Termina la due
giorni di conferenza nazionale sulle droghe con la stesura della carta di
Genova. Tante, e tra loro molto diverse, sono state le realtà che hanno
partecipato a questi due giorni, vissuti con passione, con capacità di mettersi
in gioco, comprendendo che l'abrogazione della Fini-Giovanardi non
risolve nulla ma rappresenta un'opportunità. Il problema è sopprattutto
culturale, non tecnico. La Carta, elemento assolutamente non scontato al principio della discussione,
dà delle direttrici per ribaltare il paradigma proibizionista che da 20 anni si
è innervato nei nostri territori, riconoscendo ad esempio nell'autoproduzione un elemento fondamentale per ribaltare tale paradigma, consci e consapevoli che stia ai soggetti presenti e attivi dare corpo a
queste direttrici, contestualmente ai territori che vive e attraversa.
Abbiamo chiesto Stefano Anastasia, presidente di Antigone, di darci alcune impressioni
a riguardo. Nel suo intervento afferma che sia ora che la politica assuma un impegno di
cambiamento concreto e radicale. Depanalizzazione e autoproduzione rapresentano un nodo centrale per segnare un netto distacco dalle precedenti
scelte politiche punitive e proibizioniste, affinchè quando nel futuro si parlerà di
legalitá riguardo alle sostanze, tale definizione possa essere il più tollerante
e inclusiva possibile.
Domenico Chionetti rispetto alla Carta di Genova, sottolinea l'importante successo a livello di partecipazione ma soprattutto rispetto la concretezza, lo sviluppo e la completezza del dibattito. Sottolinea inoltre le prospettive di lavoro politico e legislativo per arrivare alla depenalizzazione e all'amnistia per i reati senza vittima.