Venezia - Occupata la Prefettura per la morte di Sandrine a Cona

Gli attivisti dei Centri Sociali del Nord-Est denunciano le responsabilità del Prefetto, oltre a quelle della cooperativa Edeco, degli enti locali leghisti e del governo per le condizioni dell'accoglienza dei migranti.

13 / 1 / 2017

A seguito della tragedia di Cona e delle dichiarazioni delle istituzioni locali, i Centri Sociali del Nord-Est hanno occupato il pontile della Prefettura di Venezia e hanno manifestato sul canale antistante a bordo delle barche. In più di cinquanta attivisti hanno denunciato le responsabilità del Prefetto per aver deciso di creare i grandi centri-lager in cui internare i migranti, come quello di Cona, creando pessime condizioni di igiene, salute, socialità. Invece di promuovere modalità di accoglienza diffusa e capace di adempiere all’inserimento sociale e lavorativo dei migranti, la Prefettura di fatto si piega agli interessi razzisti degli enti locali che rifiutano di dare accoglienza ai richiedenti asilo e, allo stesso tempo, avalla la sete di profitto, sulla pelle dei migranti, delle cooperative criminali come Edeco. Di seguito il comunicato dei Centri Sociali del Nord-Est

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La morte di Sandrine nel centro di Cona e la legittima reazione dei migranti erano ampiamente prevedibili. Stipati in 1400 come bestie in un ex base militare, una specie di lager in mezzo al nulla (altro che hotel a 5 stelle!), i richiedenti asilo avevano protestato in più occasioni per le condizioni inumane dell'accoglienza e la totale mancanza di servizi essenziali come quello sanitario e di orientamento legale. Nel centro non manca solo lo spazio fisico e le minime comodità, ma soprattutto la possibilità di costruire il proprio presente in Italia, cosa che genera in loro un senso di frustrazione, rabbia ed inutilità. Già nel giugno scorso, Melting Pot Europa e la campagna LasciateCIEntrare avevano visitato il centro e denunciato che all'interno erano ammassate più di 620 persone, tra cui donne e minori che in questi non-luoghi proprio non dovrebbero starci. Nonostante le enormi carenze segnalate, la prefettura e l'ente gestore sono andati avanti come se tutto andasse bene ed il numero delle persone accolte, trascorsi soli 7 mesi da quella visita di monitoraggio, è più che raddoppiato.

Cona, oggi, è l'emblema del fallimento completo del sistema d'accoglienza straordinaria italiano e di una filiera dell'accoglienza che in Veneto, come in altre parti d'Italia, non funziona per molteplici motivi: il principale è costituito dal boicottaggio attivo delle amministrazioni comunali, provinciali e di Zaia nei confronti dei progetti di accoglienza diffusa nei comuni. E le responsabilità di quanto sta avvenendo sono identificabili su più livelli, dal più “basso” a quello più “alto”. Ognuno degli attori coinvolti è complice di un sistema d'accoglienza emergenziale che produce lager come quello sopracitato.

La posizione più visibile è certamente quella della cooperativa Edeco (ex Ecofficina), la società che gestisce i profughi sul territorio e che sta facendo enormi affari sulla pelle dei migranti, già finita sotto inchiesta per truffa aggravata ai danni dello Stato, maltrattamenti ai migranti e falsità materiale. 

Ma dietro al lavoro sporco di Edeco ci sono delle pesanti connivenze ed inadempienze della prefettura di Venezia, la quale ha enormi responsabilità in tutto ciò perché ha deciso che il centro di Cona fosse riempito oltre ogni limite ed ha volutamente chiuso entrambi gli occhi sull'operato dell'ente gestore. Ci aspettiamo, nel momento in cui questa protezione è stata ampiamente svelata, rendendo evidenti le inadempienze della prefettura veneziana, che il Prefetto si dimetta.

Tuttavia se la filiera dell'accoglienza non sta funzionando - ovvero se il passaggio dai centri di prima accoglienza come quello di Cona ai progetti di seconda accoglienza e terza accoglienza attrezzati per garantire condizioni di vita e servizi adeguati è inceppato - la colpa è sia delle istituzioni locali, sia del governo.

Le prime, come avviene in Veneto, giocano una partita di speculazione tutta politica nei confronti dei profughi, rifiutando l'accoglienza diffusa nei comuni e stringendo patti con i comitati anti accoglienza, il più delle volte capeggiati da fascisti riciclati dall'estrema destra, veri propagatori di odio, falsità e paure contro i richiedenti asilo. I fatti di Quinto di Treviso del luglio 2015 sono stati gli anticipatori di un clima generale che da allora e per tutto il 2016 si è esteso ed ha avuto un'escalation di ostilità verso i profughi con manifestazioni, minacce e attacchi incendiari alle strutture in procinto di accogliere i migranti.

Non possiamo però non notare che in cima alla piramide delle responsabilità politiche nel fallimento del sistema d'accoglienza vi è il governo italiano incapace di gestire e organizzare un'accoglienza dignitosa, ancorata invece ad un perenne stato d'emergenza e di approssimazione. Fino a quando non verrà resa obbligatoria l'accoglienza diffusa in tutti i comuni italiani attraverso un sistema equilibrato e proporzionato che punti alla qualità ed a fornire opportunità di inclusione sociale ai migranti, ci saranno sempre delle cooperative che lucrano sull'accoglienza e centri lager dove scoppieranno rivolte, alimentando razzismo e timori tra gli abitanti dei paesi limitrofi.

Ma invece che riconoscere i limiti e l'incapacità dell'azione politica del governo Renzi di dare delle risposte di accoglienza e di rispetto dei diritti fondamentali a chi richiede protezione in Italia, il neo governo Gentiloni ed in particolare il nuovo ministro dell’Interno Marco Minniti hanno deciso, come primo atto, di inviare un messaggio rivolto a raccogliere gli umori imbarbariti dell’opinione pubblica, che ribadisce come i migranti siano considerati un prodotto di scarto, sacrificabili nell'odierna arena del consenso.

Le direttive che spostano ulteriormente a destra il baricentro del governo Gentiloni puntano la carta dell’inasprimento e del pugno di ferro, dichiarando una nuova guerra ai migranti per ricercare anche consenso e approvazione in Europa, in particolare nei confronti di Germania e Francia che vedono nel nostro paese il ponte scricchiolante della fortezza. Il piano di Minniti, in parte messo nero su bianco nella circolare del capo della polizia Gabrielli, non è però in discontinuità con il precedente governo, bensì punta a terminare e rafforzare il lavoro iniziato da Alfano e Gentiloni, quando erano rispettivamente Ministro degli Interni e degli Affari Esteri.

Oltre a cercare ossessivamente di bloccare le partenze finanziando i governi corrotti dei paesi d'origine e transito dei migranti e a togliere la possibilità di ottenere in Corte d'Appello il riconoscimento della protezione internazionale ed il permesso di soggiorno umanitario, la vera novità che va immediatamente contrastata è legata alla volontà di aprire in ogni Regione un Centro d'Identificazione ed Espulsione e favorire con il supporto dell'agenzia Frontex i rimpatri dei migranti considerati “irregolari”.

Costruire degli altri lager aggraverà solo la criminalizzazione del migrante e la violazione dei diritti umani, in quanto verranno rinchiuse al loro interno persone che non hanno commesso nessun reato. Forse Minniti si è dimenticato che quasi tutti i CIE italiani, oltre ad essere un sistema giudicato inefficace, costoso ed inutile, sono stati chiusi grazie alle rivolte interne e alle proteste esterne che in tutto il Paese, dalla loro ideazione nel 1998 con l'allora legge Turco Napolitano in poi, hanno costituito un campo di battaglia di netta contrarietà che siamo pronti immediatamente a riaprire.

In questo contesto di fallimento del sistema d'accoglienza e di strumentalità politica del governo, pensiamo che non sia sufficiente stare sulla difensiva ma che occorra dare delle risposte culturali e politiche, capaci di mobilitare le persone per ribaltare questo clima da caccia alle streghe e conquistare, invece, nuovi diritti.

Dobbiamo provare a ribaltare la falsa narrazione dei comitati anti profughi, contrastare con ogni mezzo necessario il razzismo “dal basso” supportato e aizzato dalla Lega e dalle destre, restringendo progressivamente gli spazi di agibilità a coloro che con queste forme di neo-populismo si candidano a governare i nostri territori. E al tempo stesso dobbiamo contrastare il nuovo mantra securitario del governo, la nuova fase di guerra ai migranti aperta da Gentiloni & Minniti. E' necessario far emergere quella parte di società che sa ancora parlare un linguaggio di diritti e di umanità, che affronta il tema delle migrazioni e dell'accoglienza lavorando quotidianamente per dare risposte concrete e dignitose, che non arretra di un passo di fronte alla bassezza del discorso pubblico che trova amplificazione sui media mainstream.

Crediamo sia necessario mobilitarci per rivendicare dal basso e da sinistra una radicale trasformazione delle norme che decidono sulla vita dei migranti, per contrapporre all'asse emergenza, espulsioni e deportazioni, politiche basate sull'accoglienza degna e sulla concessione di un permesso di soggiorno umanitario per tutti e tutte.