Alla Prefettura di Vicenza
Al Ministero dell’Interno
Alla Presidente della camera Laura Boldrini
Al Ministero per l’Integrazione Cecile Kyenge
Il 22 aprile scorso il Ministero dell’Interno ha deciso di negare a Marko, 25 anni, residente a Vicenza e attivista del movimento No Dal Molin e dell’Associazione per i Diritti dei Lavoratori, la concessione della cittadinanza italiana.
La sua storia non è molto diversa da quella
di migliaia di giovani che ancora sono costretti a vivere da stranieri
nel luogo in cui sono nati o cresciuti.
Marko è
arrivato in Italia con la famiglia nel 2001, qui ha frequentato le
scuole e l’Università, ed è qui che ha costruito la sua vita dopo aver
dovuto lasciare la Croazia a 12 anni a causa delle discriminazioni
subite dai genitori a seguito del conflitto nei Balcani.
Come
molti suoi coetanei, Marko ha scelto di regalare parte del suo tempo
alla costruzione di un Paese migliore per sé e per gli altri, ma proprio
per questo il Ministero dell’Interno considera la sua domanda di
cittadinanza indesiderata, così come considera indesiderate le battaglie
che insieme a molti altri, in questi anni, Marko ha costruito.
Mobilitazioni e presidi che hanno coinvolto migliaia di persone nella
difesa dei beni comuni e per la dignità di una città minacciata dalla
costruzione di una base che nessuno vuole e che deturpa irreparabilmente
il territorio; campagne e attività contro le discriminazioni e per i
diritti di chi come lui in Italia è arrivato da “straniero”; scioperi e
picchetti al fianco dei lavoratori sfruttati da appalti loschi e
caporali spietati; iniziative ed incontri per l’apertura di spazi
culturali e di aggregazione giovanile; sportelli e reti di solidarietà
contro la crisi e per un nuovo welfare: queste secondo il Viminale
sarebbero attività “aventi scopi non compatibili con la sicurezza della Repubblica” con cui motivare il rigetto della sua domanda di cittadinanza.
Nessuna condanna penale, nessun giudizio di pericolosità sociale, ma invece un curriculum, una storia, fatta di partecipazione ed esercizio della cittadinanza attiva, di pensiero critico e solidarietà sociale, di qualche manifestazione non autorizzata o interruzione di pubblico servizio (non ancora accertati) per dare corpo al desiderio di libertà e giustizia che ha condiviso in questi anni con migliaia di persone nella sua città ed in questo Paese e che sono il motore del cambiamento vero, il sale della democrazia, linfa vitale per il futuro di noi tutti, principi cardine riconosciuti dalla Costituzione quando sancisce il dovere inderogabile di solidarietà politica, economica e sociale (art 2) e garantisce la libertà di associazione (art 18) e di manifestazione libera del pensiero (art 21).
Rispondiamo così tutti insieme al
Ministero dell’Interno rispedendo il rigetto al mittente e chiedendo per
Marko, così come per i tanti giovani costretti ancora ingiustamente a
vivere da stranieri in questo Paese, l’immediato conferimento della
cittadinanza italiana.
Perché nessuno possa
mettere ai margini della cittadinanza chi si batte per i diritti, perché
la partecipazione, la solidarietà, la voglia di libertà, non possono
essere considerate straniere, perché nel Paese che vogliamo il
cambiamento ha piena cittadinanza.
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Progetto Melting Pot Europa