Terni - No agli inceneritori, no allo Sblocca Italia

Intervista a Fabio Neri, portavoce del Comitato No Inceneritori di Terni

13 / 1 / 2016

Martedì 12 gennaio a Terni oltre 500 persone hanno manifestato di fronte alla Prefettura, rispondendo all'appello del Comitato No Inceneritori di Terni. Il presidio, che poi si è trasformato in un corteo che è giunto fino alla sede del Comune (Palazzo Spada), avveniva in contemporanea con la discussione del Consiglio Regionale dell'Umbria sullo Sblocca Italia. I manifestanti hanno ribadito la contrarietà assoluta alla decisione della Regione di bruciare 130mila tonnellate di rifiuti solidi urbani nell'inceneritore ternano, gestito da Acea. Il prossimo appuntamento di piazza sarà una manifestazione indetta per il 14 febbraio. Abbiamo intervistato Fabio Neri, portavoce del Comitato, per chiedergli una valutazione sulla manifestazione ed una visione di prospettiva sulla lotta contro l'incenerimento.

Ieri a Terni c’è stata una mobilitazione, lanciata dal Comitato No Inceneritori di Terni, alla quale hanno aderito altri comitati umbri e che ha portato in piazza oltre 500 persone. Ci spieghi il contesto e le motivazioni della mobilitazione?

Ieri è stato lanciato un presidio di fronte alla Prefettura di Terni, in corrispondenza con la seduta del consiglio regionale che si teneva a Perugia. Qui era prevista la discussione sul dispositivo legislativo “Sblocca Italia” ed in particolare sull’art. 35 ,relativo ai rifiuti. Ad oggi, come si è visto anche per la questione delle trivelle, sono le Regioni che hanno (qualora lo volessero) il potere di mettere in discussione le previsioni dello Sblocca Italia. Nel caso specifico dell’Umbria il decreto prevede 130 mila tonnellate in più di rifiuti da bruciare e la costruzione di un nuovo inceneritore.

La mobilitazione di ieri aveva come parole d’ordine la contrarietà allo “Sblocca Italia”, ma anche la ferma opposizione agli inceneritori . In Umbria attualmente ce ne sono due ancora funzionanti, che lavorano a prescindere  dai rifiuti previsti nello Sblocca Italia, ed è quindi necessario riaffermare un principio generale di lotta all’incenerimento e non solo contingente.

La cosa interessante è che ieri, nonostante la giornata lavorativa, già all’orario dell’appuntamento la strada di accesso alla Prefettura era bloccata dall’altissimo numero di persone presenti. Per questa ragione abbiamo deciso di partire in corteo e di raggiungere la sede  del Comune, proprio per far sentire a tutte le istituzione la voce di un pezzo importante di città.

Il successo della mobilitazione di ieri rappresenta un segnale importante, proprio perché a Terni storicamente esiste un tessuto di potere che ha sempre affermato una linea negazionista sulle questioni ambientali. Un tessuto che ha sempre favorito il modello di gestione dei rifiuti basato sull’incenerimento e gli interessi economici ad esso collegati. La grande partecipazione di ieri è espressione di una volontà di riscatto cittadina rispetto a questa cappa di potere politico, interessi economici e negazionismo, ma segna soprattutto l’inizio di una nuova stagione di lotte che avrà un ulteriore passaggio nel corteo del prossimo 14 febbraio, lanciato proprio nel corso della giornata di ieri.

Il 14 febbraio è la ricorrenza del patrono di Terni, San Valentino, e nella cultura popolare rappresenta la festa-simbolo dell’amore. Giocando su questi concetti vogliamo per la prima volta risignificare questa giornata attraverso l’amore per il proprio territorio, portando un piazza una città che si batte contro gli inceneritori, contro le emissioni inquinanti e per il diritto alla salute. Ricordiamo infatti che il problema delle nocività ambientali in questa città ha profonde radici storiche, vista la presenza delle acciaierie e del polo chimico, oltre che degli inceneritori, che hanno determinato un’incidenza di patologie molto superiore alla media nazionale.

La giornata di ieri e la prossima mobilitazione del 14 febbraio tengono dentro, in modo intrecciato, tutti questi elementi.

Come hai detto prima in Umbria gli inceneritori continuano a funzionare al di là dello Sblocca Italia. Non c’è mai stata una messa in discussione del modello di incenerimento da parte della Regione e di altre istituzioni locali?

Gli inceneritori attualmente presenti nel territorio umbro non bruciano rifiuti urbani, ma rifiuti speciali, che vengono incentivati perché considerati fonti rinnovabili. La questione dell’incenerimento in Umbria è stata bloccata negli anni in cui si discuteva del nuovo Piano Regionale per una serie di motivi, tra cui la presenza di Acea che aveva acquisito l’inceneritore di Terni, ma che nel 2008 usciva dall’orbita di controllo del centro-sinistra (che in Umbria governa da sempre), in seguito alla vittoria di Alemanno al comune di Roma. In compenso ad Acea gli è stato garantito lo smaltimento di un’enorme quantità di rifiuti, grazie alla discarica di Orvieto, per la quale è già stato previsto un ampliamento.

Su tutto questo pende la spada di Damocle dello “Sblocca Italia”, il cui problema vero consiste non tanto nella costruzione di un nuovo inceneritore quanto nel potenziamento di quelli già esistenti. Questo è confermato da un carteggio tra Regione e Governo, che noi (Comitato No Inceneritori di Terni ndr) abbiamo scoperto e reso pubblico alcune settimane fa, nel quale viene di fatto già concessa la disponibilità da parte dell’ente regionale umbro ad ampliare la capacità di incenerimento degli impianti già esistenti. Un’altra ragione che conferma questa ipotesi risiede nel fatto che manca, al momento, il soggetto economico in grado di sostenere l’investimento per la costruzione di un nuovo inceneritore.

In questo quadro si inserisce un ulteriore fattore di complicazione, che riguarda un vuoto venutosi a creare nella gestione regionale dei rifiuti in seguito al coinvolgimento della Gesenu (società a capitale misto detenuta per il 45% dal Comune di Perugia) in alcune inchieste riguardanti i rapporti tra imprese locali e criminalità organizzata. In questo vuoto sono destinate ad emergere le grandi multiutility, diventate egemoni nel settore dei servizi, che proprio grazie allo Sblocca Italia stanno facendo piani di investimento importanti, soprattutto nel centro-nord Italia.

La manifestazione di ieri ha sancito in Umbria l’intreccio tra percorsi di lotta locale, in particolare contro gli inceneritori, con questioni di carattere nazionale, legate ad un’opposizione dal basso allo Sblocca Italia. C’è in questo momento un tentativo di coalizzare le varie esperienze territoriali all’interno di una campagna nazionale “contro la devastazione ed il saccheggio dei territori”. Credi che questo tentativo possa essere utile anche per lo sviluppo delle battaglie che state conducendo all’interno del territorio ternano ed umbro in generale?

Già a settembre ci sono state a Terni mobilitazioni che univano lotta all’inceneritore e Sblocca Italia, ma possiamo dire che ieri è stato il vero inizio di un nuovo ciclo di lotte, dove l’intreccio tra questi due elementi è basilare. Lo Sblocca Italia contiene al suo interno una serie di grandi opere ed impianti la cui ricaduta è molto differente a seconda dei territori in cui vengono installate. Rispetto alla questione specifica dei rifiuti sarebbe auspicabile costruire una piattaforma comune, all’interno della quale è importante stimolare anche il ruolo delle Regioni, come accaduto rispetto alla vicenda delle trivellazioni. Il coinvolgimento degli enti regionali risulta al momento molto complicato, perché nella maggior parte dei casi gli impianti già esistono e sono in mano a soggetti economici rilevanti che difficilmente saranno disposti a rinunciare a decenni di profitti e rapporti privilegiati con il mondo politico.

(foto di Matteo Aiani, Valeria Della Sala, Chiara Dottori)

Le immagini della manifestazione