Wombat’s Venice: il business del turismo attacca i diritti dei lavoratori

11 / 7 / 2019

La mattina del 10 luglio, i militanti di Quartieri in Movimento, Comitato No Grandi Navi e Assemblea Sociale per la Casa Mestre Marghera hanno tenuto una conferenza stampa di fronte al Wombat’s Hostel di Mestre, nel giorno della sua inaugurazione – assieme a due lavoratrici e un lavoratore del Wombat’s Hostel di Berlino. I lavoratori tedeschi si sono messi in contatto con le realtà organizzate di Mestre e Venezia per denunciare le gravissime pratiche antisindacali messe in atto dalla multinazionale con sede a Vienna, affinché si sappia fin da subito che i posti di lavoro che l’azienda ha creato in città sono precari, mal pagati e desindacalizzati.

Wombat's Hostel

La lotta di Wombat’s Berlin ha un rilievo diretto sulla dimensione locale perché i processi interconnessi di gentrificazione, over-tourism e precarizzazione delle condizioni di lavoro denunciati a Berlino sono ben noti anche a Venezia, e aziende come Wombat’s ne sono evidentemente tra i responsabili. È passato meno di un mese dalla manifestazione “Questa città non è un albergo”, tenutasi proprio nel nuovo distretto ricettivo di Ca’ Marcello, dove si trova Wombat’s Venice. La messa a valore dei territori per dare la priorità a un turismo commerciale che non rispetta i bisogni delle comunità locali e dei loro ecosistemi, ben esemplificato dal fenomeno delle grandi navi, si accompagna alla creazione di posti di lavoro con scarse protezioni e remunerazioni, proprio mentre il costo della vita e soprattutto degli affitti viene alzato a colpi di Airbnb e investimenti edilizi in complessi turistici.

Quattro anni fa, i lavoratori Wombat’s Berlin sono diventati i primi lavoratori d’ostello a ottenere il riconoscimento di un comitato aziendale. I lavoratori ci raccontano che hanno deciso di iscriversi al sindacato e istituire un comitato aziendale perché dietro le pratiche paternaliste della direzione – ben esemplificate dallo slogan “A Wombat’s siamo tutti una famiglia” – si nascondono salari bassi, contratti precari ed episodi di molestie sessuali ai danni delle lavoratrici. In particolare, a causa della gentrificazione e dell’over-tourism rampanti che stanno facendo pulizia sociale in città europee come Berlino, ma anche Venezia, il salario orario appena superiore al minimo nazionale era diventato totalmente inadeguato a fronte del rapido aumento degli affitti.

Il tasso di sindacalizzazione a Wombat’s Berlin aveva raggiunto l’80% ma dopo i primi scioperi per gli aumenti salariali, avvenuti nel 2017, la multinazionale ha messo in atto una campagna di sfacciati comportamenti antisindacali tra cui licenziamenti abusivi, l’esternalizzazione del personale addetto alle pulizie e la creazione di un clima insostenibile nei confronti dei lavoratori più esposti, volto a spingerli all’auto-licenziamento. All’indomani di una festa dei dirigenti, sono comparse sulla strada davanti all’ostello scritte a spray con gravi insulti sessisti nei confronti delle militanti sindacali, che hanno perciò denunciato i dirigenti di Wombat’s Berlin.

Di fronte alla resistenza dei lavoratori, concretizzatasi in significativi aumenti salariali e nell’impossibilità di sbarazzarsi del comitato aziendale, Wombat’s ha deciso la chiusura della filiale berlinese, che avverrà il 31 agosto. La multinazionale ha precisato che la chiusura non è dovuta a difficoltà finanziarie ma al rifiuto di andare avanti in “queste” condizioni, ovvero in condizioni di salari dignitosi e diritti sindacali! I lavoratori Wombat’s ritengono che la chiusura non sia altro che una tattica dilatoria mirante alla recisione del rapporto di impiego con i lavoratori attuali e alla riapertura senza sindacato, per questo rivendicano che Wombat’s Berlin venga espropriato e dato in gestione ai suoi lavoratori.

È importante aggiungere che Valentina Mulliri, già dirigente di Wombat’s Berlin e contraddistintasi negli attacchi ai lavoratori sindacalizzati, è ora la manager di Wombat’s Venice. Un altro dirigente Wombat’s Venice, che ha tentato di disturbare la conferenza stampa ma ha rapidamente desistito, è accusato da alcune lavoratrici Wombat’s Berlin di molestie sessuali. Al termine dell’iniziativa sono sopraggiunte tre volanti della polizia e un’auto della Digos, su chiamata dei dirigenti Wombat’s Venice, che non contenti di fare la guerra ai diritti sindacali ora vorrebbero anche far proibire le conferenze stampa.

Attaccando le lotte dei lavoratori a Berlino o altrove, Wombat’s vuole far passare l’idea che le relazioni d’impiego da essa applicate siano la normalità, una normalità fatta di contratti a termine, salari bassi, abusi e sessismo. Sono questi i posti di lavoro creati dalla nuova industria del turismo? I lavori di merda teneteveli!

Qui di seguito il comunicato delle lavoratrici e dei lavoratori Wombat’s

Wombat’s calpesta i diritti dei lavoratori!

Oggi Wombat’s apre il suo nuovo ostello! È uno dei tanti di una catena presente in tutta Europa. Una nuova opportunità per creare posti di lavoro – si potrebbe pensare. Ma davvero un’azienda di questo tipo aggiunge valore a una città? Noi diciamo di no!

E lo diciamo perché la catena Wombat’s trae profitto dallo sfruttamento dei suoi lavoratori:

A Londra vengono emessi contratti a zero ore, i dipendenti non sanno se avranno o meno un lavoro il giorno dopo. Sascha Dimitriewicz, il proprietario di Wombat’s, ha detto che avrebbe fatto contratti del genere in tutti i suoi ostelli, se solo gli fosse stato permesso.

Al Wombat’s Hostel di Berlino i dipendenti lottano da anni per migliorare le proprie condizioni di lavoro. I lavoratori hanno istituito un comitato aziendale e scioperato per un salario equo. La direzione ha poi licenziato senza motivo chi scioperava oppure gli ha trattenuto una parte del salario.

Una delle dirigenti a Berlino era Valentina Mulliri. Valentina Mulliri, dopo aver maltrattato la forza lavoro berlinese per un anno, è ora manager del Wombat’s di Venezia.

Il Wombat’s Hostel a Berlino sarà invece chiuso alla fine di agosto. Non per ragioni economiche, ma perché i proprietari non vogliono avere a che fare con lavoratori che difendono i propri diritti. Quasi 40 persone perderanno il lavoro.

Chiediamo conseguenze legali per le aziende socialmente dannose!

A Berlino e ovunque!