Nel
primo pomeriggio arrivano a frotte giovani dei centri sociali, ma anche
comitati locali e sindacalisti, «popolo della sinistra» e semplici
cittadini stufi di essere ostaggi del Carroccio. Una bella giornata per
rovinare la festa anche a Bobo Maroni che rincorre un ruolo politico di
primissimo piano. Venezia riflette in laguna, come sempre, l'attenzione
mediatica e anche i turisti capiscono il significato della
manifestazione. È troppo per il ministro leghista del Viminale che fa
schierare per tre ore un elicottero sui tetti di Cannaregio. La tensione
si consuma ai piedi del ponte degli Scalzi: il corteo con alla testa
Beppe Caccia non deve imboccare Strada Nuova, presidiata dalle forze
dell'ordine in assetto anti-sommossa. Risulta inutile ogni tentativo di
fare un passo avanti. «Maroni verrà qui a celebrare l'inesistente
Padania, ma pretende di vietare a chiunque il diritto di contestarlo»
urla al megafono Luca Casarini. Così scattano un paio di cariche senza
tanti complimenti, rimbombano i petardi e nel parapiglia resta a terra
privo di sensi Caccia. Per lui, occorre chiamare il 118: si riprenderà
una volta ricoverato al Pronto soccorso.
Nel frattempo, una parte del
corteo gira le spalle a polizia e carabinieri, guadagna l'atrio della
ferrovia e «salta» sui binari fino a paralizzare il traffico ferroviario
da e per Venezia. Campeggiano le bandiere dell'arcobaleno con quelle
dei No Dal Molin, insieme agli striscioni che avrebbero dovuto
attraversare Venezia: «Voi la casta della crisi, noi i diritti e la
dignità», «Venezia bene comune», «Liberi dalla Lega». Tocca
all'assessore all'ambiente Gianfranco Bettin scandire la presa di
distanza dall'atteggiamento di prefettura e questura: «Una vergogna, a
Venezia non é mai successo. Prove tecniche di fascismo padano. Ho
chiamato al telefono Beppe Caccia e mi ha risposto il medico del Suem.
Sentivo la sirena, mi hanno detto che lo ricoveravano per stato
confusionale e lo avrebbero sottoposto a Tac. È gravissimo che il
ministro dell'interno abbia cercato lo scontro per difendere la
manifestazione del suo partito». Il senatore del Pd Felice Casson ha
annunciato una interrogazione urgente. «Venezia è una città di pace,
aperta a tutti, lo scontro l'ha cercato il ministro leghista».
Paolo
Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista, rincara la
dose: «È un uso privatistico del Viminale, un comportamento al di fuori
della Costituzione». Così prende corpo anche la richiesta di dimissioni
del questore Fulvio Della Rocca che prima ha modificato il percorso
concordato del corteo e poi non ha esitato a rischiare il peggio nella
gestione della piazza. E in serata arriva la condanna per gli scontri
dal sindaco Giorgio Orsoni che per tutto il pomeriggio ha tentato di
mediare con la questura. Oggi riflettori puntati su Riva degli
Schiavoni, dove Bossi torna a celebrare il rito del Sole delle Alpi
all'ombra del campanile di San Marco. La «base» veneta scalpita nei
confronti della Lega monopolizzata dai lombardi. E non mancheranno colpi
di scena: da Chioggia parte una delegazione guidata dall'ex assessore
provinciale Massimiliano Malaspina appena espulso. «È Bossi il mio capo:
solo lui può buttarmi fuori. Gli altri vogliono farmi pagare la
vicinanza a Flavio Tosi. Spero che finalmente ci sia il congresso veneto
della Lega e che vinca Tosi». I fedelissimi di Gobbo, Gentilini e Zaia
in camicia verde sono avvisati. Sotto il palco del senatùr arriverà
l'eco dei dissidenti...
tratto da IlManifesto
Tensione al corteo «anti leghista» Consigliere comunale ricoverato
18 / 9 / 2011
Un consigliere comunale in
ospedale, due carabinieri feriti e i binari di santa Lucia occupati per
quasi un'ora. È il bilancio della manifestazione anti-leghista alla
vigilia dello «sbarco» dello stato maggiore al fianco di Umberto Bossi.