Treviso - Un giorno senza di noi

Verso il primo marzo

26 / 2 / 2011

 “Un giorno senza di noi” quest’anno ha una valenza diversa rispetto a quella che aveva solo un anno fa, perché molte cose sono cambiate dal marzo 2010. Nell’ultimo anno, da fronti diversi, sono in atto molteplici attacchi ai diritti degli individui, attacchi però riconducibili a un medesimo disegno che sembra voler rendere le esistenze di tutti noi, se possibile, ancora più precarie. La crisi ha senza dubbio spinto i vari rappresentanti del potere a un giro di vite autoritario che schiaccia le nostre vite e mina la nostra possibilità di scelta.

L’attacco che la riforma Gelmini sta portando avanti contro il mondo della formazione con i suoi tagli pesanti e indiscriminati costringe l’università pubblica e chi la rende vive lavorandoci, studiando e facendo ricerca ad adattarsi ai canoni di un mercato che ci vuole piegati e sempre disponibili.

Il ricatto che Marchionne ha presentato agli operai della Fiat si è in realtà presto esteso a tutti i lavoratori che vengono messi di fronte a una falsa scelta fra un lavoro senza diritti e la disoccupazione. Anche chi poteva un tempo definirsi “garantito” oggi è privo di quei diritti che per anni si sono dati per scontati.

Le misure prese per regolamentare la presenza in Italia dei migranti sono palesemente orientate a renderne la vita precaria, ponendo una lunga serie di ostacoli. Al problema del vincolo del permesso di soggiorno a un contratto di lavoro, ai continui respingimenti alle frontiere, alla sempre vergognosa reclusione nei Cie, si è aggiunta anche la pretesa di superamento di un test di lingua italiana.

Per tutte queste cose ogni giorno ci siamo indignati e siamo più volte scesi in piazza per ribadire che siamo INDISPONIBILI. Siamo indisponibili, come studenti, a subire i tagli della riforma Gelmini e per questo siamo scesi in piazza il 24 Novembre e il 14 dicembre. Siamo indisponibili, come lavoratori, ad accettare un modello di organizzazione del lavoro che ci vuole schiavi pronti ad accettare ogni forma di sfruttamento, per questo abbiamo scioperato. Siamo indisponibili, come donne, ad accettare sia di essere rappresentate come oggetti da esibire o usare a piacimento, sia di essere distinte in donne per bene e in donne per male, per questo siamo scese in piazza il 13 gennaio. Siamo indisponibili, come migranti, ad accettare di essere privati della libertà di scelta sia nel paese d’origine sia dove scegliamo di vivere, temporaneamente o meno, per questo scendiamo in piazza il Primo marzo.

Nel Maghreb ci si ribella per conquistarsi il diritto di scelta: scegliere di stare nel proprio paese e cambiarlo, scegliere di andarsene per cercare nuove opportunità e una nuova esistenza, scegliere di partire e poi di tornare. Anche in Italia ci si ribella per conquistarsi la libertà di scelta: scegliere di lavorare a certe condizioni o meno, scegliere un percorso formativo di qualità e accessibile, scegliere sul proprio corpo e sulla propria vita, scegliere di vivere qui o da un'altra parte, potendo cambiare come e quando lo si ritenga opportuno perché il diritto di muoversi e spostarsi è un diritto inalienabile.

La difesa del diritto di scelta unisce ogni nostra battaglia.

Appuntamento a Treviso ore 17.00 Piazza Borsa

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