Venice Climate Camp 2020 - I dibattiti della seconda edizione

Parte oggi 8 settembre sino a sabato 12 la seconda edizione del Venice Climate Camp, al Centro Sociale Rivolta, in via Fratelli Bandiera, 45.

8 / 9 / 2020

Una seconda edizione all'insegna di temi come ecologie, economie e cura. Dall'8 al 12 settembre si ripropone un grande campeggio, nazionale ed europeo, un’occasione per stare assieme, per approfondire molte tematiche legate alla crisi ecologica, per organizzarsi e mobilitarsi in nome della giustizia climatica. A corredo di queste giornate tre focus di approfondimento teorico che va ad indagare lo stato di cose presenti. Infatti, siamo tutti e tutte reduci da una pandemia che ha causato moltissime vittime e che sta provocando la peggior crisi economico-finanziaria della storia. Si tratta anche della prima crisi economica direttamente causata da un fattore ambientale ed è a partire da questa riflessione che lanciamo la seconda edizione del Venice Climate Camp.

9 settembre 2020 - Ore 14.30: Crisi climatica, economie, cura

Negli ultimi decenni, il degrado delle condizioni ambientali del pianeta è andato di pari passo con la demolizione del sistema del Welfare che deriva dalla fine della cosiddetta “società salariale”. Accesso alla sanità, all'istruzione, alla mobilità, alle garanzie lavorative e sociali sono stati via via ridotti all'interno di quel macro processo di trasformazione della società capitalista che ha di fatto trasformato i diritti conquistati in forme di indebitamento.

A partire dagli inizi degli anni ’70, nel passaggio dal fordismo al post-fordismo, il capitale ha costruito un nuovo “paradigma della crescita”, basato sulla messa a valore diretta della natura e dei suoi stessi limiti. È in questo contesto che la mercificazione della riproduzione sociale subisce un cambio di passo e i sui principali elementi – l’ambiente, il lavoro di cura e razzializzato, quello legato ai cicli di formazione continua – identificati come gratuiti e infiniti. Allo stesso tempo le cosiddette produzioni dell’uomo per l’uomo diventano il terreno principale della nuova accumulazione. In particolare il sistema sanitario diviene ovunque al centro di una partita finanziaria e politica che ne snatura la stessa funzione basilare.

La pandemia di Covid-19 ha svelato in tutta la sua crudezza la distopia di questo sistema, diventando il caleidoscopio di tutte le contraddizioni e diseguaglianze che il modello di sviluppo neoliberale ha sedimentato negli ultimi decenni. L’intreccio tra la questione sociale e le criticità ambientali assume caratteristiche inedite e individua, allo stesso tempo, nuovi scenari in termini di conflitto e di alternative, a partire dalle battaglie che possono aprirsi attorno alle misure eccezionali contenute nel Recovery Fund, concepite dalla governance europea esclusivamente come clausola di salvaguardia degli attuali assetti economici, politici e sociali.

La salute come bene comune, l’accesso universale a reddito e welfare, la creazione di istituzioni autonome della cura e della solidarietà, l’implementazione di reti di economia trasformativi rappresentano alcuni dei terreni applicativi di uno scontro che si appresta a diventare epocale. Nella prima delle plenarie del Venice Climate Camp approfondiremo queste tematiche con Emanuele Leonardi (ricercatore di POE e del Centro di Studi Sociali dell’Università di Coimbra), Alice Dal Gobbo (ricercatrice di POE e dell’Università di Trento), Stefania Barca (ricercatrice senior del Centro di Studi Sociali dell’Università di Coimbra e co-fondatrice di Ecologie Politiche del Presente), Alessandro Runci (ricercatore e attivista di Re:Common). Modera Antonio Pio Lancellotti (Global Project).

10 settembre 2020 - Ore 16.30: Decolonizzare la crisi ecologica

Malcolm Ferdinand ha recentemente posto l'attenzione sulla necessità di teorizzare e praticare un'ecologia decoloniale. Di cosa si tratta? Innanzitutto di un cambio di prospettiva oltre l'Eurocentrismo, ed è per questo che egli offre una lettura della crisi climatica a partire dai Caraibi del XV sec., e da quel fenomeno definito come "abitare coloniale": una forma di relazione con il mondo resa possibile dalla tratta degli schiavi, dallo sterminio delle popolazioni indigene, dalla distruzione di vite umane e non umane, culture e cosmogonie. Ciò sarebbe alla base dell'odierno estrattivismo e della crisi climatica in atto.

L'ecologia decoloniale ha come obiettivo la costruzione di un ponte tra la frattura ambientale e quella coloniale. In questo senso, il termine Negrocene (con cui sostituire il più popolare Antropocene) dovrebbe restituire ai soggetti razializzati una centralità che l'ecologia politica ancora fatica a riconoscergli. La posta in gioco, politica, è quella di decostruire una narrazione delle lotte per la giustizia ambientale come lotte prevalentemente bianche, partendo dal riconoscimento storico e politico dei modi di vita non estrattivi già praticati dalle popolazioni indigene e dagli schiavi caraibici in fuga dalle piantagioni.

Ne parleremo con: Salvo Torre (POE, Università di Catania), Maura Benegiamo (POE, College d’études mondiales - Parigi), Miriam Tola (Università di Losanna), Malcolm Ferdinand (Università di Parigi - Diderot)Modera Marco Baravalle (Comitato No Grandi Navi).

11 settembre 2020 - Ore 10.00:Crisi climatica,resistenze ambientali, transizione ecologica: l’esperienza delle comunità energetiche in Italia e in Europa

Il Piano Energia e Clima del Governo punta a sostituire il carbone con il metano, un altro pericolosissimo combustibile fossile. In Europa e nel resto del mondo la transizione energetica ed ecologica viene continuamente rimandata mentre  ormai il riscaldamento globale sta subendo un’accelerazione esponenziale.  In tutto il globo sono tanti i movimenti che lottano per contrastare la devastazione e il saccheggio dei territori operato dal sistema capitalista ed estrattivista. Ma l’alternativa non passa solo dalle resistenze ambientali e sociali, è necessario riprendere pratiche concrete che proprio a partire dai territori puntino a costruire spazi di autonomia mettendo in discussione i rapporti di potere. E’ il caso delle comunità energetiche locali, esperienze collettive di produzione e di scambio solidale di energia da fonti completamente rinnovabili ed etiche. Già oggi in Europa sono 1240 le realtà di questo tipo e sono oltre 1.000.000 i cittadini che in questo modo si sono sganciati dalla dipendenza dalle multinazionali dell’energia fossile, liberando quote importanti di reddito e favorendo la costruzione di relazioni solidali. Il tutto a partire dal principio che anche l’energia è un bene comune.  Cosa sono le comunità energetiche, come si costruiscono e come comitati e movimenti possono contribuire alla loro espansione, ne parliamo con: Sara Capuzzo (Presidente della Cooperativa E’nostra ), Renato Di Nicola (Campagna per il Clima Fuori dal Fossile). Modera Mattia Donadel (Comitato Opzione Zero). A seguire si svolgerà una riunione di coordinamento della Campagna nazionale Per il Clima fuori dal fossile.