Veneto: la stretta di mano tra Regione e Pro Life mina il diritto all’aborto

I numeri parlano chiaro, a Mestre è unə ginecologə su venti a praticare l'IVG, a Padova sei su ventidue, a Verona sei su venti, a Vicenza due su diciotto.

27 / 1 / 2023

Il diritto all'aborto libero e sicuro in Veneto non è garantito. Lo esplicita chiaramente l'ultimo report del Ministero della Salute. Secondo i dati emersi in 252 su 352 medicə sono obiettori, di fatto 7 su 10. Numeri che fanno bruciare le parti intime.

Nonostante le sviolinate sull'eccellenza della sanità veneta, la regione si dimostra all'avanguardia sul fronte discriminazione per l'ennesima volta. Come non pensare ai “cimiteri degli angeli”, dove viene tumulato il materiale di scarto degli aborti, senza nemmeno il previo consenso delle donne coinvolte? Pratica che, come ben sappiamo, esiste solo nella nostra regione e nelle Marche.

I numeri parlano chiaro, a Mestre è unə ginecologə su venti a praticare l'IVG, a Padova sei su ventidue, a Verona sei su venti, a Vicenza due su diciotto. Numeri a dir poco preoccupanti.

Il Veneto si rivela una delle regioni in cui è necessario aspettare di più per poter accedere all'interruzione di gravidanza, si superano nel 20% dei casi le tre settimane, una delle situazioni peggiori di tutto il territorio nazionale.

La destra in campagna elettorale ha dichiarato di non voler attaccare il diritto all'aborto, che non era una priorità, che l'intenzione è quella di arrivare alla piena applicazione della 194, tutelando le donne che non vogliono abortire. Abbiamo già capito quali sono le conseguenze di queste dichiarazioni: Gasparri che presenta un disegno di legge sul riconoscimento giuridico del feto; sempre Gasparri che propone di introdurre la giornata della vita nascente (ricordiamo presentato in passato anche da esponenti del centrosinistra); il senatore leghista Romeo che ripropone un ddl per la tutela della vita fin dal concepimento; e infine la proposta del senatore di Fratelli d'Italia per estendere il riconoscimento della capacità giuridica fin dal concepimento.

Non dimentichiamo ovviamente chi è la ministra della famiglia, della natalità e delle pari opportunità che, a partire dal cambio di nome del dicastero, arrivando alla storia di colei che ne detiene le redini, chiarisce inequivocabilmente la svolta liberticida, sessuofoba e antifemminista del nuovo governo. Roccella è riuscita, con una svolta a 360 gradi, a far rivoltare nella tomba anche la povera Carla Lonzi, citandola a sproposito con il solo scopo di difendere le proprie posizioni antiabortiste.

Una serie di attacchi che delineano chiaramente la visione del governo e dei partiti che manovrano i fili nella nostra regione. Due mandati a guida leghista con l'importante sostegno della destra più becera e fascista, anni di flirt con il cattolicesimo più conservatore, sono pienamente rappresentati nella situazione in cui si ritrovano tante donne e persone con utero in Veneto.

Fratelli d'Italia e la Lega hanno notoriamente stretti legami con i movimenti che in Italia e nel mondo si oppongono all'aborto. E anche negli ospedali veneti questo è più che evidente, con cartelloni “informativi” dei vari gruppi antiabortisti che capeggiano agli ingressi degli edifici. A partire dal Movimento per la Vita, nato proprio con l'obiettivo di affossare la legge 194, promotore del referendum che il 68% dellə italianə respinse con decisione nel 1981. La vicinanza tra questo movimento, i partiti di destra, e una parte consistente delle gerarchie cattoliche permette la proliferazione dei “Centri di aiuto alla vita” che sono tanto numerosi quanti sono i punti in cui è possibile interrompere una gravidanza, finanziati dalle amministrazioni sostenute dai partiti loro alleati. Per non parlare poi delle diverse altre sigle più conservatrici che si sono formate negli ultimi anni.

Questo scambio tra partiti e movimenti ha portato alle mozioni antiabortiste approvate dalle amministrazioni di destra e presentate in parlamento, come quelle citate poco sopra; ai tentativi a limitare l'aborto farmacologico o al sostegno a maternità e natalità con non troppo celati fini antiabortisti.

I leader e gli accoliti della destra sostengono, ammiccano, desiderano la platea pro-vita/anti-gender catto-fascista che si annida in diversi strati della società italiana, portando avanti un modello che se anche non va a mutare direttamente le leggi che ad esempio garantiscono i diritti riproduttivi, di fatto impedisce la loro applicazione. E il Veneto a traino leghista, ne è un esempio.

La retorica che finge di parteggiare per le donne cela invece un attacco diretto all'autodeterminazione delle donne. Alla loro offensiva patriarcale e conservativa è necessario saper rispondere con armi taglienti, consapevoli che solo grazie al continuo mobilitarsi si potrà alterare gli equilibri di potere che ora schiacciano i diritti su più fronti. Per tutelare e affrancare chi vuole abortire e chi deve accedere alle procedure mediche legate alla sessualità e alla salute di genere è necessario lavorare per una medicina transfemminista.

Non dovrà più esistere una sanità pubblica inaccessibile che lascia indietro le persone povere perché l’inadeguatezza e l’obiezione costringono a rivolgerci al privato, non dovranno più esistere consultori che escludono le persone senza documenti, senza tessera sanitaria, o senza assicurazione, non dovrà più esistere la violenza burocratica, che se non conosci la lingua o non paghi qualcuno che ti faccia districare la matassa confusa delle scartoffie del potere, si frappone come un ostacolo invalicabile per poter abortire o fare una visita ginecologica, non dovrà più esistere l’obiezione di coscienza e qualsiasi altra forma di attacco alla nostra salute e autodeterminazione!

Ogni giorno è un buon giorno per costruire sapere situato, per diffondere informazioni e aumentare la consapevolezza, per costruire strumenti di cura collettivi dal basso, ma alcuni giorni sono più buoni di altri: marzo sarà un mese di mobilitazioni, a partire dall'8, ormai da anni una giornata non di festa ma di lotta e rivendicazioni con mobilitazioni che si daranno su tutto il territorio nazionale. Pochi giorni dopo nella regione Veneto è stata annunciata una data di mobilitazione che porterà in piazza il Comitato contro la 194 e ogni genere di fascista con simpatie antiabortiste. 

“Mentre lottiamo con costanza nelle nostre città per l’auto determinazione di tutti i corpi ecco che viene dato spazio a chi concentra il proprio impegno per smantellare quei diritti conquistati a fatica: con i nostri corpi, con la nostra rabbia e tutti gli strumenti che riterremo necessari impediremo questa sfilata catto-fascista, perché è il momento di ottenere per tuttə un aborto libero, sicuro e gratuito”.