Venezia - Bauhaus dei mari: l’università prosegue lungo la via del green washing e dei politici impresentabili!

Il comunicato stampa del Collettivo Universitario Li.S.C. di Venezia sull’evento contestato questa mattina in canale dell’Arsenale.

20 / 9 / 2021

Si apre oggi lunedì 20 settembre dalle ore 9 una due giorni di conferenze all’Arsenale di Venezia a tema sostenibilità, inclusione sociale e bellezza, in relazione al mare e ai territori costieri europei, un evento perfettamente inserito all’interno della retorica liberista ed europea del Green New Deal, che fa del greenwashing e della connessione fra sostenibilità ed industria il proprio manifesto.

Dietro a un nome, Bauhaus, tanto altisonante quanto impronunciabile per il nostro sindaco, si nasconde l’ennesimo progetto di speculazione sui nostri territori; le città che ospiteranno tali eventi, si vedranno poi recapitare piogge di finanziamenti europei destinati alla transizione ecologica. Sappiamo però che tale transizione, per le istituzioni nazionali ed europee, è solo fumo negli occhi: i nostri soldi andranno a multinazionali inquinanti come Eni, ad aziende produttrici di armamenti come Leonardo, saranno gestiti da ministri che ancora invocano il nucleare o da amministratori che sostengono grandi opere inutili e dannose (grandi navi, Mose, inceneritore, torre di viale san marco) come nel caso di Luigi Brugnaro. È inaccettabile che un’istituzione culturale come l’università faccia da collante ad eventi e politiche di questo tipo, quando i suoi studenti da anni nelle piazze chiedono un reale e radicale cambiamento sistemico: se non abbandoniamo ora ogni politica estrattivista, se non fermiamo cementificazione e inquinamento, di quale mare parleremo nel prossimo futuro? Dove sarà la bellezza di Venezia, se ogni anno verrà sempre più distrutta da acque alte (non più) eccezionali, fino ad essere completamente sommersa? Studentesse e studenti sono consapevoli di questa urgenza, riconoscono che il mondo è in fiamme e il futuro si sta sciogliendo sotto i colpi dei cambiamenti climatici; le nostre istituzioni, ancora ferme ad autoincensarsi nella retorica del più bieco greenwashing, preferiscono invece regalare visibilità e passerelle a chi sta annullando la possibilità di vita e riproduzione in questo pianeta. se il 90% delle emissioni climalteranti viene emesso dalle 20 multinazionali più importanti del pianeta, perché sono ancora questi attori a parlare di sostenibilità? Perché il nostro ateneo non dialoga di mari, oceani, cambiamenti climatici con le proprie studentesse, con i comitati ambientali che da anni tutelano i territori, con i movimenti internazionali per la giustizia climatica? Rispetto a tutto ciò chiederemo spiegazioni anche il 24 settembre, giornata di sciopero climatico globale lanciata da Fridays For Future; con gli stessi cartelloni che galleggiavano oggi con noi in canale sfileremo per Venezia perché se l’università non vorrà ascoltarci ci uniremo alle voci di tutti/e i/le giovani che chiederanno a gran voce giustizia climatica e giustizia sociale.

Il grande inganno di questa conferenza viene svelato soprattutto dalla presenza del sindaco Luigi Brugnaro. l’ultrà delle navi a Marghera (ovvero di giganti del mare a qualche metro da una raffineria), colui il quale, in nome del profitto, qualche anno fa sfilava in rimorchiatori fucsia chiedendo a gran voce che le crociere continuassero a passare dinnanzi a san marco, l’ospite d’onore di una due giorni dedicata al mare e alla sostenibilità. La cosa si commenta da sola. Dopo aver invitato ad aprire l’anno accademico una neofascista come Elena Donazzan (capace di cantare faccetta nera alla radio…), la nostra rettrice non ci risparmia neanche l’imbarazzante presenza di un sindaco al centro di uno scandalo legato a conflitti di interessi su terreni da cementificare e regalare alla speculazione turistica. Un ospite perfetto, per una due giorni a tema ambientale. Così il portabandiera di chi vorrebbe ancora le crociere dentro la laguna e la creazione di banchine destinate a stravolgere per sempre tutta la gronda lagunare diventa l’apripista di un ballo basato sulle piroette di chi, da responsabile della devastazione dei nostri territori, vorrebbe insegnarci come creare un futuro più ecologico. Non possiamo più accettare che l’università diventi il palcoscenico di assessore fasciste o di sindaci che negano i cambiamenti climatici e insultano chi difende i territori dalla speculazione: forse Tiziana Lippiello ha scambiato questo ateneo per un (pessimo) talkshow televisivo da prima serata. Non mancheremo di ricordale che l’università dovrebbe essere ben altro.

L’università dovrebbe prima di tutto ascoltare chi la rende possibile: studentesse e studenti. In questa due giorni invece, non solo il tema dell’istruzione e della ricerca viene di fatto ignorato, ma la componente studentesca viene annullata e dimenticata, con la scelta di sviluppare l’evento lontano dalle nostre sedi e impedendo a chiunque di partecipare ai lavori. una scelta quantomeno infelice non solo per la nostra rettrice, che ancora una volta rifiuta di ascoltare le nostre voci, ma anche per la ministra messa, che preferisce sedere al tavolo delle grandi multinazionali piuttosto che aprire a un confronto con studentesse e studenti. Non possiamo certo dirci sorpresi: la ministra è da sempre convinta sostenitrice di un modello aziendale dell’università, utile non a produrre conoscenza e saperi critici, bensì a catapultarci in un mondo fatto di lavori precari e malpagati, possibilmente per qualche grande industria del nostro paese. Ancora una volta, ci viene proposto tramite queste conferenza un mondo del sapere e della cultura schiacciato sui bisogni e i tempi dell’imprenditorialità e della produzione (possibilmente inquinante, ma sempre green!). Sappiamo bene cosa si nasconde dietro la retorica delle grandi possibilità offerte dalle “imprese che dialogano con l’università del territorio”: stage non retribuiti, lavori saltuari, sfruttamento. In breve, le aziende incensate dalla nostra ministra non solo ci rubano l’aria che respiriamo e bruciano la terra dove viviamo, ma ci condannano a un futuro fatto di impoverimento economico e ricattabilità lavorativa. Tuttavia pur di salvaguardare bisogni e interessi di un sistema economico che sta portando tutte e tutti sul baratro le nostre istituzioni, anche quelle culturali, sono pronte a mettere in campo ogni forza, ogni risorsa. Il contrario di quanto avviene per i nostri bisogni, i nostri interessi. Perse tra le passerelle di grandi incontri europei, ministra e rettrice sembrano essersi dimenticate che l’università vive un momento tragico: non basta certo riaprire le aule alla presenza per risolvere problemi ormai endemici. Aule sovraffolate, mancanza di spazi di socialità e studio, residenze inaccessibili, borse di studio carenti, un diritto allo studio ormai inesistente: questa è la quotidianità di tutte e tutti noi. Eppure, i finanziamenti alla ricerca e all’università sono ancora fermi, sempre insufficienti, sempre i più bassi di qualsiasi nazione europea; anche nel pnrr di questo governo, anche ora che il nostro paese avrà accesso a miliardi di euro, i finanziamenti alla cementificazione, alle grandi opere e alle grandi aziende italiane sono distanti anni luce rispetto a quelli dedicati all’istruzione. Dopo un anno e mezzo di pandemia, sacrifici, crisi economica, rischiamo di tornare a uno stato di cose peggiore di quello precedente, a un diritto allo studio ancor più risicato. Dopo un anno e mezzo di crisi planetaria, i corpi e il futuro da sacrificare sono ancora una volta i nostri, un sacrificio che si cerca di nascondere con la foglia di fico di un’ università che riapre le porte. Ma questa foglia non ci inganna, il mare è di chi lo difende!