La polemica sui recenti provvedimenti del Ministro Clini

Twitter, il Ministero dell'Ambiente ed i processi reali.

di Antonio Musella

12 / 2 / 2013

L'ultima volta che sono entrato al Ministero dell'Ambiente, in Viale Cristoforo Colombo a Roma, è stato qualche anno fa. Erano i tempi del governo Berlusconi, con un movimento in difesa dell'ambiente e dei beni comuni forte su tutto il territorio nazionale e con le piazze che trasudavano di cittadinanza attiva. Tempi in cui le porte dei ministeri si aprivano in virtù dei rapporti di forza che mutavano nella società. Oggi senza dubbio siamo in una fase di difficoltà oggettiva, per i movimenti in generale, e per i movimenti in difesa dell'ambiente ed i beni comuni nello specifico. Di certo le mobilitazioni tarantine hanno dato nuovo impulso alle lotte ambientali collegandole tra loro in una prospettiva di modello di sviluppo alternativo come orizzonte collettivo.
Fatto sta che i rapporti di forza non sono dalla parte dei movimenti.
Capita quindi, che per esercitare la dialettica dello scontro con le istituzioni, spesso si debba ricorrere agli strumenti telematici ed a quelli informativi. Su questo campo gli sforzi di giornalisti, attivisti e semplici cybernauti si assimilano come flusso d'opinione che qualche volta può mettere in imbarazzo la controparte. Trent'anni fa non c'era twitter, non c'erano i blog, non c'erano i portali di informazione indipendete che potevano magari incidere come fattore ulteriore (ma non decisivo!) nello scontro tra le parti.
Quando nei primi giorni di febbraio ho scritto il mio articolo "Gli ultimi regali di Clini"” pubblicato sull'Huffingtonpost e su Global Project, non pensavo francamente di poter suscitare le reiterate ire del Ministero dell'Ambiente. Soprattutto non pensavo di farlo sui social network. Sebbene la mia esperienza giornalistica sia recente, quella da attivista mi porta ad essere sempre convinto della prevalenza dei processi reali su quelli virtuali. Il mio articolo trattava di due decreti approvati dal Ministro dell'Ambiente, il primo è il decreto n°7 dell'11 gennaio 2013, sul declassamento di 18 Siti di Interesse strategico Nazionale da bonificare, e quello sull'innalzamento dei limiti consentiti di sostanze tossiche e nocive nelle aree militari. Ho fatto anche riferimento alla possibilità (usando la definizione “è in arrivo...”) del decreto che assimilerebbe i rifiuti alle forme di combustibile autorizzandone l'incenerimento nei cementifici. Notizie che sono state commentate da prese di posizioni ufficiali di diverse associazioni e coordinamenti, come il WWF, il Coordinamento Nazionale Rifiuti ed Energia e il Comitato Gettiamo le basi, insieme a tante altre reti territoriali.
I temi, seppure nell'ambito di normative complesse, sono semplici : il declassamento dei S.I.N rimanda alle Regioni la bonifica di 18 aree profondamente inquinate, opere per le quali le regioni non avranno mai i fondi a sufficienza; l'innalzamento dei livelli di inquinamento delle aree militari, il cui decreto in oggetto non si capisce se sia stato firmato oppure no, “legalizza” di fatto l'inquinamento delle aree militari come il poligono di Quirra in Sardegna; la possibilità di bruciare rifiuti nei cementifici contribuirebbe a fare un regalo ai produttori di cemento e ad inquinare ulteriormente le zone interessate dagli stabilimenti.
Un articolo che al Ministero dell'Ambiente sembra non essere proprio piaciuto.
Comincia il 5 di febbraio lo scambio di tweet sul mio profilo da parte del Ministero. “@AntonioMusella Lei individua tre “piaghe”, ma ci sono diverse sviste. Per esempio non viene autorizzato l'uso di ecoballe nei cementifici” scrive cosi' il profilo twitter del Ministero dell'Ambiente.
Nella stessa giornata rispondo chiedendo spiegazioni “@miniambienteIT infatti ho scritto è in arrivo...lo state per fare oppure no?”. Alle mie sollecitazioni rispondo anche altri, come l'astrofisico Luca Tornatore sempre sul profilo ministeriale. Il 6 febbraio il Ministero risponde sintetico: “@AntonioMusella no”. Il 7 febbraio l'utente Filonide76 incalza sempre sul profilo del Ministero “@AntonioMusella @miniambienteIT Giusto per la precisione. Viene autorizzato l'uso nei cementifici di rifiuti considerati speciali”.
E' probabile che io abbia commesso una leggerezza, non specificando tecnicamente al meglio la procedura indicata nel presunto decreto, di cui all'oggi, per correttezza di informazione, non c'è traccia. L'11 febbraio il profilo del Ministero comincia a perdere la pazienza “@AntonioMusella no perchè devi inventare?”. Il tono comincia a farsi incandescente. E si continua “@AntonioMusella ha scritto di “tre decreti legge firmati dal ministro” non ci risulta”. In verità io ho solo scritto del decreto n°7 dell 11 gennaio 2013, ho parlato del decreto sull'inquinamento delle aree militari come denunciato dal Comitato Gettiamo le Basi e per quello sui cementifici, come già indicato sopra, ho usato la formula “è in arrivo”.
Ma il profilo twitter del Ministero a questo punto se la prende proprio a male. “@AntonioMusella Veleni rifiuti e contaminazioni sono cose terribili, ma è esaltante poter lavorare per difendere l'ambiente da queste minacce”. Eh...magari lo facessero con un po' più di trasparenza !
Il decreto sui rifiuti nei cementifici sembra dissolto nel nulla. Per fortuna ovviamente spernado che abbia influito anche la mobilitazione del 8 e 9 febbraio in diverse piazze d'Italia da parte dei comitati territoriali. Il decreto n°7 sui S.i.n è un'atto ufficiale e non smentibile. Sul decreto che riguarda le aree militari invece nessuna precisazione o notizie.
Ai tempi di twitter la dialettica dello scontro magari si agisce anche cosi', nonostante il mio continuo scetticismo proprio per questo tipo di social network che ti chiede di racchiudere spesso concetti anche complessi in solo 140 lettere. Resto fermamente convinto che solo i processi reali determinano i rapporti di forza e mai quelli virtuali. Secondo un recente studio dell'Osservatorio Europeo sulla sicurezza, presieduto da Ilvo Diamanti, il 66% degli italiani mette al primo posto tra le proprie preoccupazioni “le distruzioni dell'ambiente e della natura”. E' la principale “paura” degli italiani che surclassa quella della crisi, che è al secondo posto, e distanza di svariate lunghezze le paure dei migranti ormai svanite del tutto dalle statistiche condotte dall'Osservatorio Europeo.
Questo elemento, insieme alle mai dome battaglie territoriali dalla Campania alla Puglia, dal Veneto alla Sicilia, dovrebbero portare a scommettere sulla ripresa delle lotte ambientali nel paese. Anche perchè la controparte cade spesso in fallo.
E' proprio il tema del mio ultimo tweet al Ministero dell'Ambiente “@miniambienteIT Fatta salva la bontà del lavoro che fate....ma voi siete sempre il Ministero di Pelaggi e Mascazzini? Permettete il dubbio...”.
Touchez.
Il Ministero non parla più.