Da Trieste a Venezia Bene Comune

Trieste - La Lega Infesta

Anche a Trieste la farsa è finita! Noi aborriamo in egual misura di essere oppressi e di divenire oppressori, perché la nostra dignità gioiosa e giusta è la fratellanza che non si arrende.

14 / 9 / 2011

[tutti a venezia il 17: appuntamento h 12.15 in stazione]


Mentre, duranto il fine settimana scorso, sulle rive di Trieste la Lega si dichiarava “Lega in festa”, un gruppo di 12 sconosciuti, a volto scoperto, irrompeva nel tendone principale rovesciando tutte le panche, lanciando fumogeni e lasciando scritte ovunque:

“la Lega infesta”

“ma che cazzo c'avete da festeggiare?”

“la Lega impesta”

la festa è finita!”


Capiamo alla perfezione la rabbia di quelle 12 persone. Per la stessa rabbia, più di un centinaio di persone - studenti medi e universitari, precari, lavoratori, associazioni - hanno sostato nella piazza di fronte alla festa della lega sabato pomeriggio, rivolgendo le stesse domande alla città intera, tra il plauso di molti passanti e il silenzio indecente della “lega in festa”.


Facendo nostro l'appello “Venezia è un bene comune, la commedia è finita”, come tutti sentiamo sulla pelle il bruciore della crisi e ci ricordiamo ciò che scrivemmo più di un anno fa:


Noi aborriamo in egual misura di essere oppressi e di divenire oppressori, perché la nostra dignità gioiosa e giusta è la fratellanza che non si arrende: non è cosa vana ma carattere stupendo della natura umana. Al quale non rinunceremo mai.


Scrivevamo questo da Trieste dalla città del CIE di Gradisca. Una città che vedeva per le sue strade storie di straordinaria indecenza, causate dalla sanatoria truffa per cui esseri umani venivano deportati dopo essersi sostanzialmente autodenunciati, fidandosi di coloro che nella lettera delle leggi sembravano voler “regolarizzare” i migranti "irregolari", restituendo loro un po' di quella piena cittadinanza che le burocrazie e le geografie del potere hanno loro negato.


Contro questa “desàpariciòn” ci facemmo vedere tutte e tutti in città fino a ritrovarci in Piazza Unità, dando finalmente un senso vivo   a questo toponimo

Andammo, venerdì dopo venerdì, camminando per le strade della città, domandando, cantando, raccontando la nostra normalità, rendondola ben visibile e sempre presente perché non sembri che la mostruosità sia normale per tutti.


Trieste, come tutte, continua a vedere storie di straordinaria indecenza.


Noi ci sentiamo i genitori della bimba nigeriana morì alle porte dell'ospedale che non la volle perché i suoi genitori erano in attesa del permesso di soggiorno.

Noi ci sentiamo le sorelle e i fratelli dei migranti che furono sequestrati alporto di Napoli, di Joy e di tutte e tutti i reclusi del CIE di via Corelli, in rivolta costante e senza sosta, perché proprio non si può stare rinchiusi come bestie per mesi giorni, sedati,tra violenze e liquami dei cessi, solo perché non si ha un fottuto documento (né per altri fottuti motivi).

Noi ci sentiamo i compagni di scuola dei bimbi che a Bologna e a Padova si tentò di escludere dagli asili nido e non poterono giocare con noi perché ai loro genitori non danno un fottuto documento, un fottuto permesso.

Noi siamo i malati degli ambulatorii che in friuli la Lega tentò di precludere a chi non ha quel fottuto documento.

Aborriamo in egual misura di essere oppressi e di divenire oppressori, non solo perché non c'importa né della pelle né dei permessi,ma solo di vita, giustizia e dignità per tutte e tutti. Ma anche perché noi, almeno, siamo intelligenti e dalla storia qualche cosa impariamo, e sappiamo che la strada dell'esclusione, della barbarie, dell'ingiustizia e dell'indecenza porta sempre e solo verso il basso.

Magari più che dalla storia impariamo anche dal fatto che sempre più anche noi stiamo scivolando al limite della cittadinanza invisibile, senza diritti, senza reddito, senza casa,  trattati come schiavi nella selva della precarietà. Capiamo al volo.


Per tutto questo saremo a Venezia il 17, in tante e tanti

                                                                                              Casa delle Culture