Sabato 22 dicembre ore 15.00 piazza Pasi, Trento

Trento - Un presidio per i palestinesi di Gaza e dei territori occupati

In piazza contro gli accordi economici della Provincia di Trento con il governo israeliano e in solidarietà con la popolazione palestinese

19 / 12 / 2012

Il 26 dicembre ricorrerà il quarto anniversario dall'inizio dell'operazione “Piombo Fuso”, l'attacco militare israeliano che in tre settimane provocò più di 1300 morti nella striscia di Gaza. Poco più di un mese fa una nuova azione militare ha provocato, in una settimana di bombardamenti e lanci di razzi, 160 vittime palestinesi e 6 israeliane.
Oggi, sembra che il momento più drammatico sia finito. I riflettori si sono spenti. Eppure sappiamo che non è finita, che la popolazione di Gaza non vive una situazione di pace e di serenità, ma solo un momentaneo sospiro di sollievo perché il peggio, per ora, è passato. Ma non cambia un'esistenza quotidiana oppressa e stentata, la penuria di generi di prima necessità, la totale impossibilità di uscire da quella piccola striscia di terra grande come l'Alta Valsugana in cui si stringono più di un milione e mezzo di persone. E rimane, soprattutto, la paura del ritorno delle bombe da cui non si può ne fuggire ne trovare rifugio.

Siamo qui, nella frenesia di questi giorni prenatalizi, perché vogliamo riportare l'attenzione sulla striscia di Gaza e sui territori occupati della Cisgiordania, anche ora che non ci sono violenze eclatanti o notizie di rilievo. Perché sappiamo che quando i riflettori si accendono improvvisamente richiamati dal fragore dei razzi o delle bombe la scena si illumina su una storia già incominciata, che tuttavia rimane oscura. E così tutto viene interpretato nella logica di azione e reazione, di attacco e difesa. Noi vorremmo ricordare la parte oscura di quella storia, lo stillicidio dei morti che non fanno notizia (271 palestinesi uccisi nella Striscia fra la fine di “Piombo Fuso”e l'attacco recente) i pescatori arrestati per (non) aver superato il limite di tre miglia unilateralmente imposto da Israele, le restrizioni nell'accesso alle terre coltivabili.
Vogliamo ricordare cosa succede nella Palestina recentemente ammessa come stato osservatore all'assemblea delle Nazioni Unite, perché sappiamo che nel quotidiano prosegue un lento processo di spoliazione del territorio e della possibilità di costruirvi un'esistenza degna e libera: con l'espansione delle colonie, con l'espulsione dei palestinesi dai quartieri arabi di Gerusalemme, con i continui violenti soprusi di alcuni coloni verso le comunità palestinesi dell'Area C come i pastori e contadini delle colline di Hebron.
Vogliamo ricordare la resistenza palestinese che fa notizia solo quando è violenta ma che invece, nel silenzio dei media, si esprime ogni giorno, nonviolenta e tenace, nelle manifestazioni represse, negli scioperi della fame dei prigionieri in detenzione amministrativa, nella creatività delle azioni dirette e dei boicottaggi.

Vogliamo chiedere conto alla nostra provincia degli accordi di rapporti privilegiati con Israele, accordi che in nome degli interessi economici e di ricerca sorvolano sull'esistenza di un conflitto, sulle violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani.

Vogliamo infine denunciare il rapporto di cooperazione e ricerca militare in corso fra lo stato di Israele e l'Italia, i contratti di fornitura di armi, le esercitazioni congiunte che ci hanno reso di fatto complici dei massacri avvenuti e sostengono il ricorso alla forza anziché la ricerca di mediazione.

Unendoci al recente appello di 50 personalità a livello internazionale per un embargo militare verso Israele, crediamo che per raggiungere, pace, sicurezza e diritti di cittadinanza per tutti, israeliani e palestinesi, sia necessario dire basta ad un'impunità concessa alla parte più forte in nome di un diritto unilaterale alla sicurezza, ma in realtà garantita da interessi geostrategici, economici e militari.

Info e adesioni: restiamoumani.trentino@gmail.com