..a casa nostra, nella casa comune, la regola è un'altra: people before profits

Trieste - #occupytrieste – Una roadmap attraverso la crisi, per la città degna

1 / 11 / 2011

Quarto giorno. Da venerdi scorso centinaia di persone animano questa piazza comune, organizzandola per garantire l'accesso a tutt@ coloro che vogliono attraversarla o esserne parte, contribuendo alle assemblee o alle attività, decorandola o tenendola pulita, preparando i pranzi o le cene comuni, difendendola dalle provocazioni della città indegna che si è presentata le notti scorse con la faccia di gruppetti di fascistelli.Da ieri sera non solo lo spazio e la passione sono comuni, ma anche la prospettiva: la piazza continua e da studentesca è diventata una piazza cittadina, che parla dei nodi materiali attraverso i quali la crisi colpisce duro e imbriglia le spinte vitali di chi abita questo territorio.Un'assemblea partecipata da circa 300 persone nel cuore dell'accampamento nel cuore della città ha segnato un passaggio decisivo, stabilendo definitivamente che #occupytrieste è un tentativo di alternativa, un mollare le ancore e dispiegare le vele al vento nuovo che arriva da tutto il mondo. Abbandonando le secche della rappresentanza stanca e di un dialogo intrinsecamente impossibile con chi antepone i meccanismi del mercato alle persone, centinaia di giovani – creando una situazione eccezionale – hanno costretto la città a riconoscere che non c'è nulla di normale nella consuetudine della crisi: una catena quotidianamente rinovata di misure straordinarie per il mercato e la noia ordinaria per chi deve pagare tutto e subito.Non è normale, dicono le assemblee, che per noi la crisi sia normale mentre per la finanza la normalità sia la crisi che consente loro l'accesso aggravato ai beni comuni, ai nostri diritti, alla nostra (poca) ricchezza individuale e alla nostra (molta) ricchezza collettiva.Non è normale questa economia, questo nomòs, regola, dell'oikòs, della casa: a casa nostra, nella casa comune, la regola è un'altra: people before profits.Con un evento tanto eccezionale come una acampada in Piazza Unità, chiediamo misure altrettanto eccezionali e, finalmente, a vantaggio delle vite di chi abita questa città.Per discuterne intensamente, #occupytrieste convoca una grande assemblea cittadina per l'8 novembre, al Teatro Romano, che verrà occupato per l'occasione. Quale luogo migliore, in questa città, per auto-rappresentarsi, che un luogo bene comune che ci narra di una storia millenaria?L'8 novembre si parlerà della materialità della crisi qui ed ora più che della sua filosofia, e delle misure normalmente eccezionali che si richiedono per riportare una situazione eccezionale alla normalità: people before profits.Sono pubblicamente invitati il Sindaco, la Presidente della Provincia e il Presidente dell'ATER (l'ente che gestisce le case pubbliche) oltre che l'AD di ACEGAS-APS (la s.p.a. partecipata che vende gas, luce ed acqua a questa città): ciò che verrà detto e proposto, infatti, riguarda direttamente ognuna di queste persone.Ma si parlerà anche dell'imminente 11.11.11, #occupyeverything, quando i nodi della crisi verranno toccati, e forse, chissà, occupati, da un grande corteo cittadino che non ha più tempo per attendere il futuro.Lungo la strada il 4 novembre, quando un corteo invaderà le zone vietate della città – vietate perché “assegnate” per vetus consuetudo ai fascisti – per ripulirne i muri da scritte fasciste e razziste, restituendole alla dignità, come fu fatto il 1 marzo del 2009.Sullo sfondo il 17 novembre, giornata internazionale del diritto allo studio ed il 26 novembre.

Di seguito, la lettera che #occupytrieste ha inviato al Sindaco, prima di incontrarlo oggi nella piazza comune, dove sono elencati e spiegati i nodi di conflitto che verranno proposti inizialmente all'assemblea dell'8:

Egregio Signor Sindaco,

Lei oggi uscirà dal palazzo del Comune per venire ad incontrarci in una piazza comune.

Comune ma non qualsiasi, perché molti e diversi - studenti, associazioni, spazi sociali e singoli – da giorni stanno dando forma e corpo al suo toponimo: Piazza Unità.

Siamo in un nuovo movimento globale che non ha tempo di attendere che un futuro ipotecato gli sia restituito da un passato poco splendido che occupa un presente in crisi con le sue istituzioni, le sue banche, le sue forme di organizzazione sociale e produttiva che si sono dimostrate in realtà strumenti perfetti di quell'1% del mondo che comanda e tirraneggia la vita del 99%.

Ma non è per fare della filosofia che Lei viene ad incontrarci, e che noi La attendiamo.

È per parlare della materialità concreta con cui la crisi morde la vita e i corpi reali delle persone in questa città.

Noi abbiamo individuato dei nodi concreti e non ci attendiamo nulla di meno che altrettanta concretezza: il futuro, nostro e di tutti, è una cosa troppo seria per lasciarlo nelle mani di chi l'ha messo in crisi. Anche lei, come amministratore e come cittadino, rischia di esserne ostaggio,

La nostra permanenza in piazza Unità si misurerà anche con la Sua formale promessa, insieme a quella dell'amministratore delegato di ACEGAS-APS, del Presidente della Provincia e dell'Ater, di essere presenti all'assemblea cittadina dell'8 novembre al teatro romano.

  1. 1) In questa città esiste una quantità indefinita – comunque notevole – di edifici pubblici (e anche privati) in disuso. Il fatto che nonostante ciò si continui a costruire, depauperando un bene comune come la terra, è qualcosa che ci indigna, ma di cui si parlerà altrove.
    Ciò che ci preme ora è sottolineare che, a parte pochissimi esempi, non esiste in questa città la possibilità di autogestire qualcosa. Non ci riferiamo a ricreatori o centri di aggregazione, ma proprio spazi di cui poter determinare collettivamente l'anima, la gioia, la creatività. Noi, e molti altri, abbiamo molta anima, molta gioia, molta creatività.
    Questo è quindi il primo nodo: a questa città servono spazi, perché lo spazio permette di crescere, di produrre bellezza e senso del mondo in autonomia. È qualcosa che non ha nulla a che vedere con il vendere il divertimento.

  2. 2) Da molti anni continuiamo a richiamare l'attenzione sulle condizioni inenarrabili degli edifici scolastici. Muri instabili, soffitti e tetti a rischiodi crollo, ali, cortili e palestre inagibili. Non è urbanistica, è un bollettino degno di una città in guerra. Chi ci ha dichiarato guerra, Signor Sindaco?
    Noi vogliamo una perizia per ogni edificio scolastico, vogliamo che sia chiaro che nessuno si vuole prendere la responsabilità della loro agibilità.
    Vogliamo che sia chiaro che una tragedia non sarebbe un incidente ma sarebbe, come molte morti sul lavoro, un assassinio.

  1. 3) Le statistiche non sono più in grado di contare quante case vuote e sfitte esistano in questa città, pubbliche e private. Vogliamo un censimento, vogliamo sapere quanti di noi potrebbero avere una casa degna che invece rimane inusata.
    Sa, Signor Sindaco, molti di noi, giovani di ogni età, nella crisi hanno redditi imbarazzanti e discontinui, sono costretti a condividere la stanza in appartamenti spesso indecenti e alle volte a scegliere se pagare l'affitto o mangiare.
    Ci sembra indegno.
    Vogliamo riaprire in questa città una trattativa sull'abitare. Le diremo di più: una trattativa sull'autoassegnazione delle case sfitte e sull'autorecupero. Alle volte capita di aver bisogno di un tetto sulla testa e di non poter aspettare, perché nella crisi le banche vengono aiutate ma noi no.

  2. 4) ACEGAS-APS è una s.p.a. Partecipata. I comuni di Trieste e Padova sono nei fatti I soci di maggioranza. Lei, in particolare, Signor Sindaco.
    In questa veste le chiediamo: le sembra degno, accettabile, concepibile che nel 2011 chi non può pagare la bolletta perché sceglie piuttosto di mandare a scuola I figli, comprargli un cappotto, o del cibo, o pagare un affitto esorbitante, debba vedersi tagliare la fornitura di gas ed elettricità, passando così l'inverno senza riscaldamento e senza acqua calda?
    Ci sembrava di aver studiato che il principe giovanni e il suo sceriffo vivessero altrove e in un altro tempo.
    Allora Signor Sindaco, noi vogliamo sapere a quante persone è stata tagliata la fornitura, che tipo di situazione di vita hanno e a quanti ancora succederà, e vogliamo confrontare questi dati con la contabilità di ACEGAS-APS. Vogliamo saperlo pubblicamente, perché nessuno può sentirsi assolto da questa pirateria sociale.
    Vogliamo una moratoria sui tagli. Nessuno è cenerentola.
    E Vogliamo che sia rispettato il mandato referendario, che l'acqua sia ripubblicizzata e il 7% di remunerazione del capitale sia dedotto dalle tariffe.

  3. 5) Vogliamo il rispetto della carta dei diritti del cittadino in formazione, che garantisce il diritto al sapere, tramite la garanzia di accesso ad ogni fonte culturale; il diritto all'abitabilità dei luoghi di formazione, ad esempio attraverso l'apertura pomeridiana agli studenti ed alle loro idee; il diritto alla mobilità attraverso la gratuità del trasporto pubblico; il diritto alla casa e all'abitare, il diritto al coinvolgimento nelle scelte politiche ed economiche, il diritto all'autonomia sociale attraverso un reddito di cittadinanza, ed una nuova legge regionale sul diritto allo studio.

  4. 6) Infine, vogliamo un impegno preciso sulla questione del TAV e sulla riconversione energetica del tessuto metropolitano verso l'impiego di energie rinnovabili e la produzione diffusa e democratica di energia.

Signor Sindaco, le difficoltà legali e burocratiche certamente esistono. Tuttavia ci è difficile non considerarle apotropaiche. Non c'è più tempo: lei capisce bene che tutto ciò, particolarmente le scuole, la casa, l'acegas, riguarda la vita reale delle persone, ormai schiacciata all'inverosimile nei meccanismi di una crisi del tutto legale.
Non consideri la nostra intransigenza come rifiuto del dialogo: la lettera della BCE al governo, ecco, quella si ci sembra un'intransigenza che rifiuta il dialogo.

Il fatto è che l'eredità che riceviamo è costituita da quella legalità e quella burocrazia che sono state nei fatti le peggiori alleate del saccheggio di tutto ciò che è comune.
Noi abbiamo la volontà di riprenderlo, per tutti.

A presto

#occupytrieste

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