A distanza di 6 mesi dall’ultimo
strike meeting, Fridays for Future è tornato oggi in piazza in tutto il mondo.
Ormai da anni non è più un mistero l’impatto sulla popolazione della crisi
climatica: in ordine di tempo basti pensare agli incendi
che stanno devastando il Centro-Sud del Cile.
Questo sciopero assume una valenza importante per svariate ragioni.
Innanzitutto è il primo dopo le grandi mobilitazioni
di Lutzerath, in Germania, che a detta di molte persone segnano un vero e
proprio spartiacque per il movimento climatico. Inoltre, lo sciopero precede di
soli 5 giorni la mobilitazione transfemminista dell’8 marzo e in molte città le
due date hanno consentito di sviluppare un percorso di intersezione reale tra
questione ecologica e questioni di genere.
Cortei e azioni hanno segnato la mattinata in molte città italiane. A Milano è stata sanzionata la sede di Banca Intesa San Paolo, mentre il corteo stava entrando in Piazza Borsa. Cori davanti alla sede del Comune, in Palazzo Marino, considerato “il paradiso del green-washing”. Nel pomeriggio, attiviste e attivisti hanno occupato la sede del CONI di via Piranesi per protestare contro la grande operazione di consumo di suolo e devastazione ambientale che si cela dietro le Olimpiadi di Cortina-Milano del 2026.
A Napoli è stata occupata l’Università Federico II, mentre a Torino sono stati lanciati dei finti pesci morti sulla sede della Regione Piemonte. Nel dettaglio la cronaca nelle città del Nord-Est.
A Padova nella notte è
arrivata la notizia di diversi istituti superiori che sono stati chiusi con
lucchetti per permettere la partecipazione allo sciopero globale per il clima.
“Un’azione simbolica mira a colpire l’intero sistema scolastico che non
fornisce gli strumenti per affrontare la crisi climatica”. Su questo segnaliamo
un episodio molto grave accaduto: la Digos è entrata al Liceo Modigliani,
interrogando - con il consenso della dirigente scolastica - i rappresentanti
d’istituto e di consulta. Gli studenti e le studentesse coinvolti sono stati
minacciati dagli agenti di conseguenze legali qualora non avessero loro reso
noto gli esecutori materiali dell’azione simbolica.
La mattina, centinaia di persone si sono trovate in piazzale della stazione e
dopo aver percorso via Fra Paolo Sarpi hanno occupato il cantiere dove è in
atto una delle più grandi speculazioni edilizie cittadine. Nell’area sotto
l’ansa del cavalcavia Dalmazia la società Agrifutura ha infatti stipulato una
convenzione con il comune per la costruzione di quattro edifici, due edilizia
libera, una convenzionata e l’ultimo a fini commerciali. L’occupazione è ancora
in atto e prevede molte attività sociali e culturali: «oggi siamo entrat3
nell’area di via Fra Paolo Sarpi per dimostrare concretamente che il destino
delle queste aree non è ineluttabile e che abbiamo intenzione di occuparcene
direttamente, con azioni determinate e efficace per affermare che il suolo è un
bene comune».
A Treviso un gran numero di studenti e studentesse ha riempito le strade della città. Il corteo, partito dalla stazione dei treni ha subito incentrato la sua narrazione sui temi cittadini. Dalla mobilità pubblica alla siccità fino al consumo di suolo e alla speculazione edilizia fatta da ricchi per ricchi e che continua a togliere spazio ai servizi utili per la comunità. Presente in piazza anche Non Una Di Meno che sulla questione degli spazi rilancia lo sciopero dell'8 marzo e l'associazione Caminantes che davanti alla prefettura interviene per denunciare la strage di Crotone.
Duecento persone hanno
attraversato le strade del centro di Mestre. Al concentramento è stato
lasciato uno striscione rispetto alla strage che c'è stata qualche giorno fa a
Crotone e a tutte le morti che avvengono ogni anno nel Mediterraneo per
chiedere giustizia sociale e accoglienza per tuttə.
È stato appeso un altro striscione che invita a partecipare allo sciopero
transfemminista che ci sarà l'otto marzo a Venezia, in molti interventi si è
posta come centrale e vicina la lotta al patriarcato e a questo sistema
capitalista che ogni giorno sfrutta e devasta corpi e territori. L'ultima tappa
del corteo è stata davanti all'Eni store di Mestre, multinazionale che devasta
quotidianamente territori e che vuole costruire un inceneritore che andrà a
bruciare fanghi inquinati da Pfas. Il corteo si è concluso con un'assemblea al
Laboratorio Climatico Pandora dove nel pomeriggio ci saranno dei workshop.
“La montagna non è in vendita" si legge sullo
striscione in testa al corteo che questa mattina ha attraversato il centro di Trento,
per concludersi al Parco Santa Chiara con un'assemblea pubblica.
Il tema centrale della giornata, e dei tavoli di discussione che si sono
formati all'interno dell'assemblea, è infatti la gestione del territorio, in
particolare quello montano. A partire dalle Olimpiadi Invernali Milano-Cortina
2026, un grande evento che si inserisce in un modello di turismo insostenibile
per l'ambiente montano, così come gli impianti di risalita e di innevamento
artificiale che continuano a funzionare, ignorando apertamente la crisi idrica
che lascia interi paesi senza acqua per il divertimento di pochi.
Si parla anche delle grandi opere del territorio, come il cementificio di
Sarche, il nuovo inceneritore, il bypass ferroviario che è parte del progetto
TAV, il prolungamento dell'A31, per non parlare delle opere legate alle
Olimpiadi in programma per i prossimi anni. «La gestione attuale del
territorio è insostenibile, serve un modello diverso di turismo, che rispetti
la biodiversità e che metta al primo posto la cura dei territori e di chi li
vive».
A Vicenza corteo nelle vie del centro. Numerosi gli
interventi che hanno parlato di Tav, progetto che devasterà nei prossimi anni
la città peggiorando cosi notevolmente la qualità della vita e dell’aria in una
città che è la quarta più inquinata d’Italia. Si è parlato di mobilità
sostenibile, di cementificazione, ma anche di come la lotta climatica è
intersezionale e deve essere legata alla lotta transfemminista e anticapitalista.
Durante il corteo lə attivistə si sono fermati al banchetto del digiuno di
testimonianza No Tav che da domenica si trova in centro per dialogare e dare
sostegno importanza alle lotte che si stanno portando avanti. Interventi anche
sulla strage di Crotone: «la matrice dell’oppressione e lo sfruttamento dei
territori e dei corpi è la stessa ed è il sistema capitalista, razzista e
patriarcale».