di Laura Vicari
Le persone sono fatte di storie. Alcune storie si trovano sotto gli occhi di tutti, altre non sanno dove iniziare per essere raccontate, nonostante avvengano in una città dichiarata a misura d’uomo come Parma. Situazioni difficili vissute da chi non si capacita di una vita così al limite, perché sulla carta siamo tutti esseri umani, ma in sostanza le differenze rimangono abissali.
Molte di queste storie si ricongiungono ogni martedì sera
alla casa cantoniera di via Mantova dove si svolge lo sportello
informativo dell’associazione Rete Diritti in Casa. Solo
nell’ultimo mese più di cento famiglie hanno chiesto
aiuto perché prive di un tetto sulla testa, impaurite
da burocrazia, fogli compilati, fotocopiati, iter che portano nella
maggior parte dei casi a sentirsi dire che alloggi non ci sono, i soldi
sono pochi, bisogna aspettare, e nel frattempo arrangiarsi.
Anche ieri sera lo sportello si è fatto specchio di una vera e
propria emergenza abitativa. Sono le 18.30, in molti
siedono al buio in giardino in attesa di entrare per cercare una
soluzione, o avere anche solo la possibilità di sfogarsi con chi è in
grado di capire un problema fondamentale. Italiani e stranieri, tra i
quali anche molti possessori di cittadinanza. C’è chi è nato a Parma,
chi è come se lo fosse, dopo anni trascorsi qui. Queste persone sono
tutte accomunate dallo stesso sguardo. Lo sguardo di chi non sa più dove
sbattere la testa e ha davvero paura per il futuro.
In molti vogliono parlare con la stampa, diffondere la propria
storia. Vengo chiamata in un angolo del giardino, dove c’è un uomo con
sua moglie e il figlio di appena due anni. Il bambino si sfrega gli
occhi, e ha molta fame a giudicare da come mangia i biscotti che gli
vengono offerti. Trema dal freddo. Quel bambino dovrebbe
trovarsi nel calore di una casa. Suo padre, Benammar Cairam ha
saputo dell’esistenza dell’associazione, e ha portato con se la propria
famiglia perché per ora non gli rimane che la macchina come
giaciglio.
“Sono un manovale. L’anno scorso, a causa della crisi,
ho perso il lavoro, non riuscendo più a pagare l’affitto della casa in
cui vivevamo in viale Fratti. Dopo lo sfratto abbiamo dormito in una
casa d’accoglienza, dove siamo rimasti per due mesi. Al termine del
periodo previsto, gli assistenti sociali ci hanno detto che nulla
avrebbero potuto fare in più per noi se non darci i soldi per tornare
nel nostro paese d’origine, la Tunisia, anche se mio figlio è
nato qui. Io non ho mai voluto essere un peso per nessuno,
e per questo siamo tornati indietro, eravamo senza prospettive per il
futuro, ma ormai non c’erano nemmeno a Parma.
In questi mesi la situazione nel mio paese è degenerata, lo vedete
dai giornali, è pericoloso vivere lì. Ci hanno bruciato la casa, ho
avuto paura per mia moglie e il piccolo, così abbiamo preso
solo i documenti e ci siamo imbarcati per tornare il Italia. La nave è
stata ferma per una settimana nel porto di La Gollet, ma alla mezzanotte
di ieri finalmente siamo giunti a Parma dopo un lungo viaggio. Non
sapevo dove portare la famiglia, abbiamo dormito in macchina. Si
congelava. Mi hanno detto che qui forse mi possono aiutare, io non so
che altro fare, a marzo scadrà il mio permesso di soggiorno, sono
disperato”.
L’ASSOCIAZIONE
“La Rete Diritti è nata come comitato anti razzista”, spiega Katia
Torri, volontaria dell’associazione. “ Ben presto abbiamo capito che l’emergenza
più grande nella nostra città era e rimane tuttora quella delle
abitazioni, e così da due anni è attivo lo sportello. Sono
diversi i motivi per i quali si finisce senza una casa. Sfratti a
persone che rimangono indietro con il pagamento del mutuo, dopo anni di
fatiche per comprare un immobile, proprietari di casa furbi che
speculano sugli inquilini, soprattutto stranieri. Dobbiamo renderci
conto che non è umano mettere in strada una famiglia appena si presenta
un periodo di difficoltà. Siamo in crisi, il Comune ha il dovere di
aiutare chi non arriva alla fine del mese. A tante cose si può
rinunciare, ma non alla dignità”.
SPIATI IN CASA
Sono tante le storie da raccontare, alcune davvero paradossali.
Ayadi Tarek nel maggio dello scorso anno si è visto arrivare i
carabinieri nella casa in cui vive da cinque anni a Medesano. “Non
capivo il perché, sono una persona onesta. Infatti non riguardava me, ma
il padrone di casa. Hanno trovato diverse micro telecamere nascoste
nelle prese di corrente, quell’uomo ci spiava. Mi sono
sentito male, ho due figlie adolescenti.
Le hanno trovate perché sono saltate fuori in un altro appartamento
sempre di proprietà dell’uomo, altrimenti sarebbero ancora lì. La
stampa si è occupata della faccenda, abbiamo denunciato il padrone di
casa, che si è fatto solamente un giorno di carcere,
ora è tutto in mano agli avvocati. Oltre il danno, la beffa. Sono
saldatore, ho iniziato ad avere meno lavoro, trovando difficoltà a
pagare l’affitto. Ho chiesto di avvalermi della caparra versata quando
ho firmato il contratto, 1300 euro, ma il proprietario mi ha risposto
che non esisteva nessuna caparra. Sono stato stupido, all’epoca non ho
chiesto la ricevuta. Ci ha sfrattati”.
SITUAZIONI IN SOSPESO
Alcune di queste storie le abbiamo già raccontate, ma purtroppo
la situazione rimane la stessa. Enasser Eddaoudi dorme ormai
da diversi giorni nel suo furgone, dopo aver pagato per 22 anni
l’affitto di una casa dichiarata non agibile dall’USL.
Il bambino malato di diabete di Ben Choucane Adlà vive ancora nella
canonica della chiesa di Noceto. In via Cavagnari la fogna continua a
straripare nell’abitazione di Benhameur Habdhelafit, anch’essa
dichiarata non a norma. Anche loro si ritrovano ogni martedì nella
speranza che qualcosa possa cambiare.
E la solidarietà parte proprio da chi è bisognoso,
la famiglia fuggita dalla Tunisia almeno per questa notte ha dormito in
una vera casa, grazie a qualcuno che sua volta era andato per chiedere
aiuto. “ Lo faccio volentieri, un giorno potrei trovarmi io nella loro
situazione”. E così ogni martedì ci saranno visi nuovi insieme a chi
purtroppo è destinato a tornare, fino a quando qualcuno, al di fuori,
ascolterà le loro voci.
EMERGENZA CASA
CASA OCCUPATA IN VIA SPOLVERINI
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