Venezia #occupy Biennale #common battle ground

Venezia - Centri sociali occupano il maxistore Benetton a Rialto

28 / 8 / 2012

Clamorosa iniziativa dei Centri sociali veneziani, in contemporanea con l’apertura della Biennale di Architettura in Laguna. Decine di giovani attivisti, lavoratori precari della cultura e dei servizi, e studenti - riuniti sotto la sigla “occupy Biennale common battle ground” - hanno occupato questa mattina il maxistore della Benetton a Campo San Bartolomeo, a Rialto a pochi passi dallo storico edificio del Fondaco dei Tedeschi, l’ultima contestatissima operazione immobiliare della famiglia di imprenditori trevigiani.

“Our town is not Benettown” si può leggere su uno degli striscioni esposti all interno del maxistore della multinazionale dell’abbigliamento. Così gli attivisti spiegano la loro azione: “in questi anni, grazie alla privatizzazione di autostrade e stazioni ferroviarie, il gruppo Benetton è passato, dallo sfruttamento di migliaia di lavoratori nei laboratori tessili di tutto il mondo, alla rendita finanziaria che si appropria in maniera parassitaria di beni comuni, pagati dalle tasse di tutti. E con il grande ricavato di questa si è lanciato in attività di pura speculazione immobiliare.”

“Venezia – insistono i giovani dei Centri sociali – è uno degli obiettivi preferiti di queste spregiudicate operazioni. Prima con il Ridotto del Teatro a San Marco, dove una sala che avrebbe dovuto essere spazio pubblico è stata trasformata in locali alberghieri e, infine, una libreria sfrattata per far spazio all’ennesimo negozio di lusso di Vuitton. Poi, con l’acquisto dall’ULSS e la realizzazione del complesso alberghiero di lusso sull’isola di San Clemente. Poi, con gli affari combinati con la Regione Veneto sull’edificio dell’ex Compartimento Ferroviario tra piazzale Roma e Santa Lucia. Da ultimo, con l’acquisto da Poste Italiane SpA dello storico edificio del Fondaco dei Tedeschi per realizzare un nuovo megastore.”

“In tutte queste operazioni le archistar, che in questi giorni alla Biennale pontificano di ‘architettura come bene comune’, - concludono gli attivisti del laboratorio Morion, del Rivolta e di S.a.L.E. docks - hanno svolto un pesante ruolo di copertura e legittimazione della dura realtà di speculazioni realizzate sulla pelle di ciò che è comune per eccellenza, qualcosa che è di tutti, come la città. E i grandi eventi veneziani di questi giorni ci mostrano i due volti della crisi: l’uno per cento di ricchi sempre più ricchi, che pure si permettono di giocare con i ‘commons’, e il novantanove per cento sempre più povero e precario. Ma noi non ci stiamo: rivendichiamo la necessità di un’alternativa, la necessità di strappare alla rendita finanziaria e immobiliare un reddito dignitoso, garantito a tutte e a tutti.”

Venezia, 28 agosto 2012

Venezia #occupybiennale. No benettown