Torino - No Tav un processo in stato d’assedio

8 / 12 / 2013

Da mesi si sta svolgendo, nel generale silenzio mediatico, il processo “no Tav” nel luogo più simbolico e più distante dalla visibilità: l’aula bunker vicino al carcere Le Vallette.

Da mesi si svolge a ritmi serrati, con un calendario preconfezionato e con la chiara volontà di toccare tutti i record di produttività giudiziaria. L'audizione di centinaia di testi concentrata in un brevissimo lasso temporale, i provvedimenti con i quali il collegio giudicante ha fortemente limitato le difese nel controesame dei testi d'accusa, la gestione delle udienze schiacciata sulle strategie e sugli obiettivi della Procura, rendono evidente la forzatura che si sta esercitando sul processo e la manifesta volontà di giungere a tappe forzate alla sua chiusura con una sentenza chiamata a svolgere un ruolo politico prima che giudiziario.

L’attenzione mediatica, anzichè sulla destrutturazione delle fondamentali garanzie processuali, è costantemente impegnata sulla criminalizzazione di ogni iniziativa (e persino ogni presa di posizione) contro il Tav , con il sensazionalismo ed i toni alti di chi costruisce ponti giudiziari futuri, possibili costruzioni architettoniche anche di tipo associativo, utilizzo di aggravanti per finalità di terrorismo e quant'altro possa concorrere a chiudere la conflittualità sociale nella dimensione giudiziaria e carceraria.

A tale riguardo non dimentichiamo il decreto cosiddetto “antifemminicidio”, convertito in legge ad ottobre, con il quale sono state introdotte nuove norme penalizzanti, evidentemente pensate ad hoc per militarizzare ulteriormente i territori di interesse di “grandi opere”, i cantieri, i luoghi, uffici, depositi o altro, dichiarati di interesse per la pubblica sicurezza.

Perla in questo contesto, arriva persino il divieto di parlare di “concorso morale” con riferimento anche al processo No Tav nel palazzo di giustizia di Torino. Il convegno formativo organizzato dai Giuristi Democratici, programmato per il 2 dicembre, si è dovuto svolgere altrove, ben distante dal Palazzo di Giustizia, a seguito della revoca della sala concessa per l’evento. Di quel processo, nel Tribunale di Torino, si può parlare solo ed unicamente bene, e ne può parlare solo chi inquisisce, non chi difende.

In questo clima e nell’ottica del superamento della dimensione di assedio costruita intorno al processo, si stanno, tuttavia, muovendo in molti: l’appello di protesta per l’inaudito divieto imposto al convegno dei Giuristi Democratici ha raccolto molte ed importanti adesioni, mentre il collegio di difesa si sta attivando in ogni modo per rompere il confinamento del processo nell'aula bunker del carcere ed imporre il suo rientro nelle aule giudiziarie del Tribunale di Torino.

Accendere più riflettori possibili su questa vicenda giudiziaria, sulle torsioni che la caratterizzano e sulle violazioni dei fondamentali diritti degli imputati che si producono al suo interno, è uno sforzo indispensabile, che GlobalProject continuerà a sostenere.

Comunicato dei Giuristi Democratici

L'Associazione Giuristi Democratici di Torino ha organizzato il convegno "CONFLITTO SOCIALE, ORDINE PUBBLICO, GIURISDIZIONE: IL CASO TAV E IL CONCORSO DI PERSONE NEL REATO" (vedi Il programma) e, come usuale, ha richiesto l'utilizzo di un'aula del Tribunale di Torino.
La “Commissione Manutenzione” della Corte d’Appello con una decisione immotivata e senza precedenti ha deciso di negare l'autorizzazione a che il convegno si tenesse all'interno del Palazzo di Giustizia.

La protesta dei GD e dei giuristi.

LETTERA APERTA AI COLLEGHI ED ALLE ASSOCIAZIONI FORENSI TORINESI

Cari Colleghi,
come Vi è noto, numerosissime sono le iniziative e gli incontri promossi presso il Palazzo di Giustizia dal nostro Consiglio dell’Ordine e dalle Associazioni Forensi torinesi nell’ambito della formazione professionale obbligatoria prescritta dall’Ordinamento Forense e nei più svariati argomenti reputati d’interesse per la categoria.

L’associazione Giuristi Democratici di Torino si è negli anni avvalsa di questa opportunità formativa, organizzando in autonomia diversi incontri su temi giuridici vicini alle proprie sensibilità, privilegiando approfondimenti tecnico giuridici in materie anche controverse di interesse pubblico, con scelta di relatori di indubbia competenza ed esperienza.

In aderenza a questa impostazione di dare credito e ascolto ai contenuti, in un clima di costruttivo dialogo tra gli operatori del diritto, abbiamo nelle settimane scorse recepito le istanze pervenute da nostri iscritti ed altri Colleghi riguardanti l’applicazione di istituti di diritto penale a fenomeni di dissenso manifestati collettivamente nella nota vicenda del TAV, come pure inerenti al delicato rapporto intercorrente tra la necessità di gestione dell’Ordine e della Sicurezza Pubblici e l’esigenza di assicurare, anche nelle forme e modalità dell’accertamento di violazioni, i diritti costituzionali di tutti i cittadini.

Era ed è nostra intenzione discutere di contenuti tecnici, non certo dibattere di uno o più processi ed ancor meno stabilire, essendo privi di competenze specifiche, se questa grande opera sia opportuna, utile, economicamente ed ecologicamente compatibile.

Abbiamo dunque richiesto la partecipazione al convegno di tre Professori universitari in diritto e procedura penale, di due Magistrati provenienti dall’Autorità requirente oltre che di Colleghi noti e stimati, come pure di un Rappresentante sindacale della Forze dell’Ordine, domandando e ottenendo del pari, per tempo e secondo consolidata prassi, l’accreditamento dell’evento e il riconoscimento dei crediti formativi al Consiglio dell’Ordine, così come l’autorizzazione, per vero mai negata ad alcuno, di poter a tali fini utilizzare una delle aule esistenti presso il Palazzo di Giustizia.

Con grande dispiacere e preoccupazione abbiamo nei giorni scorsi appreso, dapprima a mezzo stampa (senza che l’associazione ne sia stata direttamente e formalmente informata), di presunte difficoltà alla celebrazione dell’evento, culminate nella revoca dell’autorizzazione all’utilizzo del luogo più naturale e presso il Palazzo di Giustizia, poiché l’argomento del Convegno risulterebbe inopportuno, in quanto inerente, a detta della competente “Commissione Manutenzione” della Corte d’Appello, a processo ivi in corso di celebrazione.

Preso atto di questa tanto sollecitata quanto pretestuosa revoca, confermiamo ai Colleghi interessati la celebrazione del Convegno nei medesimi giorno ed ora pubblicizzati (lunedì 2 dicembre 2013 ore 15-19), non più presso il Palazzo di Giustizia ma presso la GAM di Corso Galileo Ferraris n. 30 in Torino, sempre con il riconoscimento dei crediti formativi già autorizzati dal Consiglio dell’Ordine.

Ci permettiamo di osservare, chiedendo su questo il conforto e la solidarietà dell’intero Foro, che non dovrebbero esistere temi insuscettibili di essere civilmente e liberamente affrontati specie in un Palazzo di Giustizia e che questo discutibile precedente ci porta a ribadire come non possa essere riservata ad altri, che non siano gli stessi Avvocati, la scelta degli argomenti del proprio aggiornamento professionale.

Torino, il 26 novembre 2013
ASSOCIAZIONE GIURISTI DEMOCRATICI TORINO
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Apprendiamo che l’apposita Commissione della Corte di appello di Torino ha revocato l’autorizzazione all’utilizzo dell’aula del palazzo di giustizia già concessa all’Associazione Giuristi Democratici per lo svolgimento di un seminario-convegno sul tema «Conflitto sociale, ordine pubblico, giurisdizione: il caso Tav e il concorso di persone nel reato». La comunicazione della revoca non contiene motivazione ma le notizie fatte filtrare ad arte alla stampa giustificano la revoca con la circostanza che il convegno (in cui sono previste relazioni di docenti universitari, avvocati, magistrati e operatori di polizia) ha per oggetto procedimenti in corso davanti all’autorità giudiziaria torinese.

La decisione ha dell’incredibile ché nessun intervento censorio di questo tipo risulta essere intervenuto dagli anni Settanta ad oggi. E ancor più indigna il fatto che ciò sia avvenuto con riferimento a un tema di grande rilevanza pubblica e in polemica con una associazione forense di solide e radicate tradizioni democratiche.

In un assetto costituzionale in cui la giustizia è amministrata in nome del popolo i palazzi di giustizia sono per definizione la casa di tutti e non il fortilizio di alcuni. È assai grave che ciò sfugga ai vertici della giustizia torinese. La democrazia – per usare una felice espressione di Norberto Bobbio – «è il governo del potere pubblico in pubblico». È sorprendete che ciò venga ignorato da chi esercita la giurisdizione, che proprio dal dibattito e dal controllo pubblico trae alimento e credibilità.

È una brutta pagina per Torino e per la giustizia. Come cittadini e come giuristi riteniamo doveroso denunciarlo pubblicamente auspicando che essa non passi sotto silenzio ma veda, al contrario, la ferma protesta di tutti i democratici.

Ugo Mattei

Livio Pepino

Marco Revelli

Alfonso Di Giovine

Alessandra Algostino

Francesco Pallante

Antonio Mastropaolo

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