L’orario era un po’ ostico alla partecipazione, ammettono gli organizzatori, è stato scelto perché ancora orario d’ufficio - quindi lavorativo per coloro che siedono sugli scranni del consiglio regionale. Invece Palazzo Ferro Fini, sede della giunta del Veneto, venerdì pomeriggio è chiuso, vuoto, mentre le calli della città storica si sono riempite - questa volta non delle orde di turisti ma di cittadine e cittadini, di ogni età, desiderosi di portare la loro voce presso le istituzioni, di marcare la loro esistenza in una città, Venezia, troppo spesso considerata una sorta di parco tematico a usufrutto esclusivo dei visitatori.
In oltre 500 ieri si sono riprese, e ripresi, le calli del lusso, dei grandi marchi, rispondendo all'appello dell'ASC. Calli difficilmente attraversate e vissute dai residenti, che solitamente scorrono veloci per raggiungere i posti di lavoro sgomitando tra turisti di fronte alle vetrine. Hanno portato con loro tavole e vino, insieme a cicchetti e filo per stendere i panni. Hanno portato la vita dei quartieri popolari, ancora abitati da veneziane e veneziani doc, o d’adozione.
I cartelli che hanno esposto durante tutto il percorso sono categorici - “diritto di residenza”, “amo Venezia quindi occupo per rimanere” - così come gli slogan urlati ritmicamente per le calli. Ad aprire il corteo, colorato e determinato, i bambini - figlie e figli degli occupanti di casa. Che si sono ritrovati ancora una volta a giocare assieme, pur venendo da zone, scuole e background differenti. In molti di loro si conoscono dalle assemblee a cui li hanno portati i genitori, fin da quando dovevano ancora muovere i primi passi. Sono cresciuti assieme, tra assemblee e picchetti antisfratto. Per loro tutto è un gioco, e rimanere a vivere a Venezia assolutamente normalità.
Negli ultimi anni l’Assemblea Sociale per la casa è cresciuta, causa la stagnazione di una crisi che sembra non avere fine. Molti residenti della città storica si sono trovati in difficoltà con gli affitti e non hanno avuto aiuto da parte delle istituzioni comunali - tra commissariamenti e tagli a welfare e servizi per andare a pari con il bilancio cittadino. Pezzi della città sono stati svenduti o messi all’asta per fare cassa, nel frattempo centinaia di case di proprietà dell’ATER (Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale) rimangono sbarrate e abbandonate al degrado, perché non ci sono i finanziamenti necessari per risistemarle e metterle a norma. Non si effettuano nemmeno più bandi di assegnazione, le liste sono bloccate e i cittadini in attesa. La legge regionale 10/96 - che determina i punteggi delle graduatorie - è obsoleta, e ferma a una fotografia della società che non esiste più - dal posto fisso ai nuclei familiari numerosi. Il sindacato Unione Inquilini, dal microfono, racconta delle chiamate notturne di anziani, e malati, sotto sfratto. Spaventati di vedersi togliere la casa, di finire in strada.
Nella città storica le case occupate dall’Assemblea Sociale per la Casa sono oltre 60, abitate da famiglie o da giovani precari, da studenti e single, italiani e stranieri. Persone, cittadine e cittadini, che hanno sempre vissuto in “isola”, o che qui hanno studiato e hanno deciso di restare. Hanno rimesso a posto le proprie abitazioni, spesso ritrovate in condizioni pietose, dedicando ad esse tempo e denaro. Aiutandosi a vicenda, in maniera cooperante - che fosse per pitturare o per aspettare l’ufficiale giudiziario in occasione degli sfratti. Erano tutte e tutti qui, ieri, a manifestare. Partiti dal Campo hanno raggiunto calle larga XXII Marzo. Con loro i cittadini e le cittadine che negli ultimi mesi hanno messo in campo decine e decine di iniziative per la salvaguardia della città e dei suoi abitanti, dal Comitato No Grandi Navi a Venessia.com, al Gruppo25 aprile, da Generazione 90 al collettivo di fotoreporter Awakening. Insieme, residenti o in attesa di diventarlo, per chiedere delle politiche capaci di sostenere chi a Venezia decide di rimanere, e non si arrende all’idea che diventi una città “morta”, svuotata di residenti e vita, un parco giochi pronto a “chiudere” quando i visitatori “escono”.
Le soluzioni ci sono, e in diverse città italiane ed europee sono anche state sperimentate. L’ASC sono anni che propone un progetto di assegnazione e autorecupero per rimettere a valore il patrimonio pubblico abbandonato e determinare nuove pratiche di cooperazione e residenza, lontane dalla speculazione e dall’idea di messa a profitto del patrimonio comune. Il progetto ieri lo hanno consegnato in Regione, non all'Assessora alla casa - assente - ma con la promessa di mettere in piedi un incontro.
Chi ieri era per le calli dimostrava e raccontava un’idea diversa di città. Una città che sfida quotidianamente la conta mortifera dei residenti - 1600 in meno dall'insediamento della giunta Brugnaro. Una città che s vuole viva ed abitata, non solamente attraversata. Una città che necessita di essere presa in cura e difesa - da chi vuole speculare su di essa, o da chi vuole svuotarla e renderla una bella e fragile vetrina.