Xm24 e la mano dura della gentrification targata PD

7 / 8 / 2019

Da tempo era stato annunciato e come da consolidata tradizione bolognese agosto si conferma il mese dei vili attacchi agli spazi sociali. Con la città che si svuota per le ferie estive, all’alba, diverse strade della Bolognina vengono chiuse al traffico, le camionette della polizia circondano l’area di via Fioravanti, i fuochi d’artificio svegliano il vicinato e inaugurano una calda giornata. È giunta l’ora dello sgombero di Xm24. L’ultimo capitolo di una storia lunga 17 anni, fatta di centinaia di attivisti e migliaia di persone che hanno creato, attraversato e difeso uno spazio che negli anni è divenuto luogo di sperimentazione artistica, culturale e politica di rilievo nel panorama nazionale.

Xm24 è l’acronimo di Ex Mercato Ortofrutticolo di via Fioravanti n.24. Una serie di locali e una tettoia esterna, di proprietà comunale, abbandonati dal 1994, quando il mercato si trasferisce in piena periferia, seguendo il flusso di fabbriche, persone e attività che in quel periodo fuoriescono dal nucleo urbano. Quegli spazi vuoti, lasciati al degrado del tempo, vengono concessi nel 2002 ai giovani di Contropiani e nasce così l’esperienza di Xm24.

Difficile e forse inutile enumerare quanto prodotto e ospitato dal centro sociale fino ad oggi. La cronaca recente vede nel 2016 lo scadere della convenzione di assegnazione degli spazi e l’avvio di un lungo braccio di ferro con il Comune di Bologna che termina nel peggiore dei modi. Sul piatto la questione formale: il Comune vuole destinare gli spazi dell’Ex Mercato Ortofrutticolo a funzione residenziale, creando un progetto di co-housing che costringe Xm24 a fare le valige. Le proposte di nuovi locali in cui trasferire le attività non soddisfano le esigenze degli attivisti e delle attiviste. Gli spazi proposti come alternativa dall’amministrazione comunale sono troppo piccoli (meno della metà degli attuali), o troppo distanti dal quartiere in cui Xm24 è radicato, o troppo costosi per permettere l’esercizio delle tante attività gratuite offerte. Vengono avanzate altre richieste per mantenere lo spazio dove si trova o per trovare soluzioni alternative adeguate alle necessità ma il risultato è una sonora porta in faccia, con una trattativa politica che finisce sul tavolo della questura tramutandosi in questione di ordine pubblico.

C’è un’immagine delle operazioni di sgombero scattata dal fotografo Michele Lapini che è subito girata in rete e trattiene un forte contenuto simbolico (Fig.1). Racchiude in sé almeno due elementi che aiutano a delineare i contorni della vicenda. Da una parte, la situazione politica odierna, fatta di ruspe che rimuovono l’alternativo anziché riconoscerlo e assumerne il valore. Un tentativo di cancellare l’esistente che risponde a logiche ben precise di controllo e disciplinamento sociale, per molti versi assimilabili a quanto avviene in tema di daspo urbano, di produzione di architettura ostile e di allontanamento e marginalizzazione dei gruppi sociali indesiderati dal palcoscenico della città vetrina. Non a caso Salvini plaude il sindaco di Bologna Virginio Merola che dal canto suo si mostra incapace – o privo della volontà – di trovare una soluzione politica alla questione, perché la faccenda dal suo punto di vista si risolve con lo sgombero. Dall’altra parte della barricata c’è invece la scritta “I love XM24” che restituisce quello che lo spazio sociale rappresenta e ha rappresentato per il quartiere e per le generazioni che sono transitate sotto le Due Torri dai primi anni Duemila. Xm24 si trova nella Bolognina, quartiere storico, meticcio e popolare, denso di avvenimenti legati alla Resistenza, alle lotte operaie e all’inclusione dei migranti, di cui ha in parte raccolto l’eredità. È sempre stato un luogo vivo e di socialità, frequentato ogni giorno da persone provenienti dal quartiere e da fuori di esso, ma soprattutto è sempre stato un luogo aperto a tutti e tutte, che non ha mai posto vincoli a chi desiderava entrare o partecipare attivamente ai tanti laboratori ed eventi presenti al suo interno. Questo lo ha reso un punto di riferimento quotidiano per molte persone e, immancabilmente, anche un bersaglio per chi non tollera l’esistenza di spazi di relazione autogestiti e alternativi a quelli dominanti o di stili di vita diversi dal proprio. 

L’arrivo delle ruspe ha decretato la fine di questa esperienza nei locali di via Fioravanti e, più in generale, il fallimento di un partito che si dichiara di centro-sinistra ma che da anni insegue la destra sul terreno della legalità e della sicurezza, applicando di fatto politiche di stampo repressivo. Una constatazione ancor più significativa se calata nel contesto delle prossime elezioni regionali dell’Emilia-Romagna, per le quali si prefigura un duello tutt’altro che scontato tra Lega e Partito Democratico. In questo scenario tutto dà l’impressione – comprese le uscite di Merola sulla sua pagina Facebook per intestarsi l’operazione – che il PD stia utilizzando le ruspe per competere sul terreno della legalità con quello che si prefigura il suo principale avversario politico, tentando in questo modo di rosicchiare qualche voto.

A guardia della ruspa democratica

xm24_lapini

Ph Michele Lapini

Questa lettura, che è forse tra le più risonanti, manca tuttavia di alcuni presupposti che possono aiutare a comprendere il vasto quadro delle motivazioni che hanno portato allo sgombero di Xm24. L’ultimo atto di questa storia, infatti, affonda le proprie radici anche in altre ragioni che hanno a che fare meno direttamente con la politica dei partiti e più apertamente con il piano delle politiche (urbane). 

Per parlare di questo penso sia utile richiamare un episodio, risalente al 2015, quando nel corso di una ricerca sulla trasformazione urbanistica e sociale della Bolognina mi è stato riferito da politici e funzionari comunali, tutti di stampo PD, che le attività di XM24 non erano più compatibili con gli indirizzi che stava assumendo il quartiere e che dunque l’area andava bonificata. “Compatibilità” e “bonifica” sono termini significativi perché in questo caso il primo attiene all’individuazione di un problema in rapporto a un contesto territoriale che cambia mentre il secondo ha a che vedere con un processo il cui scopo ultimo è quello di eliminare ciò che si ritiene malsano e nocivo ai costumi e ai valori di una società locale.

Il linguaggio è sempre stato importante. I termini che si utilizzano e i significati a essi associati hanno il potere di plasmare la realtà che ci circonda e in questa occasione sembra addirittura che abbiano avuto la capacità di prefigurarla con 4 anni di anticipo. O forse, l’epilogo era già scritto da tempo?

Se proviamo a spostarci su un piano di ragionamento di più lungo periodo la prima cosa che verrebbe da chiedersi è cosa ha reso le attività di XM24 incompatibili con gli indirizzi che stava assumendo il quartiere. Le feste ci sono sempre state, il rumore e la frequentazione pure. Certo, è cambiato il clima politico negli ultimi anni, ma questo, da solo, non basta a spiegare il mutamento di atteggiamento da parte dell’amministrazione comunale. Insomma, quali sono le colpe di XM24?

Al netto delle singole vicende che possono essersi verificate negli anni le colpe principali di XM24 possono essere ridotte a due. La prima – e la più importante – è quella di trovarsi al centro di un quartiere in corso di riqualificazione, esattamente all’interno del comparto edilizio Mercato Navile che doveva rappresentare il fiore all’occhiello dell’intera operazione urbanistica di rigenerazione della Bolognina1. La seconda riguarda invece il non essersi effettivamente piegati alle richieste di formalizzare l’esperienza di autogestione all’interno di un percorso associazionistico che ne avrebbe snaturato la forma e l’esercizio. Senza addentrarsi in questo secondo aspetto penso sia importante focalizzare l’attenzione sul primo, quello che ha a che fare con questioni di carattere geografico.

Ad aver reso le attività di XM24 incompatibili con la Bolognina è prima di ogni altra cosa la loro localizzazione, cioè il trovarsi in una porzione di città che è destinata a cambiare radicalmente rispetto al suo passato. L’azione congiunta di diverse politiche urbane e di meccanismi di mercato sta infatti modellando il quartiere per l’afflusso di nuovi segmenti sociali. In questo processo, l’obiettivo che sottende l’azione dell’attore pubblico è quello di produrre uno spazio urbano più funzionale, curato e denso di servizi, nel tentativo di attirare strati di popolazione residente e avventori generalmente più agiati di quelli già presenti. Il motivo è semplice per quanto brutale: una popolazione più ricca contribuisce maggiormente alle entrate del Comune, che a sua volta risulta in grado di attuare maggiori investimenti.

In tempi di riduzione delle entrate statali e crescita dei bisogni la capacità di attrarre persone e investimenti diviene fondamentale per garantire il successo e il benessere generale della città. Lo spazio, tuttavia, è una risorsa limitata e non tutti gli usi che se ne fanno sono compatibili gli uni con gli altri, specie se l’intento è quello di portare nuovi abitanti, lavoratori, studenti, università e tutto il corollario di attività commerciali e aperitivi cool che ne consegue fuori da un centro storico sempre più turistificato. Quanto poteva durare la coesistenza dell’XM24 con gli appartamenti da 400.000 euro sorti alle sue spalle? Il tempo che questa trasformazione del quartiere fosse definitivamente avviata e che gli usi palesassero manifestatamente i loro contrasti.

Nella primavera del 2013 Blu ha realizzato sulla facciata dell’XM24 il suo murale “Occupy Mordor”2 . Un’opera per certi versi profetica, che raffigurava lo scontro tra un centro rappresentato da una coalizione di ceti politici, economici e sociali dominanti e una periferia di alterità e marginalità urbana. Oggi quello scontro è divenuto sopraffazione da parte del più forte. Il centro è arrivato nella prima periferia della Bolognina e la sta assimilando con i suoi usi e costumi, cercando di metterla a valore.

Occupy Mordor

Forse la storia infinita di XM24 in quei locali è durata anche più del previsto. Il “nulla che avanza” ha passato da tempo il Ponte Matteotti che delimitava la Bolognina dal resto della città, trasformando occupazioni abitative in Student Hotel e mercatini rionali in orge di street food. Il costo sociale di questo infighettamento urbano lo vedremo apertamente tra qualche tempo, quando la crescita degli affitti privati e la carenza di una strategia pubblica adeguata a rispondere al “problema casa” porteranno a una crisi abitativa che esploderà in tutta la sua irruenza. Ci penserà il mercato immobiliare a filtrare chi potrà permettersi di abitare in Bolognina e chi, irrimediabilmente, dovrà cercare un alloggio altrove.

Intanto, con lo sgombero di XM24 si aggiunge un nuovo tassello al puzzle della gentrificazione. Un processo che a Bologna ha la mano a forma di ruspa “democratica ed equilibrata”, è targato PD, ma agisce per molti versi come se fosse marchiato Lega. La cosa non sorprende: lo scontro tra queste due forze politiche si è spostato su un terreno che vede il PD abbracciare i valori (neo)liberisti della destra economica mentre la Lega si è fatta una forza di estrema destra.

In questo scenario, però, la lotta continua a pagare. Ne è testimonianza la lunga giornata di resistenza “creativa” attuata in difesa di XM24 che si è conclusa con l’apertura di una nuova trattativa con il Comune. A fronte degli attivisti saliti sul tetto e di un determinato e festoso presidio di solidali il Comune ha aperto un tavolo di confronto che è culminato con l’impegno di assegnare nuovi locali a XM24 nel quartiere Bolognina. Si tratta di un impegno formale che si basa sulla valutazione di alcuni spazi situati nel quartiere già da tempo proposti da parte degli attivisti e mai presi in considerazione dall’amministrazione. Una soluzione per una nuova casa che senza la lotta non si sarebbe trovata e che prefigura nuovi capitoli da scrivere in questa storia infinita.