“Uniti contro la crisi”: i movimenti ripartono da Marghera

24 / 1 / 2011

Non un semplice cartello di forze. Nè una federazione tra soggetti differenti. Ma uno spazio comune: un “luogo” di discussione, di analisi, di approfondimento e di prassi. Di rivendicazione sociale e politica. “Pensiero e azione devo andare di pari passo”, dicono. Benvenuti a Marghera, benvenuti nel centro sociale Rivolta (che per l’occasione sembra un albergo a cinque stelle per pulizia e confort vari), benvenuti alla due giorni di "Uniti contro la crisi", meeting che si è tenuto questo sabato 22 e domenica 23 gennaio, nella frazione vicino Venezia.

Milleseicento persone accreditate, giunte da tutta Italia. Ad animare il seminario quelle realtà che hanno regalato un autunno (ed inverno) caldo e che promettono battaglia in primavera: Fiom, rappresentata dal segretario Landini e da Rinaldini e Cremaschi, studenti medi e universitari, ricercatori precari, comunità ribelli in difesa dei propri territori e beni comuni, la rete dei centri sociali nazionale e movimenti vari, come quelli su acqua e nucleare. E’ il 16 ottobre quando inizia il cammino di "Uniti contro la crisi" che, passando per le manifestazioni no-Gelmini del 14 e 22 dicembre e per il referendum illegittimo e ricattatorio di Mirafiori, cerca ora di rilanciare un’unità tra soggetti e culture differenti.

Questo il senso dell’incontro. Una plenaria d’apertura il sabato mattina, poi nel pomeriggio ben tre work-shop. Uno sul neo-ambientalismo, moderato da Guido Viale e animato da No Dal Molin, No Tav, comunità di Chiaiano, quella aquilana, i comitati contro l’intossicazione dell’Ilva di Taranto, per citare solo alcune realtà. “Da una crisi sistemica si esce solo con la riconversione della produzione” esce fuori dal dibattito. Con l’idea che i beni comuni “non devono essere considerati oggetti naturali ma pratiche di resistenza contro il saccheggio dei nostri territori”.

Un secondo su conoscenza e formazione, promosso da studenti, ricercatori e lavoratori dello spettacolo, dove emerge la convinzione di continuare la mobilitazione, malgrado la riforma Gelmini sia ormai legge. Prima con “l’attraversamento” degli stati generali sulla conoscenza lanciati dalla Flc Cgil, poi con il referendum per abrogare il nefasto provvedimento (anche se si sta ancora discutendo su questa ipotesi). Infine, un terzo work-shop, forse il più partecipato, sul nuovo welfare.

Qui il dato più interessante, emblema della due giorni. Culture politiche differenti che si confrontano, ammettendo ognuna i propri limiti. Con gli amanti del general intellect e del “cognitivo” che mettono in discussione le proprie teorie negriane “riscoprendo” il lavoro materiale, “al massimo è la merce che è immateriale”; mentre la Fiom dal canto suo rompe con la tradizione lavorista classica aprendo al reddito sociale. Landini dal palco parla di reddito di cittadinanza. “E pensare che in passato ci siamo addirittura fronteggiati in piazza per le posizioni differenti tra garantiti e non garantiti” ricorda sorridendo Rinaldini. Tempi lontani. Adesso tutti si adoperano per far nascere un nuovo soggetto, pronto a promuovere iniziative e formulare proposte.

Pacche sulla spalla e sorrisi fanno da contorno al meeting. “Sta nascendo un nuovo spazio aperto a tutti coloro che vogliono creare un modello di società alternativo a quello di Berlusconi e Marchionne. Uno spazio che non ha alcun interesse a delegare o a porsi il nodo della rappresentanza” affermano all’unisono i partecipanti, allontanando così l’ingombrante figura di Vendola, il cui fantasma aleggiava su Marghera. Dopo anni di disgregazione sociale, dove ogni “isola” andava per il proprio percorso, ora si punta a riaggregare, proprio come quel movimento alter-mondialista che faceva della molteplicità di pratiche e culture un punto di ricchezza. Si respira quell’aria, ma con una convinzione in più: “stavolta non possiamo fallire”.

Il 28 gennaio, giorno dello sciopero generale delle tute blu, è il primo appuntamento: studenti, precari, attivisti di ogni genere sfileranno al fianco dei metalmeccanici per dire no al modello Marchionne. Perchè, per dirla alla Cremaschi, “la governance è il modello sostitutivo della democrazia e non colpisce solo la Fiom ma tutti i cittadini”. E che il 28 sia solo l’inizio?

(24 gennaio 2011)

Tratto da: