Trieste - Falsa sanatoria, vere espulsioni

Utente: folletto
29 / 3 / 2010

La Questura del capoluogo giuliano da un po' di tempo sembra aver fatta propria la linea dura promulgata dalla Lega Nord in fatto di immigrazione clandestina ed in questi ultimi mesi sembra voler fare da apri pista nella crociata contro i migranti senza permesso di soggiorno che hanno cercato di regolarizzare la loro posizione attraverso l'ultima sanatoria per colf e badanti.

Per capire quello che sta succedendo dobbiamo fare un salto indietro di un mese circa, a metà febbraio l'ufficio immigrazione della Questura di Trieste decide di cambiare la propria interpretazione sull'articolo 14 del testo unico sull'immigrazione. L'articolo in questione è quello che ha istituito il reato di inottemperanza al provvedimento di espulsione, cioè se vieni fermato per la seconda volta da clandestino scatta la denuncia. L'interpretazione sta nel farlo diventare un reato ostativo al rilascio del permesso di soggiorno e cioè rientra tra quei reati previsti dagli articoli 380 e 381 del codice di procedura penale, per i quali è proibita la regolarizzazione. Quindi se sei  clandestino ma ti hanno fermato una sola volta la tua regolarizzazione attraverso la sanatoria per colf e badanti va avanti, se invece hai avuto la sfortuna di esser stato “pizzicato” dopo aver ricevuto il primo provvedimento di allontanamento, conosciuto come “foglio di via”, la tua regolarizzazione si ferma e torni ad essere un migrante a rischio espulsione.

A farne le spese di questo cambio di rotta era stato un cittadino senegalese che a metà febbraio si era visto convocare in Questura dall'ufficio immigrazione con la scusa di espletare le ultime procedure per la sanatoria. Una volta presentatosi in Questura si è visto notificare il decreto di espulsione ed è stato portato a Milano ed imbarcato sul primo volo per Dakar. Poi è arrivato lo sciopero degli stranieri del primo marzo e l'interpretazione restrittiva della Questura era finita prima sul giornale cittadino, poi sulle pagine di Repubblica dove nell'articolo emergeva la discrepanza fra le diverse questure della penisola nell'interpretare l'articolo 14 come ostativo o meno per la regolarizzazione. Poi solo il silenzio, ogni questura continuava a fare a modo suo, dal Ministro dell'Interno nessuna precisazione. L'imbarazzo era evidente, prima Maroni emana una sanatoria per clandestini e poi salta fuori che alcuni sono “più clandestini” di altri e cambiando quindi le carte a gioco ancora in corso trasforma il tentativo di regolarizzare la propria posizione in una auto-denuncia di clandestinità. A tirare fuori dall'imbarazzo il ministro ci ha pensato a metà marzo il Capo della Polizia Manganelli attraverso una circolare ministeriale in cui ribadiva che l'interpretazione fatta dalla Questura di Trieste era quella giusta. In pratica Governo e Parlamento fanno le leggi, poi la Polizia decide come si interpretano.

A Trieste però negli uffici della Questura non si accontentano, erano nel giusto ed il loro capo l'ha ribadito, nel silenzio costante del capo del capo però, ma comunque non sono contenti. C'è voglia di stringere le maglie, c'è voglia di espellere.

L'occasione si presenta il 26 marzo, sempre una procedura di regolarizzazione attraverso la sanatoria di cui prima, sempre un cittadino senegalese. In questo caso l'articolo 14 non c'entra, la Questura ha dato parere negativo a causa della mancanza dei requisiti necessari a carico del datore di lavoro. E' il caso di un ragazzo senegalese che doveva esser assunto da un suo connazionale, questo non aveva un reddito sufficiente per l'assunzione e quindi aveva deciso di unire il suo reddito con quello dei suoi fratelli con cui condivide la casa. La Questura non riconosce uno dei fratelli come tale, richiede carte che far arrivare dal Senegal è cosa ardua se non impossibile. Risultato: datore di lavoro non in possesso dei requisiti necessari, procedura chiusa con diniego, decreto di espulsione. Ma negli uffici della Questura sanno che una convocazione non avrebbe effetto, la diffidenza da parte dei cittadini migranti nei loro confronti ormai è sulla bocca di tutti. E qui arriva il “salto di qualità”, l'efficienza ereditata dai rigorosi asburgici fa partire una pattuglia dei carabinieri diretta a casa del cittadino senegalese, d'altronde nelle carte della procedura di regolarizzazione il migrante è tenuto a specificare la dimora. Ed è li che lo vanno a cercare e lo trovano, direttamente a casa, preso e portato dal giudice di pace per convalidare l'espulsione. Non contenti identificano anche un altro cittadino senegalese presente in quella casa e scoprono che è senza permesso di soggiorno pure lui. Anche lui viene portato dal giudice di pace dove però giungono anche le carte dell'ospedale di Trieste che certificano al migrante in questione una grave malattia per cui dev'essere sottoposto ad un intervento previsto appunto per la prossima settimana. Espulsione  non convalidata ma foglio di via prontamente consegnato.

Tutto questo succede a Trieste, città in cui ora ci sono decine di migranti che volevano e vogliono regolarizzare la loro situazione e che avevano intravisto un barlume di speranza attraverso la sanatoria per colf e badanti. Ma su quel barlume c'è una Questura che sta soffiando sempre più forte.