L'assemblea che si svolgerà venerdì 25 marzo alla
Sapienza (aula I di Lettere, ore 14,30) è stata convocata per
organizzare lo sciopero generale del 6 Maggio. Ma è evidente che quello
spazio comune diventa oggi uno dei luoghi in cui affronteremo anche ciò
che sta accadendo in Libia. La cosa più sbagliata sarebbe infatti
pensare al percorso dello sciopero come a un sentiero nel deserto, che
conduca a una qualche meta definitiva, sia essa un'oasi o un miraggio.
Lo
sciopero generale è una delle tappe che possiamo tutti utilizzare per
rovesciare la crisi. Con queste caratteristiche è nato, frutto di scelte
di politica economica del governo ma anche di eventi imprevedibili e
non scontati, come la grande battaglia contro il piano Marchionne o
l'ondata di proteste contro la Gelmini. Ma anche il dibattito pubblico
nel nostro paese sulla democrazia, sul rapporto tra costituzione formale
e diritti reali, contribuisce a segnare, come lo sciopero, una
traiettoria di lotta, di sollevazione, di resistenze e progetti
alternativi per il nostro vivere sociale.
Come potrebbero dunque la
guerra, le rivolte del Maghreb e Mashrek, la condizione dei profughi a
Lampedusa o nei centri di detenzione italiani, non riguardare lo stesso
percorso dello sciopero? Lo stop ai bombardamenti, l'appoggio alle
rivolte contro i dittatori e l'accoglienza europea dei migranti sono
degli obiettivi fondamentali perché descrivono, nella sua complessità,
la crisi sistemica sulla quale si collocano anche i problemi del lavoro,
del reddito, della conoscenza, dell'ambiente.
E ancora, ciò che
succede in Giappone, la crisi nucleare che ha zittito l'arroganza delle
lobbies dell'energia, non ci parla dunque anche di guerre per il
petrolio?
È con questo spirito che costruiremo insieme l'assemblea
di «Uniti per lo sciopero»: ancora una volta considerando lo spazio
comune come un qualcosa che si costruisce in base anche a ciò che
accade, ancora una volta consapevoli che nella crisi non possono
esistere discorsi già fatti, ma solo rinnovate capacità collettive di
analizzare quello che abbiamo di fronte e decidere cosa fare per
cambiarlo. Nel rinnovare dunque a tutti l'appello al partecipare,
lanciamo fin d'ora una proposta agli organizzatori della manifestazione
che ci vedrà il giorno dopo in tantissimi in piazza per l'acqua, contro
il nucleare e per i beni comuni: dare la massima visibilità ai tre
obiettivi, lo stop immediato ai bombardamenti, il sostegno alle rivolte
popolari e l'accoglienza europea ai migranti. Si scrive acqua e si dice
democrazia, appunto.
* * * Guido Viale, Gianni Rinaldini, Luca Casarini, Loris Campetti
Uniti per lo sciopero
Si scrive acqua, si dice democrazia
23 / 3 / 2011