Normalmente siamo abituati ad affrontare il passare del tempo anche attraverso il mutamento di quanto ci circonda. Ecco perché stride parlare di “un anno dal sisma del Centro Italia”, perché chi vive in quei territori ha visto accadere ben poco nei giorni che sono trascorsi da quel 24 agosto 2016.
In questi 12 mesi da governo, commissari,
vicecommissari e tutta la catena istituzionale qualunque critica è stata
stigmatizzata con “non è il momento delle polemiche”. Come se la logica
dell’emergenzialità sia al tempo stesso causa e strumento per la gestione dei
ritardi accumulati. In compenso in questi giorni si usano toni trionfalistici
dichiarando che “si è fatto molto” e “si è lavorato bene”.
Non vogliamo entrare nel bailamme della ricorrenza e dell’emergenza infinita.
Abbiamo fresche negli occhi le immagini dei recenti crolli ed i morti e feriti
del sisma di Ischia, delle montagne campane ed abruzzesi in
fiamme. Immagini che ci dicono ancora una volta che il problema della casa e
una piano di messa in sicurezza del territorio che non guardi solo al “qui ed
ora” sono argomenti non più rimandabili.
Questa notte alle 3:36 non sarà passato solamente un anno
dal terremoto che ha devastato Amatrice, Arquata del Tronto ed altri paesi
dell’Appennino, sarà anche l’ennesimo anno senza che il territorio sia
stato messo a riparo dalle speculazioni, l’ennesimo anno in cui i fondi per le
grandi opere non sono state messe a servizio del territorio anziché utilizzati
per depredarlo.
Per questo essere a fianco delle popolazioni che questa notte ricorderanno
lutti e distruzione significa essere a fianco delle lotte che eviteranno il
ripetersi di tragedie evitabili.