Tratto da Peacereporter.it

Una legge inutile

Nuovi attacchi degli internauti alla legge antipirateria firmata dal ministro della Cultura Angeles Sinde. Un team di esperti incontra Leire Pajin, numero tre del Psoe, per proporre emendamenti

6 / 4 / 2010

La legge Sinde contro la pirateria informatica continua a provocare le critiche degli spagnoli. Dal 18 marzo scorso, data della sua approvazione all'interno del pacchetto legislativo sull'economia sostenibile (Les), il provvedimento è stato fatto oggetto di duri attacchi da parte delle associazioni degli internauti. Perfino lo stesso primo ministro Luis Zapatero, durante la conferenza stampa di presentazione, si è ben guardato dal dare il fianco ai giornalisti presenti glissando sull'ultima disposizione aggiuntiva della Les. Probabilmente lo stesso "Zp" si è reso conto dell'impopolarità di una misura che nulla aggiunge all'attuale legislazione in materia di diritti d'autore e proprietà intellettuale.

Al contrario. Un recente provvedimento del tribunale di Alicante ha dimostrato che la magistratura è molto attenta nel perseguire chi viola la normativa sui diritti d'autore. Nella fattispecie il giudice ha ordinato il blocco di sedici siti web, e di conti corrente ad essi collegati, che permettevano di scaricare film registrati illegalmente nelle sale cinematografiche e messi a disposizione, dietro pagamento, per il download degli internauti. L'operazione, avviata lo scorso dicembre dopo la denuncia congiunta, fra le altre, di case di produzione del calibro di Columbia Tristar, Universal e Disney ha portato all'arresto di quattro persone accusate di aver diffuso centinaia di pellicole e di aver causato danni in termini di mancato guadango per più di cinque milioni di euro.

Pareri discordanti. Arrivano dai due versanti opposti del cinema: produttori e spettatori. A riaprire il dibattito fra le due categorie è proprio la circostanza che la legge applicata dal magistrato spagnolo non ha tenuto conto della nuova normativa proposta dal ministro della Cultura Angeles Gonzalez Sinde. Questo episodio rende palese la "perentoria necessità di un cambio di legislazione - ha detto il presidente della Federazione per la Protezione della proprietà intellettuale José Manuel Tourné - se questi signori sono stati sorpresi a dicembre nell'atto di commettere presunte attività illegali vuol dire che si è ritardato quattro mesi nel chiudere i siti web e ciò dimostra che qualcosa non funziona". Il riferimento esplicito di Tourné è quello verso il dettato più discusso di tutta la legge Sinde, ovvero i quattro giorni di tempo messi a disposizione del giudice dell'Audiencia Nacional per valutare, senza studiare l'incartamento del caso, se chiudere o no i siti precedentemente additati come illegali dalla Commissione della proprietà intellettuale - quest'ultima sotto il controllo del governo. Di parere contrario è Victor Domingo, dell'associazione degli internauti che ha dichiarato al quotidiano El Pais: "Questa decisione prova che i giudici stanno già agendo e che per tanto non è assolutamente necessaria la disposizione aggiuntiva che il ministro della Cultura ha introdotto nella legge di Economia Sostenibile per controllare internet attraverso una commissione parallela che di fatto si sostituisce interamente ai magistrati".

Una petizione di modifica. È stata consegnata da un gruppo di blogger e professionisti della rete a Leire Pajin, segretaria dell'organizzazione del Psoe e numero tre del partito. A lei il team, composto fra gli altri da Rosalia Lloret di Rtve.es e Virginia Perez direttrice del quotidiano web 20minutos, ha recapitato il documento col quale vengono chieste quattro importanti emendamenti alla legge Sinde. In primo luogo si chiede di permettere al giudice dell'Audiencia Nacional di poter esaminare i casi sui quali si dovrà pronunciare e non solamente di adottare misure su quanto avanzato dalla commissione di proprietà intellettuale. In secondo luogo il team di esperti vorrebbe che la legge precisi meglio quali siti sono soggetti a chiusura e quali no per evitare le ambiguità dettate dalle formule "animo di lucro" e "danno patrimoniale". Un altra istanza è quella sulla composizione della commissione di proprietà intellettuale che dev'essere, secondo il team, indipendente dal ministero della Cultura e, quindi, nominata direttamente dal Parlamento. Infine è stata formulata una richiesta sull'indennizzo come forma di risarcimento danni a favore dei proprietari di siti internet colpiti da una misura cautelare di chiusura delle proprie pagine web che riescano successivamente a dimostrare l'infondatezza del provvedimento.