Volantini, slogan, poi un corteo tra le vie del centro. La protesta degli universitari è arrivata anche a Treviso dove ieri mattina un gruppo di ragazzi ha portato in piazza il suo no alla riforma Gelmini. Attimi di tensione in mattinata, davanti alle aule trevigiane, quando il confroto tra studenti di destra e sinistra ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine.
Non sarà stata la massiccia manifestazione che ieri ha paralizzato la stazione di Padova, o quella arrivata sui tetti di Roma nei giorni scorsi, ma ha portato in strada un centinaio di studenti che per la tranquilla depandance universitaria di Treviso è già sintomo di un malessere forte, capace di animare l’ateneo anche nelle sue propaggini più lontane.
La manifestazione è iniziata di prima mattina lungo la riva sinistra del Sile, quella dove affacciano le aule dei corsi di commercio estero e mediazione linguistica e culturale, i due corsi di laurea legati a Ca’Foscari. Lì volantini distribuiti ai ragazzi, slogan e uno striscione: «Rifiutiamo questa riforma». La manifestazione era nata poche ore prima su iniziativa di singoli studenti e aveva trovato prima l’appoggio della rete studenti medi, poi dei ragazzi dell’ex centro sociale Ubik Lab. Nulla sotto i portici o nella piazza opposta, quella che si apre sotto le finestre delle aule di giurisprudenza che hanno assistito però alle tensioni scoppiate tra gli stessi studenti quando alla manifestazione hanno tentato di unirsi i ragazzi della Destra universitaria, movimento legato a Forza Nuova.
Immediato lo scontro con i giovani dei centri sociali ma anche con altri manifestanti: «Non vogliamo simboli di partito» hanno detto gli studenti indicando lo striscione marchiato Forza Nuova. di lì insulti, spinte, urla. Per evitare lo scontro fisico sono dovute intervenire le forze dell’ordine che hanno diviso i due gruppi di universitari relegandoli sulle due diverse rive del fiume.
Per tutti, comunque, un unico obiettivo: la riforma Gelmini. «Scempio»,
«ingiustizia», che arrivassero da destra o da sinistra gli aggettivi sul
provvedimento sottendevano tutti lo stesso giudizio. «Cancella corsi di
laurea specialistici - dice Mirco - in onore del taglio delle spese che
elimina i percorsi di studio con pochi alunni. Ma allora dove e come si
fa ricerca? Come si dà una vera offerta formativa?». Fa paura l’incubo
della chiusura o dell’accorpamento delle classi, ma anche quello
dell’aumento delle rette. «Chi ci assicura che non lo impongano per non
tagliare i corsi?». E a chi li accusa di ripetere slogan vecchi
replicano secchi: «Solo un modo per tentare di screditare una protesta
vera e strutturata». In tarda mattinata tutti in corteo tra le strade
del centro.