese, e tale intervista molto dettagliata si è meritata soltanto una citazione (di meno di una frase) sul New York Times.

La cosa è tanto più degna di nota per il fatto che Karzai fa delle affermazioni molto forti, parecchio in contrasto con ciò che si legge sulla stampa statunitense. E’ come se tutti ritenessero che le affermazioni di Karzai siano insensate o testarde nell’errore o incoerenti o semplici tattiche negoziali. Nessuno sembra prendere in considerazione la possibilità che le dichiarazioni del governo statunitense possano essere insensate o testarde nell’errore o incoerenti o semplici tattiche negoziali.

Proprio al minimo, gli statunitensi (e anche tutti gli altri) dovrebbero leggere con attenzione ciò che Karzai sta dicendo. Egli inizia l’intervista insistendo di aver sostenuto negli ultimi otto anni che “la guerra al terrore non può e non deve essere combattuta nei villaggi afgani, nelle case afgane. Se una guerra al terrore è in corso, deve essere portata nei rifugi dei terroristi [presumibilmente in Pakistan], dove sono addestrati e nutriti”.

Afferma che questo è il problema principale, ma un secondo problema è la sua convinzione che gli Stati Uniti non stiano compiendo “uno sforzo visibile e sincero” per contribuire al processo di pace. Karzai insiste di essere stato in contatto con i talebani e che essi sono pronti a negoziare “ufficialmente” con l’Alto Consiglio di Pace (HPC) creato da Karzai.

Karzai accusa che “certe forze dell’occidente” non vogliono tali negoziati. Invece “cercano di etnicizzare i conflitti in colloqui organizzati tra signori della guerra e gruppi etnici … Siamo convinti che sia stato compiuto un tentativo deliberato di indebolire l’Afghanistan e di trasformarlo in un complesso di feudi con un governo centrale debole”.

Karzai afferma che sarebbe disponibile a firmare immediatamente l’Accordo Bilaterale sulla Sicurezza (BSA) con gli Stati Uniti e la NATO una volta ottenute “assicurazioni” dagli Stati Uniti riguardo alla fine degli attacchi contro le case afgane e di sostegno statunitense all’avvio di un tentativo di pacificazione.

Il giornalista ha chiesto se Karzai considerasse gli Stati Uniti un avversario. Karzai ha risposto che “attaccare le case afgane è un atto di aggressione”, non il comportamento appropriato di un alleato. Chiede se gli Stati Uniti scatenerebbero i droni in patria nel perseguire un terrorista. E allora perché pensano che si possa fare in Afghanistan? “Pensano che una vita afgana valga meno di una vita statunitense? … Noi non valiamo di meno.”

Karzai accusa gli Stati Uniti di aver avviato una “guerra psicologica” che incoraggia le imprese a lasciare l’Afghanistan e spaventa gli afgani a proposito delle conseguenze del ritiro delle truppe straniere. Alla domanda del giornalista, se Karzai ritenga che gli Stati Uniti agiscano da potenza coloniale, risponde: “Assolutamente”.

Il governo degli Stati Uniti sembra deciso a mantenere delle truppe in Afghanistan, ma sembrava ugualmente deciso a firmare un BSA prima della fine di dicembre. Gli Stati Uniti non sembrano, tuttavia, pronti ad accettare le due precondizioni di Karzai. Cosa faranno, allora? Il 3 dicembre il Segretario di Stato John Kerry ha suggerito pubblicamente una soluzione che probabilmente è di dubbia legalità. Ha detto che qualcuno deve firmare il BSA, ma non necessariamente il presidente. Una firma del ministro della difesa, presumibilmente più disposto ad accettare le condizioni statunitensi, basterebbe. Sarebbe sufficiente che “qualcuno … accetti la responsabilità” dell’accordo.

Chi cederà all’ultimissimo minuto? In realtà, nel breve termine ha vinto Karzai. L’11 dicembre il massimo dirigente del Dipartimento di Stato USA per l’Afghanistan, James F. Dobbins, ha annunciato che il 31 dicembre non era più una scadenza finale. Il BSA andrebbe firmato, ha detto, “appena possibile”. A questo punto l’esito non è chiaro, anche se io sospetto che gli Stati Uniti abbiano il ruolo più forte questa volta. Ma nel lungo periodo si tratta di un altro caso di uno che si dà la zappa sui piedi? Come insiste Karzai: “Se gli USA vogliono essere nostri alleati, devono essere alleati rispettosi.” Sembra molto difficile per una superpotenza, particolarmente una in serio declino, imparare a rispettare gli alleati.

Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo