Twitter sconfitta dai giudici Usa: "Non può proteggere l'attivista di Occupy"

La Corte d'appello di New York nega al social network il diritto a mantenere riservati i tweet di un giovane arrestato durante la manifestazione di ottobre a Brooklyn. L'azienda di San Francisco contesta: "Gli utenti sono gli unici proprietari dei messaggi", ma ora rischia una multa

17 / 9 / 2012

NEW YORK -  Twitter sconfitta dalla magistratura Usa: dovrà consegnare l'archivio di post di un attivista di Occupy Wall Street arrestato l'anno scorso, oppure affrontare una multa.

La corte d'appello di New York ha stabilito che l'azienda di San Francisco fornitrice della piattaforma di microblogging non può continuare a bloccare le indagini su Malcolm Harris, un manifestante del movimento anticapitalista che nell'ottobre scorso venne fermato durante la grande protesta sul Brooklyn Bridge, rifiutandosi di consegnare al giudice di New York i testi dei tweet scritti (e poi cancellati) dal giovane negli ultimi mesi.

Twitter aveva fatto ricorso contro la richiesta del giudice sostenendo che la proprietà dei tweet è esclusiva degli utenti e di non aver dunque diritto a violare il loro diritto di disporre dei testi - che però rimangono "memorizzati" grazie a un accordo tra Twitter e la National Library.

Per due volte il giudice di New York Matthew Schiarrino Jr. aveva disposto che Twitter obbedisse alla richiesta del procuratore distrettuale Cyrus Vance di consegnare i tweet di Harris, e da giugno l'azienda diretta da Dick Costolo si era rifiutata ricorrendo in appello. Ieri, la decisione della corte d'appello - mirata a sbloccare il processo di Harris fissato per dicembre: Twitter sarà accusata di disobbedienza ai giudici, e dunque passibile di sanzioni, se continuerà a proteggere il suo utente.

Twitter si era appellata al quarto emendamento sul diritto alla privacy e la protezione da perquisizioni e sequestri illegali, sostenendo il diritto degli utenti a contestare procedimenti giudiziari che li riguardino.Nel gennaio scorso, il procuratore di New York aveva mandato a Twitter un invito a comparire, chiedendo all'azienda di consegnare "tutte le informazioni relative all'utente (Harris), compreso l'indirizzo email, e tutti i tweet postati dal 15 settembre al 31 dicembre 2011".

I giudici sostengono che i tweet di Harris potrebbero dimostrare se e in che misura l'accusato era consapevole di stare per violare le disposizioni di ordine pubblico relative alla manifestazione di Brooklyn, secondo cui ogni tentativo di bloccare il traffico sarebbe stato punito con l'arresto.

Harris aveva accusato la polizia di aver sviato i manifestanti scortandoli sul ponte e facendogli dunque erroneamente credere che sarebbero stati autorizzati ad attraversarlo.

Harris aveva tentato di contestare la richiesta, ma gli era stato risposto che non aveva diritti di proprietà sui propri tweet.

Twitter aveva replicato che la richiesta avrebbe contraddetto i termini e condizioni del contratto con il sito, che esplicitamente dichiara che gli utenti "mantengono il diritto a ogni contenuto da loro postato".

E accusa i procuratori di tentare di costringerla a violare le leggi federali (opponendo tra l'altro anche una contestazione di legittimità territoriale dei giudici di New York nei confronti di un'azienda con sede in California).

L'obbligo di mandato di perquisizione - hanno risposto i giudici - interviene solo per i post comparsi negli ultimi giorni prima dell'arresto di Harris mentre quelli precedenti possono essere libero oggetto di investigazione.

Il contenzioso costituisce un precedente importante e delicato per Twitter e in generale per il diritto alla privacy sui social media. "E' un grosso caso - commenta nel suo blog l'American Civil Liberties - Gli inquirenti diventano sempre più aggressivi nei loro tentativi di ottenere informazioni su quel che la gente fa su Internet.

Se gli utenti di internet non possono proteggere i propri diritti costituzionali, la loro unica speranza è che lo facciano le aziende che operano sul web".

E dal punto di vista di Twitter è senz'altro più proficuo operare in un ambiente giuridico in cui gli utenti sono responsabili per i propri contenuti e protetti come soggetti giuridici individuali piuttosto di dover adottare politiche di controllo e moderazione di tutto quel che viene postato che di fatto distruggerebbero l'operatività della piattaforma.