Vicenza- L'alluvione ci piace

Ritorna l'incubo dell'alluvione di due anni fa. E il Presidio No Dal Molin finisce sott'acqua.

12 / 11 / 2012

Ehi, perché non costruiamo una nuova autostrada? E una bretellina di collegamento? Lì ci vorrebbe un capannone e più in là un bel centro commerciale. E poi una zona per le villette in campagna, che di vivere nei palazzi storici della città non se ne può più. Si, servono anche un pò di basi militari: vuoi mettere avere le indicazioni in inglese sulle nostre strade? E poi, ci piacerebbe una linea ferroviaria ad alta velocità, qualche bella galleria. Il fossato? Interriamolo in un tubo di cemento armato. E con il fiume, come la mettiamo? Due bei muri ai lati e non se ne parla più.

Del resto, suvvia, piove forte qualche volta all’anno. Ma per gli altri 350 giorni, possiamo scorazzare veloci con le nostre automobili, ammirardo dai finestrini le tante meraviglie del Veneto fai da te: zone industriali efficientissime, ponti, strade, centri commerciali dalle mille luci. Anzi, di strada ce ne vorrebbe qualcuna in più: eh si, perché ad arrivare al negozio ci si mette troppo tempo, tra code e rotatorie.

Poi succede che piove. Cosa strana, mica l’ha inventata l’uomo la pioggia. Si va a letto che l’acqua ha iniziato a scrosciare da poco e ci si sveglia con il suono delle sirene. L’alluvione è imminente. Ma come? Cosa? Come è possibile? L’acqua si fa minacciosa, raggiunge le arcate dei ponti, si insinua nelle strade e allaga cantine e garage. Inspiegabile.

Eppure, la teoria dei vasi comunicanti si studia alla scuola elementare. E’quel principio fisico, scoperto da Stevino, secondo il quale un liquido contenuto in due o più contenitori comunicanti tra loro, in presenza di gravità, raggiunge lo stesso livello dando vita ad un’unica superficie equipotenziale. Significa che, se il contenitore chiamato "letto del fiume" si riempie, l’acqua cerca un altro contenitore nel quale sfogarsi, mantenendo su tutta la superficie che inonda lo stesso livello. Quindi, molto banalmente, il contenitore "letto del fiume" è troppo piccolo, perché imbrigliato in un reticolo di costruzioni che lo comprimono, costringendo l’acqua a cercare altre strade: quelle delle nostre città.

Abbiamo rischiato di rivivere l'incubo di due anni fa. Le immagini di strade allagate, cantine e garage di alcuni palazzi pieni di acqua, il fiume a pochi centimetri dal punto di rottura, il Presidio Permanente sott'acqua, ci hanno spaventato tutti e fatto temere il peggio. Questa volta ci siamo salvati, ma fino a quando dovremo vivere con la paura dell'alluvione ogni volta che piove intensamente più di due giorni di fila?

Vogliamo costruire ancora basi militari, strade, centri commerciali, zone industriali, gallerie, sottopassi, sovrappassi e quant’altro? Allora diciamolo: l’alluvione ci piace.

Presidio No Dal Molin

Vicenza- Sfiorata l'alluvione