Entrerà
in vigore dal 31 marzo 2014 il contratto integrativo territoriale per i
lavoratori stagionali del settore turistico siglato dai sindacati
confederali e da ADAC e Federalberghi.
Rispetto
a quanto è stato sottoscritto dalle associazioni di categoria della
provincia di Forlì-Cesena e dai sindacati vogliamo enunciare alcune
cose.
Il
problema non è tanto firmare degli accordi con chi rappresenta gli
interessi delle categorie turistiche/economiche ed arrivare ad una
sintesi (se portassero ad un vero risultato per i lavoratori), bensì il
fatto che nessun albergatore rispetta i contratti e i sindacati confederali non agiscono il conflitto sui luoghi di lavoro.
I signori firmatari lo sanno bene.
Gli
alberghi sono aziende turistiche che praticano l’illegalità perché pur
esistendo dei limiti allo sfruttamento lavorativo (contratto) loro non
li rispettato, ne li applicano.
Per queste ragioni consideriamo negativo questo accordo, poiché:
a) non apporta miglioramenti significativi alle condizioni materiali di lavoro e sfruttamento imposte dagli imprenditori turistici ai lavoratori stagionali;
b) adotta misure per adeguarsi alla Riforma Fornero senza che i sindacati muovano critiche a tale legge, in particolare sulla flessibilità e il ricatto lavorista;
c) rimarrà sulla carta, visto che nessun albergo rispetta le regole, per la disonestà predatoria degli albergatori e l’impotenza (ed incapacità di agire e produrre il conflitto) dei sindacati confederali… nonostante i lavoratori stagionali siano migliaia in tutta la Costa Romagnola e centinaia nella sola Cesenatico.
Il
presidente di ADAC (Giancarlo Barocci) si dichiara soddisfatto
dell’accordo firmato, e su questo non possiamo esprimere dubbi, la
strada per lui sembra spianata.
Considerando anche che questo accordo non prevede nessun controllo rispetto al reclutamento di manodopera attraverso le agenzie di intermediazione romene svolgenti un’attività, che secondo la legge italiana, è illegale.
Parliamo di un aspetto dell’economia turistica che impiega forza lavoro pagante, spostando centinaia e centinai di donne e uomini dalle zone più povere della Romania, attraverso meccanismi di reclutamento che utilizzano molto spesso dispositivi di assoggettamento
dei lavoratori e lavoratrici che vanno dai semplici ricatti, al
sequestro dei documenti di identità, alle minacce di morte, ad un debito
da risarcire, a intimidazioni e atti di violenza contro i famigliari in
Romania. Sono quindi ben altre le misure che andrebbero intraprese
a partire dagli strumenti classici in mano ai sindacati quali: lo
sciopero, il blocco della produzione, in buona sostanza la lotta!
Reddito per tutti/e sfruttamento per nessuno!
ADL Cobas Emilia Romagna – Ass. Rumori Sinistri
*nella foto sotto l’art. del Corriere Romagna del 19 marzo sul contratto integrativo