Taranto - Scontro tra poteri, i magistrati valutano il ricorso alla Consulta

2 / 12 / 2012

Il giorno dopo l'ok del governo al decreto legge «salva-Ilva», Taranto è una città sospesa a mezz'aria. Consapevole che la partita è ancora tutta da giocare. Lo ha lasciato intendere anche il procuratore capo della Procura di Taranto, Franco Sebastio, che ieri ha dichiarato in merito al decreto come «a prima vista nascono dei dubbi e delle perplessità. Però, dobbiamo prima studiare bene il provvedimento e poi decidere». La decisione sarà presa collegialmente, precisa il procuratore, in quanto «io sono uno dei cinque pubblici ministeri che stanno seguendo la vicenda». Confermando come tutti quelli «che si interessano di questa vicenda hanno avuto qualche dubbio». In ogni caso, Sebastio tiene a precisare che una decisione non è stata ancora presa. «Sembra quasi che abbiamo già deciso: dobbiamo decidere innanzitutto se riteniamo o no di prendere un'iniziativa perché, se poi ci convinciamo che le cose vanno bene così, non prendiamo nessuna iniziativa.

Ove dovessimo decidere di prendere l'iniziativa - conclude - dobbiamo studiare il percorso da seguire». Ma guardando alla storia degli ultimi quattro mesi, appare molto improbabile che la Procura ionica resti con le mani in mano, di fronte a un decreto che di fatto ha cancellato il sequestro degli impianti dell'area a caldo dello stabilimento siderurgico, garantendo la prosecuzione della produzione. Le ipotesi al momento più probabili, sono due: un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato o l'eccezione di incostituzionalità. Entrambe, vanno presentate davanti a un giudice. Non è obbligatorio che ciò avvenga davanti al Tribunale del riesame che il 6 dicembre dovrà discutere le istanze dell'Ilva (sulle recenti misure cautelari personali e sul sequestro del materiale prodotto negli ultimi quattro mesi).

Le questioni di legittimità costituzionale, possono essere sollevate dal Pm ma poi è sempre il giudice che decide se sono manifestamente infondate oppure se sono fondate. Nel primo caso le respinge, nel secondo la questione passa alla Corte costituzionale.Intanto, proprio ieri la politica tarantina è stata scossa dall'ennesimo retroscena dell'inchiesta portata avanti da Procura e Guardia di Finanza: questa volta il destinatario dell'informativa di 182 pagine, è un pezzo da novanta: il il Presidente della provincia di Taranto, Gianni Florido, ex segretario regionale della Cisl e attuale dirigente locale del Pd. Nell'informativa, con diversi omissis e allegata all'ordinanza di custodia cautelare che lunedì aveva portato agli arresti domiciliari l'ex assessore all'ambiente Michele Conserva, così si descrive in poche righe la figura e l'operato del presidente della Provincia. «Si evidenzia - scrivono i militari della Finanza - che alla luce di quanto accertato, vanno ascritte al dottor Gianni Florido, Presidente della Provincia di Taranto, specifiche responsabilità penali per il delitto di concussione o, in subordine, di violenza privata». Ma le vicende che si nascondo nell'inchiesta «Ambiente svenduto», che descrivono il sistema-Ilva, sono soltanto all'inizio: nella loro agenda, scrivono i Pm, «ci sono esponenti del mondo politico-amministrativo locale, regionale e nazionale».

Ma ieri è stata soprattutto la giornata del lutto e dell'ennesimo dolore per questo territorio.

Nel santuario diocesano «Nostra Signora di Fatima» di Talsano, si sono svolti i funerali di Francesco Zaccaria, l'operaio Ilva morto mercoledì durante il tornado che ha colpito i moli del porto e il siderurgico. Zaccaria si trovava al porto industriale nella cabina di una gru precipitata in mare per la furia del vento. Il cadavere è stato trovato venerdì mattina nella cabina adagiata sul fondo del mare a 30 metri dalla banchina.