Trento - Minacce di sospensione all'università

Dopo le contestazioni contro il DDL Gelmini e la provincializzazione dell'Ateneo trentino minacce di sgombero dell'aula 13 liberata a Sociologia e di sospensione di alcuni attivisti dall'università.

30 / 6 / 2011

Oggi è avvenuta l'intitolazione dell'aula13liberata a Mauro Rostagno, ex studente della facoltà, protagonista del movimento studentesco trentino che invase i corridoi e le aule di Sociologia fin dal gennaio del 1966, fondatore di Lotta Continua e giornalista antimafia.

L'aula Rostagno autogestita non nasce per una necessità di icone da appiccicare alle pareti, ma per affermare il valore dell'università critica e sociale, capace di trasformare il mondo, in un momento in cui questa istituzione è totalmente distorta dagli interessi privati. Se il futuro dell'aula liberata al primo piano di Sociologia, per due anni e mezzo spazio di dissenso e produzione di sapere critico nell'ateneo, è incerto, tristemente sicuro è quello dell'ateneo, avvolto ormai da un anno da un processo di provincializzazione verticistico.

Questo è una sperimentazione trentina, che accoglie, peggiorandole, molte indicazioni della legge Gelmini, con l'aggravante che l'intero processo è stato condotto dai politici e dagli imprenditori locali, che, dato il passaggio di oneri finanziari e amministrativi dallo Stato alla Provincia autonoma, si sono sentiti in dovere di escludere dalla discussione qualsiasi parte del corpo accademico.

Noi studenti non decidiamo mai, e questo si sa, però l'amministrazione centrale dell'Ateneo, governo supremo che ormai scavalca anche il nostro rancoroso rettore che per anni ha sbandierato inutilmente la bandierina sgualcita dell'università di qualità (o meglio con i soldi), si è attivata da subito per eliminare il dissenso che attraversa le facoltà.

Il primo obiettivo? La facoltà di Sociologia, portatrice non solo di un passato remoto di occupazioni annuali, ma anche sede odierna per chi lotta contro la mercificazione del sapere. 

Lì infatti, nell'unica aula autogestita dell'ateneo, si riunisce il collettivo universitario TrentoAnomala, il principale responsabile nell'aver reso pubblica già da ottobre la procedura attraverso cui “l'incontestabile” presidente della provincia Dellai voleva trasformare l'università in un'istituzione ad uso e consumo degli interessi imprenditoriali locali o che qui trovano sede.

I pretesti attraverso cui stanno provando a domare l'anomala facoltà di Sociologia sono due.

Da un lato la riconfigurazione degli spazi accademici, nonostante l'immenso patrimonio immobiliare dell'ateneo, va a ricadere sulla già densa facoltà di via Verdi e nello specifico sull'aula autogestita che dovrà spostarsi dal primo piano, perdendo così la possibilità di colorare ogni giorno la centrale via di Trento con striscioni che richiamano a eventi, conflitti e mobilitazioni.

Dall'altro si prova a normalizzare tutta quella zona grigia che permette alle studentesse e agli studenti l'autogestione, la discussione e il dissenso.

Il 24 maggio infatti, dopo un mese di continui colloqui con la presidenza per farci autorizzare una festa  nel cortile interno  della facoltà per la promozione del vittorioso referendum, siamo stati costretti ad occupare. Una vera e propria anomalia, per un utilizzo dal basso degli spazi che dovrebbe essere consuetudine, ma che diventa eccezione nel momento in cui la prima necessità per la triade politico imprenditoriale Dellai-Egidi-Tomasi è quella di ripulire l'ateneo da volantini, striscioni e mobilitazioni.

Per noi era fondamentale reclamare la necessità di spazi di autogestione nell'università riformata, in cui gli studenti diventano matricole mute da rinchiudere in qualche aula studio nei sotterranei o da spostare velocemente per i vuoti corridoi delle facoltà. Reclamare questo significa rivendicare spazi di democrazia diretta, proprio come hanno fatto tre settimane dopo più di 27 milioni di italiani andandosi a riprendere la gestione comune dei servizi idrici e bloccando la scellerata ipotesi di ristabilire un piano nazionale di costruzione di centrali nucleari.

La risposta dell'ateneo è stata un'inspiegabile fattura di 500 euro accompagnata da minacce di sanzioni come il blocco di lauree ed esami per gli attivisti del collettivo universitario.

Non intendiamo cadere in nessun ricatto e la giornata di oggi lo conferma: ogni volta che provano ad attaccare chi si mobilita in questo ateneo, rispondiamo con la partecipazione non solo di studentesse e studenti, ma di tutte quelle persone che mobilitandosi su varie tematiche, dal primo marzo migrante, passando per la lotta contro l'inceneritore, fino alle battaglie per i beni comuni, hanno costruito con noi l'università sociale.

Siamo convinti che finché manterremo vivi gli spazi di comunicazione, dissenso, autoformazione e mobilitazione fuori e dentro l'università, non abbiamo niente di cui aver paura, proprio come in Val Susa!


Trento Anomala 

Trento - L'aula 13 non si tocca!

Domenico - Aula 13 liberata

Enrico - Aula 13 liberata