UniCommon. La rivolta del sapere vivo

18 / 3 / 2011

Essere sorpresi e spiazzati dalla potenza comune che si dispiega nelle lotte, dall’immaginazione che produce nuovi desideri è sempre una scoperta felice. Una scoperta che stimola a rimettersi in viaggio, nella consapevolezza che le bussole di sempre funzionano poco e male. I mesi straordinari che abbiamo vissuto ci hanno cambiato profondamente, e assieme a noi hanno cambiato le studentesse e gli studenti, i precari, che hanno animato, con passione e continuità, i conflitti universitari degli ultimi due anni. Hanno aperto spazi prima impensabili, rovesciato la temporalità, rimescolato le identità di ciascuno.

«Una costituzione ogni dieci anni», diceva un grande costituente che amava la libertà. Per chi ha contribuito ad animare l’esperienza di UniRiot Network delle facoltà ribelli è tempo di una nuova scommessa, è tempo di respirare seguendo il battito del tumulto europeo e mediterraneo, trasformando la rivolta in progetto costituente!


UniCommon nasce nell’era Gelmini, della riforma a costo zero, dell’università pubblica in dismissione, della disoccupazione giovanile al trenta per cento, dell’assenza di prospettive per un'intera generazione. In questo orizzonte UniCommon vuole rovesciare il nesso tra formazione e precarietà, rilanciare la pratica dell'autoformazione, costruire, oltre la dicotomia pubblico/privato, l'università del comune.

Gli stessi movimenti, in questi mesi, hanno posto al centro della loro agenda la difesa del welfare contro le politiche di austerity. Non si è mai trattato di mera difesa dell'esistente. È chiaro, infatti, che a partire dalla difesa del pubblico è possibile costruire nuove istituzioni comuni, autonome libere e creative nello stesso tempo. Una riappropriazione democratica del welfare, contro il saccheggio agito dai privati, contro la corruzione delle baronie e dei poteri feudali. Un nuovo patto sociale costituente che sia adeguato alle condizioni soggettive che innervano la nuova composizione del lavoro.

Come leggere diversamente le rivolte autunnali di Londra e di Roma? Come pensare altrimenti la potenza del conflitto dispiegato in difesa dell'università pubblica, le battaglie contro i tagli e l’aumento delle tasse, contro la prospettiva dell’indebitamento imposto dal prestito d'onore? La difesa del pubblico come uno dei terreni strategici apre immediatamente alla possibilità di innovare, di rivendicare nuovi diritti, qualità dei saperi e della vita contro lo sfruttamento e la precarietà.

Dai movimenti autunnali, europei e nord-africani, abbiamo imparato come la pretesa di reddito contro la precarietà, la domanda di libertà e di democrazia contro il potere e la sua corruzione, siano vettori di trasformazioni radicali, dentro e contro la crisi del capitalismo globale e finanziario. UniCommon vuole interrogare fino in fondo l'esigenza di trasformare il tumulto in programma politico, l'insorgenza in alternativa. Come combinare virtuosamente radicalità e vocazione maggioritaria?

UniCommon nasce a partire dalla pratica e dall’immaginario transnazionale del Book-bloc, perché dietro i libri-scudo ci sono stati e ci saranno migliaia di corpi, i corpi di una generazione in rivolta che rivendica accesso al sapere, reddito, welfare, libertà, felicità. UniCommon è la scommessa dentro la rivolta, l’ambizione di una sfida costituente oltre la crisi del capitalismo cognitivo e la sua utopia. Non siamo stati mai così sciocchi da pensare che ci fosse un capitalismo buono, fatto di innovazione e di tecnologie del linguaggio. Abbiamo sempre saputo che quando c'è rapporto di capitale allora c'è sfruttamento e quando c'è sfruttamento c'è un furto, sia esso di fatica fisica o, piuttosto, di parole, di passioni, di relazioni, di vita. Oggi più che mai, però, sappiamo che questo furto non si accompagna più ad alcuno sviluppo: chi ci comanda è un parassita corrotto, per questo comprime la nostra libertà di imparare e di produrre. A Roma come a Tunisi, sono i giovani diplomati e laureati a subire la crisi peggio di tutti gli altri, tra precarietà e disoccupazione. A Roma come a Tunisi sono stati gli studenti a svelare che il re è nudo, che ribellarsi è giusto!

UniCommon è anche una sperimentazione nel web, un network di comunicazione multimediale e di organizzazione politica: un nuovo portale di informazione e connessione delle lotte del mondo della formazione, di produzione di discorso e di opinione, di condivisione delle pratiche di autoriforma nell’università della crisi.

UniCommon riparte dalla Sapienza, il prossimo 24 marzo, con una grande giornata di discussione e di confronto, per fare un bilancio pubblico dell'autunno trascorso e per cominciare ad immaginare la primavera che ci attende.

Programma 24.03:

Inventare il futuro, rovesciare il presente

h 10:30

presso la facoltà di Filosofia, Villa Mirafiori (via Carlo Fea 2), La Sapienza

Assemblea pubblica dei collettivi e delle reti studentesche e precarie

Contro la dismissione dell'università pubblica,
costruire l'università del comune

***
h 14

Pausa pranzo


***
h 16:00

presso la Facoltà di Scienze politiche, Sapienza - Roma

tavola rotonda:

Dopo la rivolta autunnale,
verso lo sciopero generale del 6 maggio

intervengono: Ilenia Caleo (Zeropuntotre); Roberto Ciccarelli (il manifesto), Claudio Riccio (Link), Eva Pinna (Surf), Luca Tomassini (Laboratori precari/CPU), Giorgio Sestili (Atenei in rivolta), Simone Famularo (Assemblea di Medicina - La Sapienza), Francesco Sinopoli (Flc-Cgil), Corrado Zunino (la Repubblica)

***

h 19:30

aperitivo/visioni

info: www.uniriot.org

dal 24 marzo www.unicommon.org

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