Un percorso comune verso il 6 maggio

di Luca Casarini

27 / 3 / 2011

Di questi tempi farebbe bene a tutti sottoporsi ad esami continui. Non solo per prevenire i nefasti effetti di qualche nube radioattiva, che ormai ci è imposta come il tramonto del sole o lo schiarire del mattino. Esami di altro tipo, del nostro modo di fare politica o se si preferisce, di costruire una nuova società. L’assemblea di Uniti per lo Sciopero che ha riempito per ore l’aula 1 della facoltà di Lettere alla Sapienza, è stata innanzitutto questo: mettere insieme, studenti, operai, delegati sindacali, attivisti di associazioni e centri sociali, e  tanti e tante che trovano in questo “comune” che si va formando una ragione di nuova militanza, non è facile. Dunque la prima verifica, quella dei numeri e della composizione dell’assemblea, si può dire superata in maniera ampia. Ci stiamo disintossicando per fortuna da quel modo di fare politica che ci rendeva sempre, tutti ed ognuno, autosufficienti.  La presenza all’interno del percorso di Uniti per lo Sciopero, di reti studentesche vere, come Unicommon, Link, o del segretario generale della Fiom, o di decine di centri sociali dislocati in tutta la penisola, è certo una garanzia di solidità, di concretezza. Ma non potrebbe bastare a superare gli “esami”. E’ lo spirito con cui ci si parla, innanzitutto, ad essere importante. Quello di persone che sanno che sarà difficile convincerne tante, tantissime altre, milioni di altre. Uniti per lo Sciopero è prima di tutto qualcosa che non basta a sé stesso, qualcosa che si deve ingrandire per forza, strada facendo, fino al 6 maggio prossimo. Che deve cioè, come ha detto Maurizio Landini, farla finita con quella separazione tra il dire e il fare, tra il “conflitto” e il “progetto” di una alternativa.  Come se non sapessimo che per fare riuscire lo sciopero generale, bisogna che effettivamente milioni di lavoratori e lavoratrici siano convinti, scelgano di non andarci quel giorno, a lavorare. Che “generalizzare” quella giornata di lotta significa far crescere un sentimento diffuso, aprirsi a forme di partecipazione molteplici che riescano a far sì che il paese “si accorga” di quello che accade, e cerchi delle risposte negli obiettivi e nelle ragioni di chi lo fa accadere. La qualità di una assemblea come quella dunque, si misura anche da ciò che è stato deciso. Uniti per lo Sciopero non ha proclamato lo sciopero generale: noi siamo consapevoli dei nostri limiti: pensiamo che milioni di lavoratori iscritti alla CGIL potrebbero farlo, il 6 maggio, intanto perché il loro sindacato l’ha indetto. Per noi è importante sostenere concretamente tutte le categorie che hanno già allungato l’astensione dal lavoro a otto ore. Un bel segnale per quelle 24 ore di lotta, di iniziativa, di sciopero articolato che immaginiamo il 6 maggio. Appoggiare e sostenere significa aiutare i delegati, le Rsu, le Camere del Lavoro, la Fiom o l’Flc, e tutte le organizzazioni del lavoro, a svuotare effettivamente i luoghi della produzione e del lavoro. Ci mettiamo a disposizione, non a fare lezioni. Allo stesso tempo siamo convinti che molti delegati, Rsu e Camere del Lavoro, si debbano mettere a disposizione per far sì che anche chi non ce l’ha un posto di lavoro fisico, chi non ce l’ha un sindacato o un contratto di lavoro, possa esprimere in quella giornata il proprio “diritto allo sciopero”. Proponiamo, a partire dalla discussione in assemblea, la costruzione in tutte le regioni e città, di “assemblee uniti per lo sciopero”, che possano costituire tra loro una rete diffusa in tutta italia. Questi sono per noi i luoghi del “comune” che costruiscono lo sciopero del 6 maggio.  Va da sé che anche la piattaforma “ufficiale” dello sciopero va arricchita: il sostegno al reddito attraverso aumenti di salario e istituzione del reddito di cittadinanza, va richiesto con forza e finanziato attraverso la tassazione di rendita e transazioni finanziarie. Bisogna togliere soldi alle spese militari e darli a nuovo welfare. Come bisogna battersi perché si incentivino in questo paese l’utilizzo delle energie alternative al nucleare al petrolio, si investa per produrre a casa nostra le tecnologie atte a rendere ciò possibile. Il percorso verso lo sciopero è già iniziato: a Lampedusa, attraverso la campagna Welcome, il prossimo 2 aprile per fermare i bombardamenti e con la costruzione di una carovana euro mediterranea che raggiungerà la Tunisia e il confine con la Libia.

pubblicato da "il Manifesto" del 27 marzo 2011