"Uniti contro la crisi" parla anche a Vicenza

25 / 1 / 2011

Si è svolto durante questo fine settimana a Marghera (Venezia), all’interno del centro sociale Rivolta, il meeting/seminario di “Uniti contro la crisi” che ha visto la partecipazione di migliaia di persone provenienti da tutta Italia e protagoniste, ognuna a suo modo, delle mobilitazioni degli ultimi mesi.

Uno spazio di confronto che ha messo intorno agli stessi tavoli sindacalisti della Fiom (ad aprire le discussioni, tra gli altri, anche il segretario Landini), rappresentanti delle tante comunità locali in lotta, attivisti dei movimenti, studenti delle scuole e delle università, associazioni, giornalisti, donne e uomini della cultura e dello spettacolo e tanti altri; un’assemblea, insomma, quanto mai plurale capace, forse per la prima volta in misura così ampia e approfondita, di mettere al centro della propria discussione la democrazia, intesa come spazio nuovo e tutto da costruire nel quale collocare la pratica quotidiana del comune come nuova forma delle relazioni comunitarie.

Un’assemblea che parla anche alle tante mobilitazioni territoriali come la nostra che, in questi anni, hanno scritto un nuovo vocabolario della politica. Innanzitutto perché ne assume le pratiche, riconoscendo nel confronto tra diversità lo spazio nel quale costruire un racconto alternativo a quello dell’imposizione e dell’autoritarismo: è nei presidi della Val Susa, de L’Aquila, di Chiaiano o in quello vicentino che, in questi anni, si sono sperimentate come mai in passato trasversalità e pluralità. E sottolinearlo non significa rivendicare un primato: piuttosto, vuol dire riconoscersi in un percorso collettivo costruito dai passi delle comunità in lotta, degli studenti in mobilitazione, degli operai di Mirafiori, dei giornalisti esterni ai circuiti dei grandi media e di tante e tanti altri che, in mille forme, si sono ribellati. Significa guardare alle tante e diverse mobilitazioni che si sono sviluppate in questi anni in Italia come a un intreccio di idee, parole, pensieri, azioni in relazione tra loro e reciprocamente influenzate.

Ma, soprattutto, è nell’ambizione del domani che questo meeting parla a mobilitazioni come la nostra; perché prova a costruire lo spazio nel quale l’alternativa si pratica insieme, a partire dai nodi cruciali che strozzano il nostro tempo. Ed è evidente a tutte e tutti che il più grande nodo è proprio quello della democrazia, intesa non come delega a un partito o a un’organizzazione, bensì come spazio nel quale promuovere la partecipazione e con il quale costruire relazione. Così come è importante riconoscere collettivamente che ognuno di noi deve fare i conti con questo mondo, tanto straordinario quanto fragile, sempre più compromesso dalle dinamiche economiche che l’hanno trasformato da bene comune a risorsa sfruttabile.

Non si tratta, dunque, di sommare le diversità per fare, insieme, un muro più alto di quello dell’avversario con il quale difendere il nostro spazio; perché – e la vicenda Fiat è solo l’ultimo esempio che lo dimostra – non è in gioco, oggi, la difesa di un recinto nel quale esprimerci: quel recinto, infatti, è già stato abbattuto da chi, nel mondo del lavoro o in quello dell’istruzione, nei media così come nella gestione del territorio, ha impostato la propria strategia nel soffocamento della democrazia attraverso imposizione, ricatto, autoritarismo. E la nostra piccola esperienza è lì a raccontarcelo, con governi di ogni sorte volutamente sordi alla volontà dei vicentini.

Parlare di riconversione ecologica a partire dalle lotte operaie significa proprio costruire l’alternativa a questo modello; così come discutere di saperi comuni e spazi d’informazione collettivi vuol dire cercare gli strumenti per scrivere un nuovo racconto. In questi anni siamo stati “consumatori critici”: di democrazia, perché ci siamo opposti alle scelte più scellerate; e di prodotti, perché abbiamo messo in discussione un sistema fondato sul profitto invece che sulla condivisione e sulla tutela dei beni comuni. E’ il tempo di provare a diventare “produttori critici”: ed è di questo che si è discusso al meeting di “Uniti contro la crisi”. Il primo appuntamento? Venerdì 28 gennaio, con lo sciopero generale dei metalmeccanici; il nostro mondo è tutto da costruire: e non lo realizzeremo alla catena di montaggio.

Materiali e approfondimenti del meeting su GlobalProject