Una settimana d’ordinario ordine pubblico

29 / 10 / 2012

Dal primo ottobre è entrato ufficialmente in carica il nuovo questore di Milano, Luigi Savina .

Pochi giorni dopo, il 5 ottobre, il primo biglietto da visita per l’ex capo della Squadra Mobile del capoluogo lombardo (dal 2000 al 2004) con cariche abbastanza importanti sul primo corteo degli studenti condite da un fermo .

Ma è nella settimana passata che la nuova gestione dell’ordine pubblico ha mostrato la sua faccia, forse quella più vera .

È iniziata lunedì 22 con lo sgombero di una casa a San Siro a suon di manganellate e teste aperte, poi proseguita martedì 23 con lo sgombero del Lambretta, operazione avvenuta senza tener conto delle richieste del Comune di Milano e difendendo gli interessi di una società sulla quale aleggiano ombre di collusione con la malavita organizzata .

È finita con una criminale azione poliziesca atta a sgomberare un Rave Party a Cusago Milano e che ha portato a diverse decine di feriti e ad una ragazza di 22 anni in coma.

In mezzo c’è stata poi la gestione dei tifosi del Partizan, subito associati al capo Ultras Ivan Bogdanov, e raccontando che venivano a mettere ferro e fuoco Milano: sulla paura collettiva si è creata l’emergenza. Molti sono stati i serbi che non hanno neanche superato il confine perché non “graditi” in Italia, i pochi che riuscivano a passare finivano in una Milano militarizzata completamente, dove la maggior parte delle zone gli erano interdette, e nelle pochissime zone concesse era proibita la vendita di alcolici .

Savina agisce nel nome della legge e della legalità, difende il lavoro dei suoi uomini.

Le sue dichiarazioni al seguito dell’operazione di sabato notte sono imbarazzanti, come lo sono quelle del sindacato di polizia che critica non lo scellerato intervento con smodato uso della violenza (non solo cariche e manganellate ma anche lancio di lacrimogeni) ma che “i colleghi sono stati mandati allo sbaraglio e sono stati massacrati. Far entrare poche decine di agenti in un  capannone con 1500 giovani assordati dalla musica a palla, ubriachi e in stato di alterazione, è stata una decisione assurda, da incompetenti”.

Dopo questa settimana, che è sola la terza di servizio per il nuovo questore, c’è da chiedersi quale sarà la gestione dell’ordine pubblico della città di Milano ma anche se quello che Savina fa è solo farina del suo sacco o è un estensione delle volontà del governo Monti.

La pacificazione sociale che il governo dei tecnici ha imposto da un anno a questa parte è passata dagli arresti per i fatti del 3 luglio in Val di Susa, alle pesanti condanne per il 15 ottobre a Roma e dall’uso costante di polizia e manganelli.

Forse è solo una delle tante teorie del complotto ma sappiamo che la gestione dell’ordine pubblico non è solo un fatto di mero rispetto della legge e della legalità (sul termine legalità ci sarebbe da scrivere diversi libri, visto che questa settimana la legalità a Milano potrebbe essere descritta con lo sgombero del Lambretta per volontà e pressioni di Zambetti, ex assessore regionale lombardo incarcerato per aver comprato voti della ‘ndrangheta, e dall’Aler società chiacchierata per gli stessi motivi di Zambetti) ma anche un’esplicitazione di volontà politiche.

Tant’è che l’operazione di sabato sembra sia stata ordinata direttamente dal dipartimento politiche anti-droghe.

Savina come ex capo della mobile sa bene come ci si muove per strada, nelle operazioni di ordine pubblico, e soprattutto sa che un’operazione di polizia pesante come alcune di quelle messe in atto in questa settimana se non appoggiate dal volere politico sono armi a doppio taglio. È ingenuo pensare che quello che è accaduto in questa settimana sia un caso. È ingenuo pensare che questo non sia che un biglietto da visita ed un segnale ai movimenti e a tutti coloro non sono addomesticati al silenzio e al rimanere rinchiusi nelle gabbie dell’apparente libertà in cui vorrebbero confinarci.

Un massacro organizzato come quello di sabato notte difficilmente non può non trovare radici più profonde che la semplici operazione di polizia per il rispetto della legge. C’è qualcosa di più che va ricercato nel solco tracciato tra l’irruzione alla scuola Diaz, le torture di Bolzaneto, le violenze nelle carceri, nelle celle e nei cie, gli omicidi di Aldrovandi, Sandri e Uva, le tante violenze operate dalle forze dell’ordine nella storia del nostro paese e anche e soprattutto nelle catene di comando che formano, pensano e comandano uomini in divisa.