This is not going to be quick

Il Parlamento inglese approva l'intervento militare contro Daesh, nella notte i primi bombardamenti aerei britannici

3 / 12 / 2015

“Non sarà una cosa veloce” ha dichiarato il Segretario alla Difesa britannico in merito alle operazioni di guerra nei confronti di Daesh. L’autorizzazione a iniziare il bombardamento aereo, al contrario, ha seguito quasi immediatamente il risultato della votazione in Parlamento. Cameron aveva già dichiarato pubblicamente le sue intenzioni di partecipare al fianco della Francia ad azioni offensive nei cieli siriani, di conseguenza il voto in Parlamento era solo un passaggio necessario per poter dare l’ok ai piloti di stanza alla base militare di Cipro.

Il Parlamento si è espresso dopo interminabili ore di orazioni e discussioni da parte dei Conservatori e dei Laburisti, entrambi divisi al loro interno - chi più chi meno - riguardo all’intraprendere l’azione militare, reduci dell’esperienza irachena del 2003 a fianco di George Bush. L’attuale situazione del Paese del Golfo è stata presa a monito da molti dei parlamentari contrari all’intervento bellico: “Bombardare la Siria non renderà più sicuro il paese, come bombardare l’Iraq prima e la Libia poi non ha di fatto destabilizzato la crescita di organizzazioni terroristiche, anzi ne ha aumentato la capacità di crescita e diffusione anche al di fuori degli Stati colpiti dalle diverse operazioni belliche”. Il Labour di Corbyn ha sicuramente espresso le maggiori divisioni al proprio interno. Il leader laburista ha mantenuto la posizione, che lo caratterizza dall’intervento iracheno, di contrarietà a un'azione militare in Siria, ma ha lasciato “libertà di voto” ai parlamentari del suo partito che in 66 hanno deciso di sostenere la scelta interventista del Primo Ministro. La votazione si è conclusa con 397 voti a favore dell’intervento militare contro 223.

Nella tarda serata di ieri sono quindi iniziate le offensive aeree targate Regno Unito: 4 jet Tornado sono stati messi a disposizione della “coalizione anti-Isis” e nella notte hanno dichiarato di aver colpito campi petroliferi di approvvigionamento a gestione diretta di Daesh.

Nel mentre avveniva la votazione parlamentare, nelle strade della City sfilavano cortei contro l’intervento militare in Siria organizzati dalla Stop the War Coalition. Nelle ultime settimane sono state numerose le manifestazioni contro la guerra sia a Londra che in diverse città del Regno Unito. Sabato 28 Novembre migliaia di persone si erano radunate davanti a Downing Street con le parole d’ordine  “not in my name” e “don’t vote for war” esprimendo una forte contrarietà ai bombardamenti in Siria e cercando di rafforzare le posizioni di Corbyn anche nei confronti dei parlamentari laburisti favorevoli all’intervento. 

A seguito degli attentati di Parigi dello scorso 13 novembre la Francia ha richiesto un sostegno militare ai paesi europei nella guerra contro Daesh, appellandosi all’Articolo 42.7 del trattato dell’Unione. Nei giorni scorsi anche la Cancelliera tedesca si era espressa a favore di un intervento militare della Germania, ma la decisione deve ancora essere discussa dal Bundestag. Le dichiarazioni della Merkel non hanno avuto un immediato sostegno da parte dei Partiti e della popolazione, ma piuttosto hanno innescato dubbi e insicurezze, da una parte per la paura che un intervento militare della Germania possa aumentare la possibilità di attacchi terroristici in sullo tedesco e dall’altra per la convinzione, assai diffusa, della non efficacia dei bombardamenti come strumento per la sconfitta dell’Isis che continua a ricevere finanziamenti e armamenti da membri della “coalizione” come l’Arabia Saudita e a godere del gioco ambiguo perpetrato dalla Turchia di Erdogan - accusata direttamente da Putin di “fare il gioco” del Califfato Nero a seguito dell’abbattimento dell’aereo russo la scorsa settimana.