Summer of '81

9 / 8 / 2011

Qualche riflessione per comprendere l’origine di quanto viviamo ora.
Le rivolte inglesi dell’estate del 1981 – Brixton, Toxteth, Handsworth, Leeds – colpirono l’immaginario di molti, qui da noi, specie tra coloro che seguivano il punk. A quei tempi, in quei circoli, la parola “rivolta” era assai più praticata della parola “rivoluzione”. Almeno per quanto riguardava le strade del Regno Unito, le parole si mutavano in fatti.
Il 10 aprile 1981, a Lambeth, un sobborgo di Londra prossimo a Brixton, la polizia fermò un giovane nero,
Michael Bailey, mentre fuggiva inseguito da altri “ragazzi di colore”, come si diceva allora. Era stato accoltellato e sanguinava. Si formò una folla che incominciò a lamentare il ritardo nei soccorsi. Michael Bailey venne portato fino a un auto in Railton Road, mentre scoppiavano i primi disordini.

Si diffuse la voce che il ragazzo fosse stato lasciato morire in ospedale. (Un rumour, se versomile, può incitare alla battaglia). Ne originò una rivolta feroce, che si protrasse per due giorni.
Fu una specie di miccia ideale. Le rivolte nelle altre città furono accese da episodi simili. Il 3 luglio Toxteth, Liverpool. Il 9 luglio, Sheffield. Il 10, Handsworth, il sobborgo di Birmingham che aveva già conosciuto episodi simili un anno prima e che esploderà con ancora maggiore violenza nel 1985.
La mano che accese le micce fu quella del governo di
Margaret Thatcher, allora all’inizio di una meticolosa, trionfale e ingloriosa guerra alle classi lavoratrici. Su uno scenario di chiara marginalizzazione e in un clima di razzismo montante, la comunità nera (ma non solo quella) si trovò a dover fronteggiare una serie di provvedimenti legislativi che vanno sotto il nome di Sus Laws, che consentivano alla polizia di fermare e perquisire chi volessero sulla base del semplice sospetto. La legge traeva origine dal Vagrancy Act del 1824, che recitava:


Ogni persona sospettata o reputata criminale, che sorpresa presso un fiume, un canale o un fiume navigabile, un bacino, o qualsiasi banchina, molo o magazzino o loro vicino o adiacente, o presso qualunque strada, autostrada, viale che conduce a qualsiasi altro luogo pubblico , o pressoun eventuale viale che conduce a qualsiasi strada, o qualsiasi autostrada o qualsiasi altro luogo adiacente ad una strada o autostrada, con l'intento di commettere un reato è previstol'arresto, costui è considerato un criminale e vagabondo e colpevole di un reato, e può essere incarcerato fino a tre mesi.


Il provvedimento si applicava dunque nel caso che l’accusato presentasse le seguenti caratteristiche:
1. avere un’aria sospetta;
2. prepararsi verosimilmente a commettere un delitto.
Occorrevano due testimoni: di solito i due poliziotti di pattuglia che eseguivano il fermo.
Da subito la Sus law fu un’arma di repressione e controllo sociale, non solo nei confronti delle comunità indoccidentali impoverite dalla recessione, ma anche nei confronti di larghi settori di quello che allora veniva chiamato, da noi, “proletariato urbano giovanile”. Quindi punks, skinheads, hippies, freaks di ogni tipo, eccetera eccetera. Il tutto in un clima di tensione montante tra comunità, e in presenza di una martellante campagna razzista da parte del National Front. Enoch Powell, allora deputato unionista, nel marzo dello stesso anno aveva prefigurato una guerra civile etnica: non era la prima volta che lo faceva. I segnali sembravano, da un punto di vista conservatore, dargli ragione.
Da subito si ebbe la percezione che la Sus law era uno strumento di guerra di classe: ricordo una maglietta dell’epoca che elencava tutte le categorie di persone che potevano essere bersaglio del provvedimento. Era una T-shirt molto popolare, all’epoca, le categorie passibili di sospetto erano in pratica
tutte, tranne i borghesi.
Le rivolte dell’estate ’81 e la Sus Law sono passate alla storia attraverso una colonna sonora che comprende
Summer of ‘81 dei Violators, One Law for Them dei 4 skins, Let’s Break the law degli Anti-Nowhere league. C’è poi il primo lp degli Steel Pulse, Handsworth Revolution, che risale al 1978 ma che testimonia bene la commistione di strada tra punk e reggae tipica di quegli anni.
Lasciamo le parole finali a Maggie Thatcher. In quegli anni, la disoccupazione in aree come Brixton si attestava attorno al 13%, ma le minoranze etniche la subivano in ragione del 25.4%. Tra i giovani neri arrivava al 55% . Rifiutando di investire nel risanamento dei nuclei urbani problematici, la Thatcher sostenne che “Il denaro non può comprare la fiducia e l’armonia razziale”.
Ted Knight, allora a capo del Lambeth Borough Council, sostenne che le forze di polizia si erano comportate come una truppa d’occupazione e che questo aveva provocato le rivolte. “What absolute nonsense and what an appalling remark” rispose la Thatcher “… No one should condone violence. No one should condone the events … They were criminal, criminal.”
Mi accorgo che quanto scritto assomma a una specie di apologo. Il tempo del capitale non passa mai davvero, siamo ormai lontani da quegli anni ma non da quelle strategie repressive, e siamo ancora immersi nella stessa ideologia, nella stessa concezione del potere, nella stessa merda.

 tratto da www.wumingfoundation.com