Torino: convegno Pro-life blindato da polizia

Si sta facendo di tutto per ostacolare l’applicazione della legge 194 attraverso la diffusione di una propaganda ideologica

30 / 1 / 2014

Torino: Regione Piemonte finanzia convegno prolife blindato da polizia.

Ieri a Torino è accaduta una cosa molto grave. La Regione Piemonte ha patrocinato e finanziato un convegno pro-life mascherato da aggiornamento professionale gratuito, tenutosi in un’università pubblica torinese che fa anche da struttura ospedaliera. E pare non sia la prima volta che la Regione Piemonte dia spazio all’operato di movimenti pro-life, soprattutto durante gli anni guidati dalla Lega Nord.

Grave che l’Università non si sia informata di cosa trattasse questa giornata ma ancora di più che il Rettorato abbia taciuto (o forse sapeva?). Molto grave perché istituzionalmente si sta facendo di tutto per ostacolare l’applicazione della legge 194 attraverso la diffusione di una propaganda ideologica. Molto grave perché questa violazione dei diritti alla salute e all’autodeterminazione femminile sta avvenendo nelle strutture pubbliche. Ancor più grave è la modalità subdola col quale è avvenuto il convegno e il silenzio della stampa. Gravissimo perché il convegno, spacciato per corso di aggiornamento professionale dal valore di cinque crediti ecm, è avvenuto all’interno di locali universitari dell’unico ospedale che a Torino che pratica l’interruzione volontaria di gravidanza. Gravissimo perché negli ultimi anni la laicità è messa sotto minaccia e con questa anche i diritti delle donne mediante l’uso sempre più massiccio della repressione poliziesca da parte dello Stato per bloccare ogni opposizione, roba da dittatura. Infatti, erano lì come al solito a sostare per controllare se qualcuno o qualcuna ostacolasse l’evento pro-life. Il numero di agenti antisommossa era infatti spaventoso.

Quando alcuni movimenti femministi- tra cui AlterEva- sono arrivati pacificamente davanti alla struttura, le attiviste sono state fermate e schedate come dei criminali non solo in quanto donne ma in quanto femministe. Volantinare e parlare con i passanti e i partecipanti al convegno è bastato a far scattare l’identificazione di tutte le attiviste da parte della polizia. Si legge Qui

“Polizia e DIGOS, che per tutto il tempo ci hanno controllate a vista, hanno chiesto i documenti per l’identificazione in modo del tutto ingiustificato. Inoltre hanno tentato un ricatto nei nostri confronti minacciando di non restituirci i documenti se non fossimo uscite dall’edificio, struttura pubblica in cui era presente il personale in servizio. Ci siamo opposte al ricatto e i documenti ci sono stati riconsegnati all’interno dell’ospedale. Immediatamente dopo la restituzione le forze dell’ordine ci hanno accompagnato comunque all’uscita”.

Ecco il comunicato di Alter Eva:

Oggi, 24 gennaio 2014, presso l’aula Bocci del Dipartimento di scienze Chirurgiche dell’Università degli studi di Torino,  si è svolto il convegno della FEDERVITA PIEMONTE, patrocinato dalla Regione Piemonte e validante 5 ECM per l’aggiornamento professionale.
Abbiamo deciso, insieme alle donne, studentesse e personale ospedaliero presente in loco di distribuire dei volantini recanti il  comunicato di “distanza” emanato dall’Ufficio Stampa dell’Ateneo e un testo contenente le ragioni del nostro dissenso e sdegno per la presenza di questo tipo di propaganda antiabortista all’interno di una struttura pubblica universitaria e ospedaliera.
Ciò a cui abbiamo assistito è stato un abuso di potere dovuto certamente all’ingerenza e al sostegno politico di cui queste organizzazioni godono presso la giunta leghista che presiede la Regione Piemonte.
Al nostro arrivo diversi agenti delle forze dell’ordine presidiavano le entrate, gli interni e numerose camionette stanziavano davanti all’entrata dell’Ospedale.
La presenza di un tale numero di agenti e mezzi era del tutto ingiustificata e di tale sproporzione da palesare un chiaro intento intimidatorio.
Durante il volantinaggio, inaspettatamente, gli agenti hanno richiesto i documenti alle donne presenti. Una volta effettuati i controlli, in maniera del tutto immotivata, hanno cercato di allontanarle minacciando di non restituire il documento.
Abbiamo percepito in maniera evidente la volontà provocatoria di cercare “l’incidente”al solo fine di smarcare i vari soggetti pubblici coinvolti dalle responsabilità politiche.
Il tentativo, dunque, si è manifestato nell’intimidazione e provocazione al fine di mistificare poi l’azione di controinformazione in attività violente delle partecipanti.
Dunque, ci sorgono spontanee altre domande da rivolgere alla nostra amministrazione.
- In che modo viene garantita la pluralità e la libera manifestazione del dissenso, considerando la dubbia legittimità dell’iniziativa che è stata disconosciuta prima dalla  Azienda ospedaliera poi dalla stessa Università che la ospitava nei propri locali?
- Come mai non si bada a spese nell’impiego delle forze dell’ordine?
Ma soprattutto:
- come mai l’associazione Ora et labora presidia mensilmente l’entrata dell’Ospedale Sant’Anna con una croce nera con piccoli feti-bambini rosa attaccati senza destare nessuna preoccupazione?
 vedi –> http://www.youtube.com/watch?v=skpPkod5R0Q
La risposta sarà da individuarsi nell’illegittimità di questo governo regionale e nel lavoro di costruzione di lobby che in questi anni sta portando avanti?
Collettivo AlterEva

alter eva