Treviso – “Giù le mani dai nostri corpi! Le multe non fermeranno la lotta transfemminista!”

6 / 8 / 2022

Il 23 Luglio nella città di Treviso si sono riversate 2000 persone per il pride dal basso e autofinanziato indetto da Non Una Di Meno Treviso. All'interno della giornata ha avuto luogo un'iniziativa per rivendicare un aborto libero e sicuro, sette attiviste si sono avviate verso il Duomo della città a seno scoperto con slogan e semplici scritte sul proprio corpo. Sul percorso, poco distante dal corteo, si sono trovate davanti le forze dell'ordine che le hanno spintonate nell'intento di impedire l'azione. L'azione è riuscita lo stesso, scatenando le reazioni di condanna da parte di amministrazione comunale e vicariato del vescovo. Alle polemiche sono seguite quattro multe politiche per atti contro la pubblica decenza, dove la violenza strutturale patriarcale si è potuta leggere anche nel verbale delle multe che riporta che le attiviste sono salite sul sagrato del Duomo "intonando a mani alzate uno slogan sulla asserita disponibilità del proprio corpo". Qui di seguito riportiamo il comunicato di Non Una Di Meno Treviso in risposta a polemiche e multe.

Al Pride di Treviso abbiamo visto corpi in rivolta riprendersi le strade e le piazze della nostra città. Corpi ai quali fin troppo spesso viene chiesto di non occupare spazio, di non prendere decisioni, di obbedire, di esistere solo per riprodursi.

Durante il corteo abbiamo voluto rivendicare il diritto a un aborto legale e sicuro, messo costantemente sotto attacco in Italia e in tutto il mondo. Ecco perché alcune di noi hanno deciso di salire sui gradini del Duomo a seno scoperto: per affermare il diritto a decidere sui nostri corpi e liberarci dall’oppressione patriarcale che vede nei corpi con utero dei mezzi di riproduzione invece che delle persone in grado di autodeterminarsi.

Tuttavia, per arrivare agli scalini del Duomo, siamo state ostacolate dalle forze dell’ordine che si sono permesse di dare spinte e strattoni nonostante l’intento pacifico della nostra protesta. Reagiscono con l’oppressione di fronte alle richieste di diritti che dovrebbero essere garantiti. Perché in Italia il tasso di medici obiettori è del 67% e in alcune regioni sfiora il 100% rendendo estremamente complicata la possibilità di avere un aborto.

Noi alla fine sugli scalini del Duomo ci siamo salite, per reclamare una vera autodeterminazione di tutte le donne, di tutte le persone con un utero. Come abbiamo detto con le nostri voci vicino a quel Duomo: vietare l’aborto legale e sicuro è una questione di classe, razziale e abilista.

Per questa azione, che tante sorelle in giro per il mondo compiono con coraggio e determinazione, ci hanno multato. Per "atti contro la pubblica decenza" manipolando il significato della nostra azione come si vede dalle parole che seguono "intonando a mani alzate uno slogan sulla asserita disponibilità del proprio corpo". Il corpo è spazio di lotta, sui corpi si decidono le politiche e le sorti di moltə; l'evidente anima maschilista e sessista della questura mistifica l'azione, sessualizzando il nostro corpo nudo, perché è l'unico modo in cui riescono a vederlo.

Noi siamo salite su quelle scale rivendicando una libertà per tuttə, perché non vogliamo lasciare indietro nessunə, perché le forze dell’ordine, lo stato e la chiesa devono togliere le loro schifose e luride mani dai nostri corpi.