Dal 26 al 30 marzo si è svolto a
Tunisi il Forum Sociale Mondiale. In questa occasione si sono scambiate
esperienze e percorsi avviati in questi
anni, ma prima di tutto si sono condivise speranze e desideri. Insieme con chi sulle coste del nostro Mediterraneo, sta
lottando per richiedere a gran voce giustizia sociale, libertà, democrazia reale e soprattutto un futuro migliore.
A Tunisi è stato ribadito con forza e
si è voluto lanciare un messaggio chiarissimo e cioè che, dopo le primavere e le rivoluzioni arabe che
stanno vivendo una difficilissima
transizione, indietro non si può proprio tornare.
Un appuntamento quello tunisino, il
primo Forum mondiale tenuto in un paese arabo,
da molti auspicato e atteso da tempo. Ho voluto ricordarlo in occasione della presentazione del Forum che si è svolta presso la Casa delle Culture di
Trieste, dove ho letto questa riflessione,
il titolo era “Fratellanza Euromediterranea, nei paraggi del paradiso
perduto ”
“Tutti
abbiamo passato alcuni anni in cui l'Europa occidentale ha dovuto - non senza
fatica - riscoprire la sua altra faccia
della luna, cioè i propri concittadini europei dell'Est. Caduti i muri e le
cortine, una reciproca amputazione durata almeno mezzo secolo si sta lentamente
ed assai contraddittoriamente rimarginando...
Oggi un'altra fratellanza
affievolita o forse dimenticata è da riscoprire: quella euromediterranea. In
anni passati in Italia si è assistiti ad un curioso dibattito geopolitico: chi
voleva entrare in Europa, reclamava spesso la necessità di staccarsi dal
Mediterraneo, dall'Africa, come talvolta si diceva in senso spregiativo. Anche
nel resto d'Europa, l'attenzione al Mediterraneo negli ultimi anni ha subito
alterne vicende....
L'assenza di una comune politica mediterranea rende ancor più pesante la marginalità dell'Europa
nel ritrovare la pace tra israeliani ed arabi, nel dialogo con i paesi
"difficili" (come Libia, Siria, ecc.), in alcune ingiustizie ormai da
troppo tempo sopportate (la divisione di Cipro, per esempio), nella ricerca di
un nuovo ordine post-guerra-fredda
anche nel Mediterraneo. La proposta, avanzata fin dai primi anni '90, di
organizzare per quest'area una sorta di Helsinki del Mediterraneo, cioè un
quadro complessivo di accordi per la cooperazione e la sicurezza, è stata
lasciata cadere…attraverso accordi di cooperazione e di finanziamento,
dobbiamo osare un disegno più ambizioso:
un partenariato che porti ad una vera e propria Comunità euromediterranea, a
fianco ed intrecciata con l'Unione europea.
D'altra parte forse non si può
chiedere ai governi quanto dai cittadini e dalla società civile non è ancora
sufficientemente sentito e condiviso.
E' questa oggi una sfida ed una
possibilità di grande rilievo per i cittadini ed i gruppi europei e
mediterranei. Non c'è nessun'altra area del mondo in cui in uno spazio così
concentrato si trova un'eredità così comune e così diversificata insieme: al
crocevia tra i tre continenti (Europa, Asia, Africa) e le tre grandi religioni monoteiste
(Ebraismo, Cristianesimo, Islam), in una cornice ambientale e monumentale con
caratteristiche fortemente comuni ed oggi gravemente minacciata.
Ecco perchè
riteniamo che sia tempo di affrontare anche dal basso la costruzione di una nuova fratellanza euromediterranea,
e di accompagnare criticamente ed attivamente il processo che si svolge al
livello delle istituzioni e dei governi.
Una parte del volontariato europeo
impegnato per la pace, per la cooperazione, per l'ambiente, per la giustizia
tra nord e sud, per uno sviluppo umano e sociale sostenibile, già opera in
questa dimensione. Ma se vogliamo davvero ravvivare e rinnovare il patrimonio
comune che lega comunità, popoli, cittadini, eco-sistemi, economie e società
mediterranee, ed intrecciarle con quell'altro grande processo di integrazione
che oggi faticosamente avviene tra l'Occidente e l'Oriente del continente
europeo, bisognerà sviluppare una nuova sensibilità, e cogliere le molte
occasioni di azione ed inter-azione. La prospettiva di una Comunità
euro-mediterranea, fortemente intrecciata con l'Unione europea (certo non l’Europa
di oggi n.d.r) , ma non esaurita in essa, esige innanzitutto la riscoperta e
valorizzazioni delle radici comuni, di un'ispirazione culturale ed ideale
capace di suscitare energie, entusiasmi, creatività. A questa prospettiva le
tre grandi religioni del Mediterraneo potrebbero e dovrebbero dare un apporto
determinante.”
Era il
testo di una riflessione di grandissima attualità, che Alexander Langer, allora
presidente dei Verdi al Parlamento europeo, aveva fatto ad Arezzo.
Era il
4 maggio 1995.
Una riflessione
che Alex, in grandissima parte, aveva fatto anche due anni prima a Trieste. Era
se ricordo bene il marzo 1993 e
l‘occasione era stata la presentazione del
libro/intervista di Riccardo Ferrante alla nostra grande anima Fulvio Tomizza, dal titolo Destino
di frontiera.
Un libro che Vi invito a rileggere oggi, si proprio oggi vent’anni dopo, alla vigilia cioè del ritorno della Croazia nella Casa comune europea. Dell’Istria si ricorda che è : “…una terra che si apre all’altro, alla storia, agli avvenimenti. (pag. 24) e che questa nostra terra plurale, nonostante gli eventi, mantiene un suo volto immutabile, ma ha il potere di far cambiare la gente. ….Dove vi è il confronto tra l’irruzione della storia devastatrice che tende a cambiare e mutare, e questa terra aperta e disponibile ma che è sempre lei; non è possibile travolgerla, mentre è lei ad assimilare persone di cultura e mentalità diverse.”
Voci profetiche di
quasi vent’anni fa. E in parte, purtroppo, siamo ancora lì. Alexander Langer e Fulvio Tomizza, due grandi
profeti del nostro tempo e proprio per questo spesso, ahimè inascoltati, riuscivano splendidamente a cogliere i
segni dei tempi. In particolare quello
di condividere una cultura del dialogo, del confronto e dello scambio, ma anche
del risveglio della grande cultura del Mediterraneo. Indicando però anche il cammino da percorrere.
Questi splendidi ricordi rendono
ancora più evidente il silenzio assordante
e l’inadeguatezza, la scarsa attenzione e direi il silenzio assordante
su questi temi delle Istituzioni pubbliche.
In particolare quelle di una città potenzialmente straordinaria come Trieste .
Anche perché molti comuni italiani hanno
sostenuto il Forum e poi mi piace ricordare che la Regione Puglia da
molti anni ha un Assessorato dedicato esclusivamente al Mediterraneo Dobbiamo quindi
ringraziare quanto ha fatto l’Associazione
Ya Basta e l’amico Alfredo Racovelli che ha voluto presentare proprio a Trieste,
alla Casa delle Culture, il Forum di Tunisi. Perché ci ha ricordato e ci ha aiutato a riflettere da questo nostro Adriatico/mare
dell’intimità ormai sempre più mare europeo, che siamo parte del Mediterraneo
Di quello stesso Mare Bianco, come lo chiamano nel mondo arabo, con il quale dobbiamo condividere
un destino comune.
Dobbiamo infine assolutamente
ringraziare la moltitudine di giovani, i veri protagonisti del Forum di Tunisi,
che ci hanno voluto ricordare che al di
là del Canale di Sicilia e dei nostri “piccoli recinti”, soffia il vento fresco di grandi cambiamenti. I giovani e le donne di tutto il mondo e in particolare quelli dell’Europa
di oggi e di domani, che ci hanno indicato un percorso da intraprendere. Un cammino di pace, di libertà, di giustizia
e soprattutto di speranza per un futuro comune.
Una nuova fratellanza anche per questa nostra vecchia
Europa. Perché oggi,
anche se per la mancanza di una vera politica mediterranea dell’Unione
Europea sembra che la distanza tra le due sponde sia aumentata, è veramente difficile
pensare che tutto potrebbe tornare come prima. Ecco perché dopo questo
appuntamento anche dall’angolo più a
nord del Mare bianco, quello in cui si trova questo nostro straordinario mondo
plurale, non solo dobbiamo immaginare, ma concretamente costruire insieme una
alleanza mediterranea.
Certo il Mediterraneo è il mare del pessimismo, ma proprio dal profondo del buio della crisi dobbiamo ricordarci che il Mare Bianco, è stato la culla ancestrale di tante utopie che hanno cambiato il mondo!
Marino Vocci
Marzo 2013