Trieste - Dopo le proteste per la morte di Alina, il responsabile dell'Ufficio Immigrazione Baffi viene allontanato

18 / 5 / 2012

Da ieri mattina Carlo Baffi non è più responsabile dell'ufficio immigrazione della Questura di Trieste. Per il momento con la formula delle ferie “obbligatorie”, ma essendo già stato nominato un suo sostituto è evidente che la sua presenza era diventata un problema per tutti.

Non possiamo che esprimere la nostra soddisfazione per questo allontanamento, anche se molto è ancora da appurare sulle responsabilità complessive riguardo alla morte di Alina Bonar Diachuk nel commissariato di Opicina, frazione del comune di Trieste. Commissariato in cui era sequestrata da tre giorni senza nessuna autorizzazione del magistrato e dove ha trovato la morte, filmata da una telecamera di sicurezza che forse nessuno stava guardando, ma dove sicuramente nessuno è intervenuto nei quaranta minuti di agonia che hanno accompagnato i suoi ultimi momenti di vita.

Questa prassi del sequestro di persona era abituale, come sta appurando la Procura del tribunale di Trieste, decine e decine di persone hanno subito lo stesso trattamento, utilizzando di fatto il commissariato di Opicina come un Cie clandestino in cui rinchiudere i migranti senza alcuna autorizzazione da parte della magistratura e senza nessun avviso ai legali delle persone sequestrate.

Infatti i capi di imputazione, in questo momento rivolti a Baffi e a due poliziotti del commissariato di Opicina, sono di sequestro di persona e omicidio colposo. Per quanto riguarda Baffi, nella perquisizione disposta dalla Procura nel suo ufficio e nella sua abitazione, gli è stato sequestrato molto materiale nazifascista, tra testi razzisti e paccottiglia varia che amava esibire tanto a casa quanto in questura, compresa la targhetta con la faccia del duce “ufficio epurazione”, che evidentemente “avvisava” chi entrava nel suo ufficio di quanta “dedizione e cura” intendeva mettere nel proprio lavoro.

Quindi ribadiamo la nostra soddisfazione per l'allontanamento, ma rimane l'inquietudine e la rabbia pensando alla questura di Trieste e ai suoi continui, negli anni ricorrenti, “buchi neri” in cui personaggi come Baffi possono agire indisturbati. Ma è proprio possibile che nessuno fosse a conoscenza delle attitudini naziste del Baffi, nessuno è mai entrato nel suo ufficio o si è mai posto il problema se fosse normale avere un “ufficio epurazione” del ventennio fascista nella questura triestina, e evidentemente non solo a parole ma anche nei fatti?

Il questore Padulano ha fino a ieri coperto Baffi, affermando che ha sempre svolto il proprio dovere, e che per quanto riguarda i sequestri effettivamente c'è un vuoto di legge e disorganizzazione degli uffici giudiziari che loro colmavano compiendo il proprio dovere. Quindi fuori dalla legge.

Questo è il vero problema oggi a Trieste, una questura in cui la prassi è l'illegalità nei confronti dei migranti, in cui si può tranquillamente sequestrare le persone e costruirsi il proprio Cie personale, tutto questo senza nascondere minimamente le proprie idee naziste che anzi fanno da naturale corollario delle proprie azioni.

In tutto questo l'allontanamento di Carlo Baffi non può bastare, il questore Padulano ha molto di cui rispondere e francamente speriamo ne risponda da una posizione diversa da quella attuale. Magari anche lui dalle ferie forzate.

Per arrivare alla verità e alla giustizia per Alina c'è ancora molta strada da fare e noi intendiamo percorrerla tutta.

Casa delle Culture, Trieste