Treviso giù le mani dai corpi di tutti e tutte!

5 / 2 / 2019

Treviso in questo ultimo periodo non brilla certo per antisessismo anzi, a partire dall’incontro tra il Sindaco Mario Conte con Fontana di inizio gennaio, passando per la condanna per un presidio contro il movimento Prolife fuori dall’ospedale nell’unico giorno in cui in città è possibilie abortire sino alla decisione della giunta di uscire dalla rete Re.a.dy. contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere. Un clima cittadino che rispecchia perfettamente lo spettro del governo giallo verde che auspica ad un ritorno al Medioevo.

Qui sotto il contributo sulle vicende citata da parte di Non Una di Meno Treviso.

Assurdo: ab surdo, che è contrario alla ragione, all’evidenza, al buon senso; che è in sé stesso una contraddizione.

Questa è la reazione più razionale che si possa avere dopo aver appresso della condanna definitiva confermata dalla Cassazione a un gruppo di attivisti e attiviste trevigiani e trevigiane. 
Ricordiamo velocemente l’accaduto: nel marzo 2014 il collettivo ZTL Wake Up! andò fuori dall’ospedale di Treviso per contestare la preghiera antiabortista del “Movimento con Cristo per la vita”. 
Ogni lunedì questo gruppo si ritrova fuori dall’ospedale di Treviso per inscenare preghiere volte a colpire in particolare le donne che si recano presso la struttura per interrompere la gravidanza, ritenute deprecabili e incoscienti del terribile atto che stanno per attuare.
Da un lato un atto chiaramente volto a terrorizzare e colpevolizzare coloro che decidono di abortire, con tanto di immagini violente, viene settimanalmente tutelato in nome della sacralità dell’opinione altrui; dall’altro chi decide di difendere i diritti delle donne viene condannato a una multa cadauno di 400 euro in maniera definitiva. 

E questo per cosa? Per aver gettato del prezzemolo ai piedi dei preganti, per aver esibito uno striscione e aver disturbato con megafono e cori la loro preghiera. 
Come si può di fronte a un presidio che sponsorizza limitazioni delle libertà delle donne, che vorrebbe penalizzare l’aborto, che si professa pro life senza nemmeno comprendere che stanno cercando di distruggere la vita di migliaia di donne, non agire? 
E l’assurdità nell’era dei Fontana e dei Pillon è che a venir condannati per molestie siano proprio coloro che si battono per il diritto di tutte e tutti. Non i petulanti strazi dei nostalgici della caccia alle streghe, non i molestatori che colpevolizzano le donne. 
Le conquiste sociali e civili sono sempre più sotto attacco, questo è un dato di fatto. Tra decreto Pillon, spazio sempre più consistente a associazioni religiose nei presidi ospedalieri, smantellamento dei consultori, siamo tutte e tutti chiamati a difenderci e ad attaccare coloro che ci vorrebbero ancelle. 
Con questa sentenza è stata palesemente difesa la violenza contro le donne, e attaccato il diritto alla contestazione e alla difesa dei diritti minimi di tutela delle nostre vite.

La sentenza è in continuità con le politiche del governo, a partire dal decreto sicurezza che criminalizza il diritto di sciopero e comincia un’opera di smantellamento delle libertà già minate in precedenza. 
Il collettivo rivendica senza tentennamenti ciò che ha fatto, lo rifarebbe ogni giorno, ogni lunedì, ogni volta che qualcuno tenta di mettere in discussione i principi di libertà e autodeterminazione. 

Dopo le condanne, come se non bastasse, l’amministrazione comunale in perfetta linea con il governo giallo verde esce dalla rete Re.a.dy contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere.
L’ennesimo attacco sui corpi di tutti e tutte, l’ennesimo ritorno all’Evo, nascosto penosamente dietro alla scusa che delle questioni gender se ne occupa la regione.
Questa decisione di fatto mette in luce la vera posizione che la Lega cittadina ha nei confronti della libertà e dei diritti di tutti e tutte. Certo non avevamo alcun dubbio sulle posizioni rispetto alla famiglia di alcuni esponenti della giunta ma stupisce sempre il modo con cui certe decisioni vengono prese in questa città. Nessun confronto, nessuna possibilità di dibattito solo imposizioni! 
Se chi ci amministra crede di poter decidere su di noi come meglio crede si sbaglia di grosso, siamo in stato di agitazione permanente e non abbiamo alcuna intenzione di subire in silenzio, a fronte di questa ennesima presa di posizione patriarcale diventa ancora più determinate la data dell’8 Marzo che vedrà tutti e tutte coinvolt* nello sciopero globale transfemminista, perché come dicono le compagne di ni una menos Argentina "non è il momento di moderare la lotta transfemminsta."