The Day After Tomorrow, una riflessione post elettorale

di Andrea Cegna

1 / 3 / 2013

Il Movimento 5 Stelle è il primo partito alla Camera, il PDL è il 
 partito con più senatori, il PD ha la maggioranza alla Camera grazie al 
 premio di maggioranza per le coalizioni.
 In questo momento sembra abbastanza chiaro che Maroni e il centro 
 destra continueranno a governare in Lombardia mentre il Centro Sinistra 
 dovrebbe andare al governo in Lazio e Molise.
 I risultati elettorali ci dicono questo e solo questo?
 Cioè un freddo dato statistico che ci consegna un paese in cui il 
 bipolarismo è stato spazzato e che un po’ grazie alla crescita di Grillo 
 un po’ grazie ad una folle legge elettorale sembrerebbe andare verso 
 l’ingovernabilità?
 Ma soprattutto a noi che stiamo in basso e a sinistra e che amiamo 
 definirci movimenti cosa interessa del dato elettorale?
 Per mesi abbiamo detto o sentito dire che nessuno ci rappresenta e 
 infatti credo che molti di noi non abbiano nemmeno votato alla 
 politiche, mentre altri, per esempio io, hanno deciso che alle regionali 
 era giusto votare e magari provare ad appoggiare un candidato. Una 
 contraddizione apparente o reale che non cambia l’oggetto del contendere 
 ovvero il senso della politica da palazzo nel 2013 in Italia o in 
 generale nel 2013.
 Quindi cosa interessa ai movimenti? Non so cosa interessi agli altri ma 
 per aprire una discussione a volte bisogna partire da se stessi e dalle 
 proprie valutazioni.
 Così farò.
 
 Parto da un dato sensibile ed oggettivo : la “sinistra” istituzionale non 
 esiste più. Con sinistra istituzionale intendo quello che sta a sinistra del 
 PD. Tra SEL (e la sua tragica corsa alla governabilità), Rivoluzione
 Civile (meglio non esprimere giudizi), ed il resto, si fa fatica ad 
 arrivare al 5% dei consensi. Un male? Si o No non bastano come risposte. 
 Ed il si ed il no dipendono dalla lettura che uno fa.
 Una lettura possibile potrebbe essere quella per cui questi partiti 
 avrebbero dovuto prendere i voti dalle persone che giornalmente lottano 
 contro la cancellazione dei propri diritti e contro la cancellazione dei 
 propri futuri.

Se questi soggetti dovevano intercettare il popolo della 
 lotta per i Beni Comuni (dall’acqua alla cultura),se costoro avrebbero 
 dovuto portarsi in dote le parole d’ordine dei mille movimenti che 
 percorrono l’Italia da Sud a Nord e da Ovest ad Est, allora la risposta 
 dovrebbe essere “Si, è un male” perchè significa che le lotte ed il popolo 
 diffuso della sinistra è meno del 5% in Italia.
 Se la lettura che facciamo è che i soggetti istituzionali che pensano 
 di intercettare il popolo diffuso della sinistra che lotta e si mobilita
 tutti i giorni sono totalmente incapaci, vecchi e lontani da queste 
 persone allora la risposta è No non è male.
 Se le letture sono una somma non algebrica tra tutto ciò a cui si 
 possono aggiungere svariate virgole, punti e post scriptum la risposta è 
 che non è un male che questi soggetti oramai troppo lontani dalle lotte 
 reali e dai problemi delle persone siano stati, nuovamente, massacrati a 
 livello elettorale ma potrebbe essere un male il fatto che le migliaia 
 di persone che tutti i giorni portano avanti lotte dal basso abbiano 
 preferito votare per Grillo, invece di non votare.

Anche il voto regionale mostra il fallimento degli esperimenti della 
 sinistra come Etico a Sinistra in Lombardia e da un segno di continuità 
 con le politiche.
 Se osserviamo i dati della Val di Susa o dell’Emilia post terremoto o 
 della Sardegna possiamo con grande evidenza osservare come il Movimento 
 5 Stelle sia o il primissimo partito in quei territori o male che vada 
 il secondo staccato di uno sputo dal PD.
 
 La grande batosta di Sel e Etico a Sinistra nelle elezioni regionali 
 lombarde però apre degli squarci ancora più profondi nella crisi della 
 sinistra istituzionale in quanto è difficile “dare colpe al movimento 5 
 stelle” per la scarsità di consensi raggiunti poiché Grillo e soci in 
 Lombardia sono attorno al 13% non oltre il 20% come tra camera e senato.
 
 Prima di provare a parlare del M5S, non del suo successo elettorale, ma 
 dal significato sociale e politico che penso possa avere, provo a 
 chiedermi dal giorno dopo domani cosa devono fare i movimenti per 
 tornare ad essere un qualcosa di influente all’interno della vita 
 politica e sociale di questo paese con un’ambizione maggioritaria. 
 Dobbiamo anche capire cosa vuole dire essere influenti e maggioritari.
 Sia chiaro non credo che il lato elettorale dia un chiaro raffronto 
 allo stato di forza dei movimenti, ma contemporaneamente da uno spaccato 
 della società in cui viviamo e con cui ci confrontiamo, spaccato che non 
 sembra sorridere particolarmente al movimento.
 E’ in mezzo a questi punti aperti che credo stia l’interesse da parte 
 dei movimenti nel leggere il dato elettorale del 24 e 25 febbraio, nella 
 necessità di aprire una riflessione nei modi di fare politica, nella 
 capacità comunicativa che si ha, nell’incapacità di usare la rete come 
 strumento di propaganda e nella necessità di leggere il reale e quello 
 che è il nostro paese fuori dalle isole felici dell’autorganizzazione.
 La necessità di diventare maggioritari o la forza di costruire un 
 conflitto sociale capace di trasformare il reale sono in una 
 contraddizione apparente ma entrambi sono lontani dall’essere raggiunti.

Aggiungiamo argomenti per provare a finire il ragionamento a cui però 
 non so dare una risposta, ma immagino che la risposta possa stare 
 all’interno di un dibattito franco e collettivo.
 
 In questi giorni è uscito un interessante articolo sul boom elettorale 
 del M5S di Wu Ming 
 (http://www.internazionale.it/news/italia/2013/02/26/il-movimento-5-stelle-ha-difeso-il-sistema-2/) 
 articolo che con semplicità descrive come la forza guidata da Grillo 
 non si pone come elemento di rottura ma di stabilità. Allo stesso tempo 
 racconta velocemente ma in maniera diretta la tecnica del “noi e voi” 
 usata dal comico genovese e che è diventata verbo per i suoi adepti.

Milioni di persone hanno votato 5 Stelle per provare a cambiare e 5 
 Stelle ha giocato una partita quasi solitaria all’interno di un panorama 
 politico squallido ed incapace non solo di dare risposte allo stomaco 
 dei cittadini ma nemmeno di provare a farlo. Grillo usa slogan presi 
 dalle lotte degli ultimi 30 anni, dal No Tav al Reddito di 
 Cittadinanza, passando dalla democrazia diretta alla critica alle banche 
 e porta a casa il risultato. Usa gli slogan senza sviluppare il discorso 
 e così queste parole possono andare bene per destra e sinistra, così da 
 poter strizzare l’occhio ai No Tav in Valle e parlare con Casa Pound a 
 Roma. Ecco qui c’è un grosso errore Grillo e i 5 stelle non sono 
 fascisti: il comico è sicuramente autoritario, ma sono un qualcosa in 
 cui i fascisti potrebbero entrare senza problemi condividendo solo un 
 programma ampio e vacuo.
 I Wu Ming parlano giustamente del M5S come forza normalizzante : io 
 aggiungo un pezzettino non solo è una forza normalizzante ma è una forza 
 politica stabilizzante, che in un certo verso asseconda le volontà dei 
 mercati finanziaria che vorrebbe contestare (forse).

Perchè dico questo? Perchè l’instabilità al senato e la conseguente 
 ingovernabilità del paese hanno permesso ai mercati già di dare i primi 
 segnali di preoccupazione tanto da obbligare Berlusconi(l’uomo che la 
 finanza internazionale non vorrebbe al governo) a tentare un accordo di 
 larghe intese con il PD. I Democratici hanno rifiutato e provano 
 l’assalto ad un accordo con Grillo.
 Qualunque cosa succederà il Pd dovrà cercare partner per trovare una 
 stabilità di governo.
 Se il gioco riuscirà si fiaccherà l’opposizione parlamentare e 
 contestualmente i sindacati (soprattutto la CGIL) e parte della 
 popolazioni civili diventeranno soggetti silenti di fronte a qualunque 
 scelta che il governo farà (cioè di fronte alla messa in pratica delle 
 volontà dei poteri economici trans-nazionali, del FMI e della BCE), insomma una continuazione del clima imposto dal governo tecnico di Monti.

Se il M5S fallirà potrebbe succedere che senza un soggetto capace di canalizzare l’indignazione popolare, e 
 dopo aver scoperto l’attivazione dal basso, diversi milioni di persone  decidano di mobilitarsi in altra maniera. Una speranza più che una  certezza. 
 
 Chiudo questa prima lettura a caldo delle elezioni amministrative e 
 nazionali dicendo che la nutrita schiera di partiti dell’estrema destra 
 ha floppato più della sinistra. Non era facile, ma ci sono riusciti….e 
 pensare che gli ultimi anni di storia elettorale europea poteva far 
 sperare loro molto di più. Questa volta non possono nemmeno prendersela 
 con la Lega, che per anni è stata vissuta per da tutti come anomalia 
 politica nazionale, capace però di fermare l’emergere dei partiti come 
 Fiamma Tricolore, Forza Nuova e robe del genere (quest’anno si era 
 aggiunta anche Casa Pound Italia). Questo a dimostrare che siamo un 
 paese tendenzialmente già a destra di suo e quindi fare i nazisti 
 dell’Illinois non paga. Soprattutto fa paura immaginare che la deriva 
 cultura e politica che in qualche maniera si rifà ad ideali fascitoidi 
 non passa sicuramente dalla rappresentanza elettorale degli stessi 
 citati sopra, ma nemmeno da un allargamento delle loro schiere. 
 Continua, probabilmente, a passare per spazi di potere protetti e celati 
 che attraversano le forze dell’ordine e i potentanti economici e 
 politici.
 
 Che la democrazia rappresentativa, con i suoi strumenti e con i suoi 
 pagliacci, fosse in crisi era sotto gli occhi di tutti. Ora che le 
 maschere sono crollate, partendo da un ripensamento generale, bisogna 
 costruire il futuro partendo dall’autogestione e dell’autogoverno dei 
 territori, mettendo in discussione dal basso tutto ciò che sta in alto. 
 Facile a dirsi, difficile realizzarlo, soprattuto finchè non ci sarà una 
 presa di coscienza collettiva, presa di coscienza lontana quanto la 
 forza elettorale del M5S.

Tratto da Milano in Movimento dove trovi altri articoli