Le recenti mobilitazioni antifasciste nel capoluogo piemontese

Torino è antifascista, Torino è partigiana

a cura di Infoaut

4 / 12 / 2009

Torino è antifascista, Torino è partigiana.

Queste le parole che hanno accompagnato gli antifascisti e le antifasciste torinesi, in decine di mobilitazioni contro neofascismo, razzismo e sessismo, nella nostra città.

Non ultime le numerose iniziative messe in piedi in questi ultimi mesi contro neofascisti e razzisti di vari gruppi e partiti, più o meno istituzionali.

Centinaia le persone scese in piazza il 24 ottobre per contrastare il primo volantinaggio pubblico di CasaPound: i neofascisti, scortati da un imponente schieramento di forze dell’ordine, non hanno potuto volantinare ma si sono comunque presentati, dietro al cordone di polizia.

Gli antifascisti scesi in piazza, che già alcune settimane prima avevano impedito ai militanti di CasaPound di volantinare all’interno della sede del Politecnico, sono riusciti ad arrivare a contatto con il gruppuscolo di neofascisti, che hanno subito brandito cinghie e bastoni, ma che sono stati rapidamente cacciati.

Il corteo spontaneo creatosi è poi ripartito alla volta di un banchetto della Lega Nord, che richiedeva la chiusura della microclinica per immigrati del centro sociale Gabrio. Numerosissime le persone che, in un sabato pomeriggio di shopping nel centro di Torino, hanno solidarizzato e preso parte alla contestazione contro i razzisti della Lega, costretti a farsi circondare da un cordone sanitario di polizia, e scherniti da tutta la città.

Nemmeno un mese dopo, il 20 novembre, Forza Nuova pretende di organizzare una conferenza contro immigrazione ed Islam con la partecipazione di Roberto Fiore e Nick Griffin, uno dei più famosi negazionisti europei, presso una sala pubblica. Immediata la mobilitazione, numerose le voci che si levano affinché la circoscrizione non conceda la sala, tempestivamente indetto un contro presidio per il giorno stesso. Grazie alle pressioni degli antifascisti la sala è revocata, ma un centinaio di persone partecipa comunque al presidio, per impedire eventuali provocazioni fasciste.

Il convegno si tiene all’interno di un hotel dall’altra parte di Torino, dove una quindicina di neofascisti si ritrovano scortati da decine di blindati e poliziotti in assetto antisommossa.

Ultima in ordine temporale, la mobilitazione di appena qualche giorno fa che ha visto protagonisti gli studenti dell’Onda nel contrastare la presenza del Fuan all’interno dell’atrio di Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche. Il Fuan, anomalia tutta torinese (la sigla era quella della sezione giovanile dell’Msi, che in tutto il resto d’Italia era confluita, dopo la svolta di Fiuggi del 1995, in Azione Giovani ed Azione Universitaria, mentre a Torino continua a permanere, anche dopo l’ingresso di Alleanza Nazionale nel PdL), è un gruppuscolo che si è sempre fatto portatore di idee antiabortiste, razziste, intolleranti e neofasciste, pur mascherandosi dietro la facciata di politicanti in carriera.

I tentativi della destra estrema di alzare la testa sono sempre più numerosi in tutta la penisola, sicuramente agevolati da un clima politico istituzionale che, mentre da una parte si fa esso stesso portatore di istanze da sempre appartenenti a quell’area, dall’altra opera una vera e propria operazione non solo di sdoganamento, ma di vera e propria rappresentanza, all’interno della maggioranza di governo, di personaggi e bagaglio culturale di chiara matrice fascista.

Anche nella Torino del sindaco Chiamparino, sempre più spazio trovano all’interno dell’opposizione sordidi personaggi dall’ambiguo passato nei movimenti giovanili dell’Msi prima e in AN poi, quali Ravello e Ghiglia, venuti alla ribalta nell’ultimo periodo per una strenua campagna contro gli spazi sociali e per una vera e propria aggressione nei confronti dell’Onda, durante la quale quest’ultimo ha provocato gli studenti con una cinghia in mano.

Gli antifascisti torinesi, a partire dal primissimo dopoguerra fino ad oggi, hanno sempre respinto qualsiasi tentativo dell’estrema destra, anche quando questo era tacitamente tollerato dalle istituzioni cittadine, non cedendo mai sul terreno dell’antifascismo, e spesso mettendo in piazza con determinazione momenti di conflitto e tensione, per impedire iniziative neofasciste.

Questa determinazione ha fatto sì che Torino sia una città dove, oggi come allora, all’estrema destra non viene lasciato spazio alcuno: i gruppuscoli di razzisti e neofascisti sono quantitativamente marginali  e stentano a mettere radici, a differenza di quello che è accaduto e continua ad accadere in altre città, dove i movimenti hanno per troppo tempo snobbato l’antifascismo come pratica antiquata, superata e ideologica.

L’ antifascismo militante portato avanti é opporsi al razzismo strisciante di molti partiti di governo, contrastare le tesi revisioniste e negazioniste portate avanti da politici e giornalisti, informare, vigilare e difendere fisicamente i territori, le scuole, le università e i posti di lavoro, ma significa soprattutto lavorare sul terreno del conflitto sociale e delle lotte, in modo da estirpare sul nascere ideologie populiste e neofasciste.