Intervento pubblicato su L'Adige di sabato 1 agosto

Suicidio in carcere: intervista ai familiari

di Gigi Zoppello

3 / 8 / 2009

Ida è la sorella di Stefano Frapporti «Cabana». Gli ha fatto da mamma,per tanti anni. Con i suoi due fratelli ha vissuto tutta la vicenda dell'arresto e del seguente suicidio in carcere con grandissima angoscia.

«È morto martedì 21, alle undici e mezza di notte. Ci hanno avvertiti il giorno dopo, alle 10 di mattina, telefonando al papà che ha 85 anni. Era la Polizia penitenziaria, ma nella fretta abbiamo capito solo Polizia, e siamo corsi al Commissariato. Lì ci hanno detto di andare dai Carabinieri.

Alla caserma non abbiamo capito niente: noi disperati, loro quasi indispettiti. Non siamo riusciti a farci dire le tre cose che volevamo: «dove, a che ora, come è morto?»

Ida ha uno sguardo carico: «Non accuso nessuno, ma sono passate 12 ore dalla sua morte prima di capirci qualcosa. Siamo andati al carcere, le guardie ci hanno spiegato. Abbiamo saputo che era arrivato alle 22,30 e che fino alle 23,30 ha parlato con le guardie. Gli ha spiegato perché gli mancavano due dita. Più tardi il piantone lo ha visto ancora in piedi, gli ha detto di riposare. Lui ha rispost «non ho sonno". Dieci minuti dopo l'hanno trovato morto».

I fratelli hanno lo sguardo limpido: «Ci hanno spiegato che gli hanno chiesto se voleva telefonare a qualcuno, a un avvocato, ed ha rifiutato». Alla fine si è impiccato con il cordone della tuta da ginnastica. «Quando era uscito dicasa aveva i pantaloni con la cintura - dice Ida - e dopo la perquisizione con i Carabinieri a casa sua si è cambiato, ha messo i pantaloni della tuta.

Alla fine ci hanno restituito solo quelli, gli altri vestiti non si sa». I fratelli hanno deciso di rompere il silenzio: «Lo facciamo perché non succeda ad altri». E sono pieni di domande e dolore: «Abbiamo parlato con gente che ha assistito all'arresto. I due carabinieri erano in borghese, ci hanno detto che è stata una scena estremamente violenta». Si riservano di portare i testimoni in tribunale.

Addosso a Stefano, in via Campagnole dove transitava in bicicletta, non viene trovato nulla. È pulito. «Poi nei verbali c'è scritto che lo portano a casa sua, per una perquisizione. Ecco - dice Ida - ci piacerebbe vedere il mandato diperquisizione, firmato da un magistrato».

Hanno sentito tante voci. «Qualcuno ha detto che è stato cremato senza farcelo vedere. Non è vero: ce l'hanno fatto vedere dopo l'autopsia, il terzo giorno. Era tutto nero.È stato cremato perché ha voluto così il papà, così potesse essere insieme alla sua mamma».

Come hanno vissuto questi giorni? «Con l'affetto di tanta gente, tantissima, che ci ha fatto coraggio. Martedì pare che ci sarà un'altra manifestazione, autorizzata. Ringraziamo tutti, che sia ricordato».