Vicenza diventa sempre più Africom

6 / 9 / 2009

Sabato 5 settembre al No Dal Molin Festival si è svolto il dibattito "Africom: le guerre di domani" con Antonio Mazzeo, Wilbert van der Zeijden e David Vine.

Su questo argomento vi segnaliamo questo articolo di Antonio Mazzeo, giornalista siciliano e redattore di terrelibere.org.

Le strutture militari statunitensi nella città veneta si confermano centro nevralgico dell’organizzazione dei futuri interventi in Africa. Lo ha confermato il comandante di Africom, in visita nei giorni scorsi nelle caserme di Vicenza.

Dal dicembre 2008, il comando Setaf [Southern european task force] dell’esercito Usa di stanza a Vicenza ha assunto il nome di Us army Africa, componente terrestre di Africom, l’organismo delle forze armate statunitensi che sovraintende a tutte le operazioni nel continente. Mentre proseguono i lavori per trasformare il vecchio scalo aeroportuale Dal Molin, la città di Vicenza rafforza il suo ruolo di base avanzata per la proiezione di Stati uniti e alleati Nato in Africa, ospitando il principale centro di formazione strategica degli eserciti dei paesi africani [alcuni dei quali in testa nelle classifiche relative a crimini di guerra, violazione dei diritti umani e repressione di organizzazioni e movimenti sociali].

Quello che ricorda per certi aspetti la famigerata Scuola delle Americhe, si chiama Center of excellence for stability police units, [Coespu], e dal marzo 2005 è ospitato presso la Caserma «Chinotto» di Vicenza, sotto il comando dell’Arma dei carabinieri. Il 4 e 5 maggio, il centro di formazione e addestramento internazionale delle «forze di polizia» africane è stato visitato dal generale William ‘Kip’ Ward, a capo del Comando Africom di Stoccarda. Nell’occasione, Ward ha incoraggiato l’alto ufficiale dei Carabinieri Umberto Rocca, responsabile del Coespu, a proseguire nello «sviluppo delle abilità degli ufficiali delle forze di polizia africane affinché operino nelle missioni di peacekeeping nel continente», assicurando che «Africom continuerà a mantenere stretti legami con il Centro d’eccellenza di Vicenza».

L’idea di dar vita al Centro d’eccellenza per le unità di polizia di Vicenza, sorse in occasione del vertice del G8 tenutosi nel 2004 a Sea Island, Stati Uniti. Allora fu adottato un piano d’azione denominato «Espansione della capacità globale nelle operazioni per il supporto della pace», con l’obiettivo di aumentare la capacità di sostegno agli interventi di ‘peacekeeping’. In nome della «stabilità», il G-8 di Sea Island decise di dare il via all’addestramento di 75.000 peacekeepers internazionali entro il 2010, 7,500 dei quali da destinare in operazioni speciali di gestione della transizione da situazioni di post-crisi a contesti di maggiore stabilità per la ricostruzione, prendendo come modello le Unità multinazionali specializzate [Msu] utilizzate dalle forze alleate e dalla Nato in Bosnia, Kosovo, Afghanistan ed Iraq.

«L’ambizioso progetto del G8 richiederà chiaramente accresciute capacità di peacekeeping per quei paesi le cui forze potrebbero essere messe a disposizione di Operazioni in Supporto della Pace – si legge nella scheda Coespu predisposta dall’Arma dei carabinieri – Sarà così necessario favorire la creazione di forze del tipo Carabinieri/Gendarmerie, preparate ad intervenire rapidamente, con apparati logistici autonomi, interoperabilità con componenti militari, e la capacità di stabilire una forte presenza di polizia in territori ostili». Ecco allora l’asso nella manica, il Centro d’eccellenza di Vicenza, target a breve termine la formazione di almeno 3.000 ufficiali e sottufficiali africani e lo «sviluppo di dottrine e procedure operative per prendere parte al Network strategico mondiale, interagendo con organizzazioni internazionali, istituti accademici e centri di ricerca». Sino ad oggi sono stati inviati a Vicenza poliziotti e militari di nove paesi africani [Burkina Faso, Camerun, Egitto, Kenya, Mali, Marocco, Nigeria, Senegal e Sud Africa], cinque europei [Francia, Romania, Russia, Serbia ed Ucraina], cinque asiatici [Giordania, India, Indonesia, Nepal e Pakistan] ed uno latinoamericano [Cile].

Durante la visita a Vicenza, il capo supremo di Africom si è recato pure a Camp Ederle. A conclusione dell’incontro con il generale William B. Garrett III, comandante di Us army Africa, Ward ha voluto ringraziare i militari statunitensi per il ruolo assunto nelle missioni in terra d’Africa. «Us Army Africa sta supportando Africom in una serie d’incarichi finalizzati a migliorare le funzioni dei militari africani, costruire partenariati e promuovere forze militari professionali», ha dichiarato l’alto comandante Usa.

«In Ruanda, il personale Us army lavora insieme ai militari della Gran Bretagna per addestrare i soldati ruandesi. In Liberia, più di una dozzina di sottufficiali dell’esercito statunitense appoggiano il Liberia security sector reform, un programma diretto dal Dipartimento di stato per aiutare la ricostituzione delle forza armate liberiane», ha aggiunto Ward. «Altre missioni degne di menzione includono i programmi logistici a favore di Botswana, Uganda e Ruanda. Ufficiali dell’Us army operano con la African partnership station, la missione della marina statunitense in Africa occidentale, e con la Combined Joint Task Force – Horn of Africa, la forza militare che opera congiuntamente con i nostri partner in Africa orientale». Vicenza si conferma sempre più il cuore strategico delle operazioni terrestri di Africom.

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