Giornata storica per i movimenti che si battono contro le grandi navi: decine e decine di barche (alla fine se ne contano più di cento) cariche di cittadini veneziani, bandiere del Comitato No Grandi Navi, grande folla dalla riva per salutare la flotta che salpa per dire no allo scavo del Canale Contorta S. Angelo.
Una contrarietà politica e
tecnica.
Politica perchè lo Stato sborserebbe senza problemi 150 milioni
di Euro per lo scavo, nello stesso momento in cui il commissario
Zappalorto, per recuperare 48 milioni in bilancio, falcidia i servizi
sociali di Venezia, vara un piano da 150 milioni di euro di alienazioni e
dimezza gli investimenti per la salvaguardia della città.
Una ricetta
tutta austerità e grandi opere, uno scandalo se si pensa che lo scavo
del Contorta sinificherebbe replicare la logica del Mose, nuovi profitti
per i vecchi privati a discapito del bene comune, nuovi rischi di
vecchia corruzione. Guadagni privatizzati e perdite socializzate.
Anche dal punto di vista procedurale siamo di fronte ad una forzatura
palese. La cricca delle grandi opere (con Paolo Costa e il ministro Lupi
in testa) vorrebbe inserire lo scavo del Contorta all'interno della
Legge obbiettivo, questo accellererebbe la procedura, evitando una seria
valutazione di impatto ambientale.
Il Comitato No Grandi Navi trova
inaccettabile che un'opera del genere, che sconvolgerebbe l'equilibrio
morfodinamico della laguna, non passi per una seria procedura di VIA e
non venga confrontata con le opzioni che prevedono di fermare le grandi
navi in bocca di porto di Lido. Questi progetti esistono, sono
tecnicamente ed economicamente credibili e permetterebbero di tenere i
nuovi Titanic fuori dalla laguna, salvaguardando ambiente e posti di
lavoro.
Il corteo di barchini, con una nutrita delegazione di imbarcazioni a
remi, si snoda attraverso il Canale della Giudecca e punta verso
S.Angelo delle Polveri, isola sul tracciato del Contorta, dove alcuni
attivisti si fermano e stendono un lungo striscione di protesta.
La flotta procede, dall'impianto montato su un "topo" vengono scandite
le ragioni dei manifestanti, si spiega che lo scavo significherebbe
portare il canale dall'attuale metro e mezzo di profondità e 10 di
larghezza, a 10 di profondità e oltre 100 di larghezza. L'immagine è
quella di una vera e propria autostrada costruita nel cuore di un parco
naturale. Dopo la tappa in Isola, il corteo riprende alla volta della
Marittima dove di conclude con una promessa. Venezia non accetterà di
subire questo scavo senza resistere e senza difendersi, se Venezia è
Laguna, oggi abbiamo
dimostrato che sappiamo presidiare anche questa parte di città e che i
distruttori e la cricca delle grandi opere non avranno vita facile.
Tantissimi i comitati, non solo cittadini, che hanno aderito alla giornata: