Vicenza - Ci risiamo: l’acqua fa ancora paura. Emergenza permanente?

17 / 11 / 2010

Sono passate appena due settimane dalla devastante alluvione del 1 novembre, eppure Vicenza e Caldogno sono già tornate con l’acqua alla gola. Stato d’emergenza per l’intera giornata di martedì, con scuole chiuse in anticipo e sacchi di sabbia disposti precipitosamente davanti alle porte di casa di migliaia di famiglie e sulle entrate di negozi ed esercizi commerciali.

Eppure, piove da appena 24 ore, solo a tratti intensamente. Ma i fiumi si sono via via ingrossati, mentre i campi tra Vivaro e Dueville sono tornati a essere laghi. Migliaia di persone sono state costrette a barricarsi in casa, erigendo dighe di fortuna davanti agli ingressi dei propri garage e delle proprie abitazioni.

Un avvenimento come quello odierno rappresenta, purtroppo, una sirena d’allarme ben più pericolosa di quella suonata nei primi giorni di novembre, quando migliaia di vicentini si sono trovati a che fare con l’acqua nelle proprie case. Oggi, infatti, acqua e fango non hanno invaso i nostri quartieri, ma hanno evidenziato che quello del primo novembre non è stato affatto un evento eccezionale.

Di fronte a questa situazione non ci sono nevi sciolte precipitosamente o folate di scirocco che tengano: non erano, quelle del primo novembre, condizioni eccezionali che hanno determinato il disastro. Piuttosto, è il territorio che viviamo a essere in una condizione di eccezionale degrado: un colabrodo che fa acqua da tutte le parti, costringendo le donne e gli uomini che lo abitano a fare dell’emergenza uno stile di vita, come è avvenuto in queste prime due settimane di novembre.

E’ evidente che, se non si correrà ai ripari, quella dell’emergenza alluvione diventerà la nostra quotidianità. Ma può una comunità vivere col terrore dell’esondazione ogni volta che piove? Di fronte a noi c’è l’inverno, che porterà neve in montagna e forse in pianura, con carichi d’acqua minori per i fiumi che, come vene, attraversano il nostro territorio. Ma cosa succederà a primavera, con lo scioglimento delle nevi e i primi acquazzoni?

L’emergenza, oggi, è quella di rimettere in sesto un territorio ferito dalla cementificazione. Servono risorse immediate per mettere in sicurezza gli argini e realizzare le casse di compensazione, pulire gli alvei dei fiumi e i corsi d’acqua secondari. E serve un nuovo governo del territorio, attento a difendere gli spazi di Madre Natura e a valorizzare i beni comuni e non più legato ai profitti di chi cementifica per arricchirsi.

Nel frattempo, qualcuno è restato all’asciutto anche oggi. Ha un argine nuovo di zecca a far da vallo atlantico, respingendo l’acqua verso l’altra sponda; l’ha costruito con le risorse di tutti i cittadini: centinaia di milioni di euro spesi per rialzare un solo argine, quello sul lato Dal Molin. Zio Sam è salvo.

Insomma, se le risorse ci sono, non è detto che vengano spese per tutelare i vicentini. Ecco perché è necessaria l’attenzione e la mobilitazione di tutte e tutti noi; quando c’è odore di soldi, gli avvoltoi tendono a volteggiarvi intorno: e solo la vigilanza dei cittadini può garantire che le risorse siano utilizzate per tutelare il bene comune.

martedì 16 novembre 2010