8 marzo - El movimiento feminista le da la vuelta al mundo

Una panoramica sulle mobilitazioni nei quattro angoli del mondo.

9 / 3 / 2021

“No tengo miedo”, “non ho paura”, “I'm not afraid”, “eu não tenho medo”, è ciò che tanti corpi in lotta hanno iniziato gridare con decisione poco più di mille giorni fa, quando al centro della discussione globale si è posto l'accento sulle discriminazioni di genere.

Tre anni influenzati dagli abusi del produttore cinematografico Harvey Weinstein, dai femminicidi in America Latina, dal tepore dei tribunali in Spagna e dalla repressione delle rivendicazioni delle donne in Medio Oriente.

Ma a questo si è contrapposta un'ondata di solidarietà, tanto inaspettata quanto combattiva, che dal 2017 sta affrontando il machismo nella vita pubblica e privata, nelle istituzioni, nel mondo della cultura, dello sport, della scienza e dell'economia. Il 2020 è stato un anno difficile in molti settori con l'emergere della crisi sanitaria, ma nonostante questo, la lotta delle donne per l'uguaglianza e l'accesso ai diritti non è cessata, e anche ieri, in circa sessanta paesi, è stato raccolto l’appello allo sciopero globale. 

Anche nel 2021, con un anno di pandemia alle spalle, e con le misure di distanziamento sociale ancora in atto, si è dovuto pensare ad altri modi di scendere in piazza e per le strade. Un 8 marzo inconsueto dove però si staglia un'immagine che non verrà facilmente dimenticata nella memoria collettiva: quella del Palazzo Nazionale di Città del Messico. Le fotografie di un Palacio Nacional, la residenza presidenziale, blindato. Quello che dal presidente Andrés Manuel López Obrador era stato definito «un muro di pace che garantisce la libertà e protegge dalle provocazioni» si è trasformato in un'enorme "anti-monumenta": un luogo dove son stati scritti tutti i nomi delle donne assassinate, scomparse, violentate in Messico. 

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E appunto in Messico la violenza femminicida non è un fenomeno che stenta a fermarsi: ne è un esempio Ciudad Juárez, "la città che uccide le donne". È dal 1993 che lo scenario di violenza sistemica ha iniziato a essere visibile nello Stato di Chihuahua: «non sono morte di vecchiaia – dicono – sono state uccise». Spesso il colpevole non viene individuato, non c'è l'interesse.

Durante questa pandemia - in tutto il paese - la situazione è pure peggiorata, facendo aumentare il numero di richieste di aiuto per la violenza di genere di oltre il 300%. Inoltre, nel rapporto presentato dall'Osservatorio Nazionale Cittadino del Femminicidio (OCNF) sul periodo dal 1 dicembre 2018 al 31 dicembre 2020, mette in guardia sulla situazione sono 11.217 donne e ragazze assassinate, mentre per quanto riguarda la violenza sessuale e la scomparsa di donne, ragazze e adolescenti ci attestiamo su questi numeri: 20.431. 

Il lockdown ha accentuato in tutto il mondo le disuguaglianze e la violenza contro le donne, ha colpito le aspirazioni, i sogni, i progetti di tuttə e ha rallentato il potere delle mobilitazioni femministe, almeno all’inizio. Ma d’altra parte è stato proprio durante quel periodo che alcune rivendicazioni hanno trovato ancora più urgenza di essere discusse. 

Le violenze, le discriminazioni, le disparità salariali sono in qualche modo aumentate, e senza paura si è comunque scelto di riprendersi le strade e gli spazi virtuali per denunciarlo. 

Nonostante ci sia stato qualche progresso nel corso degli anni, c'è ancora molta strada da fare, non è mai abbastanza. Nessun paese al mondo, ha raggiunto la parità di salario tra uomini e donne, e in alcuni territori le donne non hanno ancora il diritto di voto.

Ecco perché in tutto il mondo è necessario non mollare la presa. 

E se il Cile cavalca ancora l’onda dell'esplosione sociale iniziata nell'ottobre 2019, e l'orizzonte della conquista del diritto all'aborto sembra finalmente più vicino; in Argentina ci si mobilita affinché il tanto combattuto diritto all'aborto non rimanga formale.

Risale a pochi mesi fa la vittoria storica per cui ora l'aborto è legale, ma quella marea verde che ha ispirato il mondo intero - con scioperi che hanno avuto numerose repliche nel mondo pre-pandemico - ci ricorda che a fronte delle disparità sociali non si può abbassare la guardia.

Le donne del movimento dos Atingidos por Barragens  (MAB) sono riuscite a bloccare le strade  nella parte est di San Paolo per denunciare i prezzi eccessivi di gas, energia e acqua, che ci sia una vaccinazione per tuttə, contro ogni disparità sociale. Il Brasile di Bolsonaro, però, rimane un paese stravolto dall’epidemia, registrando il triste primato di maggior numero di nuove infezioni di Covid-19 in 24 ore (69.609), secondo i dati dell'Oms aggiornati all'8 marzo.

In Francia il movimento femminista ha dato ampio spazio al caso di Julie, una giovane donna che ha denunciato lo stupro di 20 pompieri quando era adolescente, la cui sentenza sarà resa pubblica il 17 marzo. 

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Ad Atene, è andato in scena un sit-in durante il quale si sono volute denunciare le politiche migratorie dell'Unione Europea con lo slogan "Al recinto di Evros, in fondo all'Egeo, sta la sicurezza di tutti gli europei".

Situazione difficile in Polonia dopo un anno molto duro in cui è stato dichiarato illegale l’aborto, nonostante la feroce opposizione del movimento delle donne. 

Anche in Asia troviamo mobilitazioni come quella delle contadine in India, inserite in un contesto una grande protesta contro le politiche neoliberali del primo ministro Narendra Modi. Migliaia di donne si sono unite alle proteste degli agricoltori alla periferia di Nuova Delhi, chiedendo la cancellazione delle nuove leggi agricole che aprono il vasto settore agricolo del paese agli acquirenti privati.

A Gaza un corteo per chiedere la liberazione delle femministe palestinesi detenute politiche nelle carceri israeliane e contro il diktat di Hamas che impone la presenza di un uomo alle donne non sposate che vogliono viaggiare fuori da Gaza.

Il femminismo non parla di superiorità, né discrimina l'altro genere, lotta semplicemente contro le disuguaglianze che le donne subiscono per il semplice fatto di essere donne. Non lotta per essere "più", lotta per essere uguale.

Il mondo ha bisogno di una società egualitaria, libera dalla violenza sessista, dove le donne possano vivere senza paura, con pari opportunità, con gli stessi diritti, dove vige corresponsabilità dei compiti e delle cure, giustizia ed educazione senza pregiudizi di genere. Tuttə meritiamo lo stesso rispetto. Niente più scuse. Debemos avanzar.

"Por todas las compas marchando en Reforma

Por todas las morras peleando en Sonora

Por las comandantas luchando por Chiapas

Por todas las madres buscando en Tijuana

Cantamos sin miedo, pedimos justicia

Gritamos por cada desaparecida

Que retumbe fuerte: ¡Nos queremos vivas!

¡Que caiga con fuerza el feminicida!

¡Que caiga con fuerza el feminicida!"

(Canción Sin Miedo Vivir Quintana, Mon Laferte)